Messaggio del Patriarca Bartolomeo in occasione della Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato, 1 settembre 2018.

 

Da Veritas in caritate. Informazioni dall’Ecumenismo in Italia 11/8 (2018), pp. 34-35.

Fratelli e Figli nel Signore,
Si sono già compiuti ventinove anni dalla istituzione, da parte del Santa e Grande Chiesa di Cristo, della festa della Indizione come “Giorno di protezione dell’ambiente”. Durante tutto questo periodo il Patriarcato Ecumenico è stato ispiratore e protagonista di molteplici azioni, le quali hanno portato ricchi frutti e hanno messo in risalto il potenziale spirituale ecologico della nostra tradizione ortodossa.
Le iniziative ecologiche del Patriarcato Ecumenico hanno costituito un’esca per la teologia, per far risaltare i principi ecologici della antropologia e della cosmologia cristiane e per presentare la verità che nessun ideale nel cammino dell’umanità nella storia ha valore, se non comprende anche la speranza di un mondo che funzioni come “casa” reale dell’uomo, in un’epoca durante la quale la minaccia continuamente in aumento verso l’ambiente naturale ha in gestazione una catastrofe ecologica mondiale. Questa evoluzione è la conseguenza di una scelta specifica di un modo di sviluppo economico, tecnologico e sociale, che non rispetta né il valore della persona umana, né la sacralità della natura. È impossibile interessarsi realmente della persona umana e allo stesso tempo distruggere l’ambiente naturale, la base della vita, in sostanza cioè minare il futuro dell’umanità.
Oltre al fatto che non riteniamo corretto giudicare la cultura moderna, sulla base di “criteri scorretti”, desideriamo sottolineare che la catastrofe dell’ambiente naturale nella nostra epoca si accompagna alla presunzione dell’uomo difronte alla natura e alla propria relazione dominatrice verso di essa, come anche al modello eudemonistico dell’ “avere bisogno di tutto”, come atteggiamento generico di vita. Quanto sbagliato è il credere che nel passato tutto fosse migliore, tanto è assurdo chiudere gli occhi davanti a quanto succede oggi. Il futuro non appartiene all’uomo che ricerca incessantemente piaceri artificiali e nuove soddisfazioni, che vive per il proprio io e ignora il prossimo, all’uomo dello spreco provocante, né all’ingiusto e allo sfruttatore dei deboli. Il futuro appartiene alla giustizia e all’amore, alla civiltà che partecipa alla solidarietà e al rispetto della integrità della creazione.
Tale ethos e tale civiltà si conservano nella tradizione divino-umana dell’Ortodossia. Nella vita sacramentale e liturgica della Chiesa vive e si manifesta l’autenticità eucaristica, il significato e l’uso della creazione. Questa relazione col mondo è incompatibile con ogni specie d’introversione e disinteresse per il creato, con ogni forma di dualismo dello spirito e della materia e di svilimento della realtà terrena. Al contrario, l’esperienza eucaristica sensibilizza e mobilita il fedele a una azione d’amore per l’ecologia nel mondo. In questo spirito, il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa ha sottolineato che nei misteri della Chiesa “l’uomo è incoraggiato ad agire come amministratore, custode e ‘sacerdote’ della creazione, offrendola in gloria al Creatore” (Enciclica §14). Ogni forma di abuso e di distruzione del creato e di un suo cambiamento in un oggetto da sfruttare, costituisce una distorsione dello spirito dell’Annuncio cristiano. Non è per niente casuale che la Chiesa Ortodossa sia stata definita come la “forma ecologica” del Cristianesimo, in quanto è la Chiesa che ha conservato la Divina Eucarestia, come nucleo della propria vita.
