L’icona della Natività

            di P. Gabriel Otvos
 
     L’icona della natività del Signore è una delle rappresentazioni più spesse incontrate, però non tanta conosciuta nel suo simbolismo. Bensì ci siamo prostrati molte volte dinanzi a questa meravigliosa icona , pochi conoscono il simbolismo dei personaggi dipinti sull’icona.
L’iconografia della Natività ebbe origini antichissime. Lungo i secoli e nelle varie regioni del mondo cristiano possiamo trovare i personaggi principali diversamente collocati, ma lo schema generale risulta costante: Il Bambino, la Madre di Dio, Giuseppe, la stella, gli angeli, gli animali, i pastori e i magi.
L’ispirazione di talune scene e la presenza di alcuni personaggi non trae la sua origine dai racconti evangelici, ma dagli Apocrifi. Questo perché gli Apocrifi hanno rivestito il ruolo di libri di pietà, molte volte letti e commentati anche in chiesa. Dalla lettura degli scritti di Origene e di Clemente Alessandrino si deduce il rispetto che godevano alcuni di essi.
‘Dio si è manifestato nascendo ‘ ha scritto Gregorio Nazianzeno(329-90 c.) ‘ il Verbo prende spessore, l’invisibile si lascia vedere, l’intangibile divine palpabile, l’intemporale entra nel tempo, il Figlio di Dio diviene figlio dell’uomo’.
L’evento che i patriarchi sospiravano , che i profeti predicevano e i giusti desideravano vedere è dinanzi agli occhi del fedele, il quale canta: ‘Che cosa possiamo offrirti,o Cristo, poiché ti sei mostrato sulla terra per noi cume uomo? Ognuna, infatti, delle tue creature ti porta la propria testimonianza di gratitudine : gli angeli ti offrono il canto, i cieli, la stella, ; I Magi, i loro doni; i pastori, la loro meraviglia; la terra, una grotta; il deserto, una mangiatoia. Noi invece una madre vergine ‘.
Tutto il creato è partecipe dell’evento: dalle nature angeliche agli animali, ogni cosa è al suo posto per recitare il dramma dell’Universo.
Ogni elemento che è dipinto sull’icona assume un significato , niente è superfluo.
 
A ‘ LA MONTAGNA
La scena che l’icone raffigura è inquadrata da una montagna a forma piramidale che si eleva per tutto lo spazio visivo.
E’ la montagna messianica.
La montagna del Signore, splendente, viene al mondo, oltrepassa e trascende ogni collina e ogni montagna, cioè l’altezza degli angeli e degli uomini.
La montagna è Cristo.
In primo piano rispetto alla montagna è sempre rappresentata la Madre di Dio. Questo sta significare che la montagna (la roccia bianca) è anche immagine della Vergine: ‘il monte Sion che egli ama’
 
B ‘ GLI ANGELI
Gruppi più o meno numerosi di angeli che cantano, volti al cielo e alla terra: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama’ . Qualche volta hanno le mani velate in segno di adorazione dinanzi all’Essere Supremo.
Essi rappresentano la natura angelica accorsa ad assistere all’evento straordinario.
 
C ‘ UN ANGELO distinto dal gruppo degli angeli
Distinto dal gruppo, è intento a parlare ad uno o più pastori.
L’angelo è rassicurante:’Non temete: ecco io vi porto una lieta novella che sarà di grande gioia per tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore che è Cristo Signore Questo vi servirà da segno: troverete un Bambino avvolto in fasce ‘(Lc 2, 8-13).
 
D ‘ I PASTORI
In numerose immagini compare un pastore che suona il flauto e qualche volta c’è un cane.
 
E ‘ LA VERGINE MARIA , MADRE DI DIO
Nelle iconi, fuori dalla grotta, è rappresentata la Madre di Dio. Solitamente è distesa, qualche volta è seduta, in certi casi è inginocchiata.
Il profeta Davide che per lei è divenuto antenato di Dio ha predetto in un canto rivolto a Co¬lui che ha operato meraviglie in lei: ‘ la regina sta ritta alla tua destra’ , poiché è la madre del re, colei che gode della divina confidenza’.
La Vergine solitamente non volge lo sguardo al Bambino, ma verso l’infinito intenta a custo¬dire e riflettere in cuor suo tutto ciò che di straordinario era avvenuto in lei.
La Madre di Dio è posta in prossimità del cuore della montagna; raffigura la luce emanante dal roveto dei Sinai. ‘In esso, infatti, scorgiamo la premessa del mistero della Vergine dal cui parto è sorta sul mondo la luce di Dio. Questa lasciò intatto il roveto da cui proveniva come il parto non ha inaridito il fiore della sua verginità'(Gregorio Nisseno, Inno Akathistos)
 
F ‘ IL BAMBINO
Tra la Vergine e l’ingresso della grotta compare il Bambino, avvolto in fasce, posto più che in una mangiatoia, in un sepolcro dalla forma tradizionalmente squadrata e le pareti murarie.
Il Bambino è fasciato a guisa di un morto. Il bendaggio a fasce incrociate o intrecciate richia¬ma da vicino l’immagine di Lazzaro risorto, evoca cioè una figurazione mortuaria, che la mangiatoia ‘ sarcofago contribuisce a evidenziare.
Le fasce sono per i pastori segno di riconoscimento del Bambino, come saranno il segno tangibile della resurrezione per le donne, Pietro e Giovanni davanti al sepolcro vuoto.
 
G ‘ LA GROTTA
Dalla Vergine ‘ ha scritto il Damasceno ‘ ‘è nato il re della gloria’- rivestito della porpora della stia carne, che visitò i prigionieri e proclamò la liberazione’ di quanti erano nelle tenebre.
Assunse la carne per dare sovrabbondanti le sue grazie; e ‘il suo corpo fu come esca, gettato in braccio alla morte, affinché mentre il drago infernale sperava di divorarlo, dovesse invece vo¬mitare anche coloro che aveva già divorato’. Egli, infatti, precipitò la morte per sempre ed asciugò da tutti gli occhi le lacrime.’
La grotta, perciò, rappresenta l’inferno che si apre come le fauci di tiri mostro che tenta di ingoiare il Bambino. È la stessa voragine nera che si ritrova nelle iconi della Resurrezione.
 
H ‘ L’ASINO; I ‘ IL BUE
Nell’interno della grotta si intravedono il bue e l’asino, tante volte un cavallo per lambito slavo.
Questi due ani¬mali stanno a simboleggiare i Gentili: il bue figura, infatti, il culto mitríaco e l’asino la lussuría. Nell’interpretazione degli autori cristiani essi raffigurano ‘la parola del Profeta Isaia: `Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone; Israele, invece, non comprende, il mio popolo non ha senno ‘(Is 1,5). Questi animali si tenevano ai lati del Bambino e lo adoravano in¬cessantemente.
 
J ‘ GIUSEPPE ; K ‘ TIRSO , il pastore ‘diavolo
Nella parte inferiore delle rappresentazioni, troviamo Giuseppe e spesso, dinanzi a lui un uomo rivestito di pelli, appoggiato ad un bastone (Tirso).
Giuseppe impersona tutto il dramma umano: l’uomo davanti al mistero.
La letteratura apocrifa ha attribuito a Giuseppe un dubbio tutto umano e terreno, il dubbio dell’adulterio; e la figura pastorale che intrattiene visibilmente un dialogo con lui, alimenta e conferma i pensieri del suo animo agitato, personificando la tentazione diabolica.
Il pastore gli rivolge queste parole: ‘Come questo bastone non può produrre fronde, così un vecchio come te non può generare, e, d’altra parte, una vergine non può partorire’ suscitando così nel suo cuore una tempesta di pensieri contraddittori.
Nell’antichità pagana, il tirso era un alto bastone, attributo tipico di Dionisio, e dei suoi seguaci, satiri e baccanti, entità particolarmente rappresentative del paganesimo e del razionalismo sterile.
 
L ‘ L’ARBOSCELLO
Accanto al pastore o a Giuseppe si scorge un arboscello che spunta da un tronco: ‘Un virgulto sorge dal tronco di , Jes¬se, un pollone vien su dalle radici. Sopra di lui si poserà lo Spirito del Signore. In quel giorno il virgulto di Jesse starà come un segnacolo alle genti ed il luogo della sua dimora sarà glorioso. In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la sua mano per riscattare il suo popolo'(Is 11,1-2;11,10-11.)
 