Di conseguenza, l’attività ecologica del Patriarcato Ecumenico non si è sviluppata semplicemente come una reazione all’attuale crisi ecologica senza precedenti, non è stata prodotta da questa, ma costituisce un’espressione della vita della Chiesa, estensione dell’ethos eucaristico nella relazione del fedele con la natura. Questa coscienza ecologica innata della Chiesa si è manifestata con coraggio e con sagacia in vista delle attuali minacce verso l’ambiente naturale. La vita della Chiesa Ortodossa è una ecologia vissuta, un rispetto reale e indistruttibile del creato. La Chiesa è un atto di comunione, vittoria sul peccato e sulla morte, sull’autoreferenza e sull’individualismo, dai quali ne deriva la distruzione dell’ambiente. Il fedele Ortodosso non può rimanere impassibile davanti alla crisi ecologica. La cura e la premura per il creato sono una conseguenza e una manifestazione della fede e del suo ethos eucaristico.
È chiaro che per contribuire in modo efficace ad affrontare i problemi ecologici, la Chiesa deve conoscerli e studiarli. Tutti sappiamo che la più grande minaccia per l’ambiente e per la umanità è oggi il cambiamento climatico e le sue conseguenze distruttive per la vita stessa sulla terra. Questo tema ha avuto un ruolo di primo piano anche durante il nono Simposio Ecologico, organizzato dal Patriarcato Ecumenico nello scorso giugno sulle isole del golfo Saronico di Spetses e Ydra, con titolo: “Per una Attica verde. Preservare il pianeta e proteggere i suoi abitanti”. Purtroppo, i recenti incendi devastanti in Attica e le attese conseguenze della grande devastazione dell’ambiente che ne è derivata, costituiscono una tragica conferma delle tesi dei Convegnisti sulla gravità della minaccia ecologica.
Venerabilissimi Fratelli e Figli più che amati nel Signore,
La cultura ecologica dell’Ortodossia è la realizzazione della visione eucaristica della creazione, che si condensa e si esprime nell’insieme liturgico della vita ecclesiastica. Questo è il messaggio eterno della Chiesa Ortodossa sul tema dell’ecologia. La Chiesa dice e annuncia “sempre le stesse cose” e “riguardo a esse”, in accordo anche con le insuperabili parole del suo Fondatore e capo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Lc. 21,33). Allineandosi a questo spirito, la Madre Chiesa chiama le Arcidiocesi e le Metropoli attraverso il mondo, le parrocchie e i sacri Monasteri, a sviluppare iniziative e azioni coordinate, programmi di sensibilizzazione ambientale, a organizzare convegni e omelie, affinché i fedeli prendano coscienza che la protezione dell’ambiente naturale è responsabilità spirituale di ciascuno di noi. Il bruciante tema del cambiamento climatico, le sue cause e le sue conseguenze per il pianeta e per la quotidianità delle persone costituiscono un’occasione per approcci e discussioni sulla base dei principi della ecologia teologica e per particolari interventi pratici. È di vitale importanza dare enfasi all’azione sul piano locale. La parrocchia costituisce la cellula della vita ecclesiastica, luogo di presenza personale e di testimonianza, di comunione e di collaborazione, una comunità liturgica e di servizio.
Particolare sollecitudine deve esser mostrata per l’organizzazione dell’educazione in Cristo della nuova generazione, perché si coltivi in essa l’ethos ecologico. Il catechismo ecclesiastico deve instillare nell’anima dei fanciulli e dei giovani il rispetto verso il creato “assi bello”, incentivi per rendere attiva la protezione dell’ambiente e la verità che rende liberi della semplicità e della frugalità e dell’ethos ascetico, del mutuo modo della vita e dell’amore sacrificale. È necessario che i giovani comprendano la loro responsabilità per applicare nei fatti gli effetti ecologici della nostra fede, che conoscano e facciano conoscere il contributo determinante del Trono Ecumenico sulla questione della protezione dell’ambiente naturale.
Terminando il messaggio, auguriamo a tutti voi un benedetto anno ecclesiastico, copiosa abbondanza delle vostre lotte spirituali e invochiamo su di voi la grazia vitale e la smisurata misericordia del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo che tutto si dona, il principio e il realizzatore della nostra fede, per l’intercessione della Vergine di Pammakaristos, alla cui venerata icona, il sacro cimelio del Popolo, festosamente, devotamente e in umiltà oggi rendiamo omaggio.