M- LA NUBE
Nella parte superiore delle iconi è spesso raffigurata la nube che si ritira verso il cielo .
Raccontano, infatti, gli apocrifi che pian piano la nube che ricopriva la grotta al momento della nascita si dileguò ed apparve una gran luce, che la vista non era in grado di sostenere. Poi quella luce decrebbe lentamente ed apparve il Bambino.
La nube evoca la presenza di Dio, che pose nelle tenebre il suo nascondiglio.
Il luogo, dove è Dio, viene denominato dalla Scrittura nube caliginosa: simboleggia le realtà sconosciute ed invisibili. Infatti come nube Dio guidò Israele verso la Terra Promessa, come nube si rivelò sul Sinai, come nube prese possesso del suo Santuario,’abbassò i cieli e discese ed una nebbia caliginosa era sotto i suoi piedi’ O, come nube si trasfigurò sul Tabor, ed infine fu proprio una nube a sottrarlo agli sguardi attoniti degli Apostoli nell’Ascensione.
N ‘ LA LUCE
Un fascio di luce discende sulla grotta e comprende in sé la stella che guida i Magi è la luce che apparve ai gentili e tu nascosta ai giudei.
Il fascio di luce nel suo percorso discendente dal cielo alla terra, si suddivide in tre raggi diretti verso il Bambino: è l’unità e trinità di Dio che si manifesta come luce.
 
O ‘ LA STELLA

La stella è compimento della profezia di Isaia: ‘Sorgi! Sii raggiante perché la tua luce viene e per te spunta la gloria del Signore. Mentre le tenebre avvolgono la terra e l’oscurità si stende sui popoli, ecco su di te si leva il Signore e la sua gloria su di te si rivela. Le nazioni cammineranno alla tua luce ed i re allo splendore della tua aurora. Guarda, da tutte le parti si adunano e vengo¬no a te, tu chiami i figli che giungono da lontano’
 
P ‘ LE PECORE
Nell’angolo inferiore, solitamente, non mancano pecore o le capre, raggruppate o sparse ai pie¬di della montagna, talvolta buoi ed un cane; gli animali sono spesso intenti a bere, ma in qualche caso volgono lo sguardo in alto. Essi esprimono lo stupore del creato.
 
Q ‘ EVA; R ‘ SALOME ; S ‘ BAGNO
Nella parte inferiore delle rappresentazioni vi sono 2 donne, Eva (la nostra prima madre) e Salome, che preparano il bagno del Bambino.
Il gesto del bagno sta a sottolineare un’azione puramente umana e con essa la vera e non ap¬parente umanità di Cristo. Ma nello stesso tempo è prefigura del battesimo: morte e discesa agli Inferi.
Il bagno è come un seppellimento nel sepolcro liquido, lo stesso in cui è immerso il Cristo
nell’icone dell’Epifania.
La catechesi primitiva richiama sempre l’attenzione su questo aspetto del battesimo: il batte¬simo per immersione consente, infatti, di ripercorrere l’intero itinerario salvifico, e il battezzato lo può rivivere seguendo il Signore.
 
T ‘ I MAGI

Alcune volte a piedi, altre volte a cavallo, guidati dalla stella, giungono i Magi.
I Magi figurano gli uomini fuori dell’Antica Alleanza che il nuovo regno messianico deve comprendere. I santi e i giusti, benché non partecipi di Israele, sono cari a Dio perché lo temono e praticano la giustizia. Essi traducono figurativamente il monito del profeta Isaia: ‘Il Signore toglierà da Israele il capo e la coda, la palma ed il giunco in un sol giorno’.
I Magi sono anche prefigura delle donne mirofore; esse, infatti, si rincuoravano l’una l’altra dicendo: ‘Affrettiamoci, adoriamolo come i Magi e portiamo in dono unguenti a Colui che non è più avvolto in fasce, ma in una sindone'(ode vi del Canone del Mattutino della Resurrezione );
i Magi, a loro volta, come le mirofore, diven¬nero ‘divini araldi che tornati in Babilonia adempirono il responso predicando a tutti Cristo’.
La tradizione iconografica ha trasmesso una caratteristica costante dei Magi: L’ETA’ . Presentano infatti un sembiante giovanile, adulto e senile, riproducendo così le tre età dell’uomo, in un’unica sintesi visiva.
L’icona di Natale è la storia della salvezza dove ritroviamo i misteri del cristianesimo: l’incarnazione , la morte e la resurrezione; difatti nella vigilia della festa , al ora IX cantiamo:’Egli infatti, è nato per noi dalla Vergine, ha sofferto la crocifissione e con la morte ha distrutto la morte e ha mostrato la resurezzione quale Dio’