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Azione Cattolica: La Settimana della Carità

Azione Cattolica dell’Eparchia di Lungro
Anno associativo 2010-2011
La Settimana della Carità
29 novembre ‘ 5 dicembre
           
 
 
     ‘Una introduzione
dall’invito evangelico alla realtà ecclesiale
 
Firmo, Domenica 28 novembre Salone Parrocchiale ore 16,30
 
 
Icona biblica Mt 19,16-22
Papàs Mario Santelli, parroco S.Maria Assunta
 
La Caritas Diocesana
Papàs Antonio Trupo, direttore Caritas Lungro
 
 
Esperienza di prossimità. Interventi di:
Vittorio Forte, operatore Caritas
Vincenzo Scilinguo, Volontariato
Clemente Nicoletti, Caritas parrocchiale
 
 

 

Il 12 dicembre è stato ordinato diacono Nicola Miracco Berlingieri

Sabato 11 dicembre, nella Chiesa del Santissimo Salvatore in Cosenza, prima del Grande Vespro, il lettore Nicola Miracco Berlingieri ha ricevuto l’ordinazione suddiaconale e Alex Gabra è stato ordinato lettore. Il giorno successivo  12 dicembre, Domenica dei Progenitori del Signore, S.E. Mons. Ercole Lupinacci, Vescovo Emerito di Lungro, ha elevato al grado del Diaconato il suddiacono Nicola Miracco Berlingieri. Alla Divina Liturgia hanno partecipato alcuni sacerdoti, i famigliari del neo-diacono e diversi fedeli provenienti da varie parrocchie dell’Eparchia.
Papàs Pietro Lanza, Rettore del Seminario Eparchiale Maggiore, ha così presentato il neo-diacono:
Nicola Miracco Berlingieri è nato a Cosenza il 18 giugno 1979, da Generoso e Rosina Cambrea.
Ha ricevuto i doni del Santo Battesimo e della Santa Cresima, il 27 Gennaio 1980, nella Chiesa parrocchiale di Sant’Atanasio il Grande, in Santa Sofia d’Epiro, tramite il compianto Zoti Giovanni Capparelli.
Ha iniziato la prima formazione nell’Asilo Infantile parrocchiale gestito dalle Reverendissime e benemerite Suore Basiliane ‘Figlie di Santa Macrina’; successivamente ha frequentato le scuole statali locali.
Dopo il conseguimento della Licenza Media, il Parroco, Zoti Capparelli, su suggerimento illuminato dell’allora suo coadiutore, Zoti Mariolino Aluise, che aveva ravvisato nel ragazzo i segni della vocazione, propone al Vescovo di Lungro, Mons. Ercole Lupinacci, di avviarlo alla carriera ecclesiastica e di ammetterlo al venerabile Seminario Pontificio ‘Benedetto XV’ di Grottaferrata, retto dai Reverendissimi e benemeriti Padri Basiliani di San Nilo. Ivi, Nicola, viene ammesso nel 1994, frequenta il Liceo Classico e consegue il Diploma di Maturità, nel 1999.
Di seguito prosegue gli studi come seminarista presso il prestigioso Pontificio Collegio Greco di Roma, retto dai Venerabili Monaci di San Benedetto, Seminario Maggiore storico delle Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi.
Nella relazione di presentazione per la sacra ordinazione, il Reverendissimo Padre Archimandrita Manel Nin, Rettore del Collegio, presenta Nicola come l’ultimo dei seminaristi dell’Eparchia di Lungro formatosi presso il Pontificio Collegio Greco.
Nel tempo formativo trascorso a Roma, dal 1999 al 2009, Nicola ha prima frequentato la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino dei Padri Domenicani, dove ha conseguito il Baccellierato in Filosofia e Teologia; successivamente il Pontificio Istituto Orientale, per approfondire la conoscenza della Teologia Orientale e, quindi, la Pontificia Università Gregoriana dei Padri Gesuiti, dove ha conseguito prima il Baccellierato in Storia e Beni Culturali della Chiesa e, successivamente, il 24 giugno 2009, la Licenza in Beni Culturali della Chiesa.
Il Reverendissimo Rettore del Pontificio Collegio Greco ha messo in evidenza che durante gli anni della sua presenza in Collegio, ha potuto apprezzare e stimare Nicola come una persona gentile, servizievole, sempre pronto ad aiutare sia nelle cose materiali della casa, sia anche verso qualche altro seminarista che ne potesse aver bisogno. Inoltre ha messo in rilievo che il medesimo seminarista è stato per molti anni sagrestano in Collegio, e che ha svolto questo servizio proprio come servizio più che come compito assegnato.
Il Padre Rettore ha avuto anche modo di rilevare che Nicola ha dimostrato di saper ascoltare gli altri e di accettare volentieri di essere aiutato; ha avuto modo di rilevare, inoltre, che per il medesimo l’amicizia e la condivisione delle gioie e delle sofferenze altrui costituiscono valori importanti.
Egli, pertanto, esprime pieno e favorevole parere positivo per l’ammissione di Nicola nell’Ordine Sacro dell’Eparchia di Lungro, sicuro che il medesimo, con la Grazia del Signore, sarà un buon sacerdote.
Nicola è rientrato in Diocesi, nel giugno del 2009, paternamente riaccolto da S.E. Rev.ma Mons. Ercole Lupinacci e, come tradizione diocesana, ha avuto il tempo per maturare le sue decisioni.
Nel novembre dello stesso anno e fino al mese di giugno 2010, ha avuto l’incarico di insegnare Religione Cattolica nella Scuola Secondaria di I° grado del suo Paese, e ha potuto fare una notevole esperienza sul campo, di apertura e di relazionalità, con coloro che costituiscono il futuro della nostra Chiesa.
Attualmente, nel corrente anno scolastico, la sua esperienza prosegue in un ambito territoriale lontano dal suo paese protettivo, infatti si stà misurando con i bambini della Scuola Primaria di San Costantino Albanese e con essi ha ulteriore occasione di mettere in atto le conoscenze e le abilità conseguite nel periodo formativo, in vista dell’inserimento nella vita attiva di evangelizzazione della sua Chiesa di appartenenza.
In tutto questo periodo, dal momento del suo rientro in Diocesi e nelle esperienze di insegnamento come anche in quelle di catechesi in ambito parrocchiale e di campi scuola diocesani, Nicola è stato sempre amorevolmente seguito e guidato dal suo parroco, Papàs Vincenzo Carlomagno e dal suo coadiutore Papàs Viorel Adriano Hancu, sostenuto dall’affetto della sua famiglia e circondato dalla fede calorosa e appassionata della Parrocchia del Grande Sant’Atanasio.
In questa situazione si è sentito sicuro di prendere la decisione di offrirsi al Signore come Sacerdote della Eparchia di Lungro.
Nicola ha quindi presentato domanda per essere ordinato Diacono al Reverendissimo Arcivescovo Padre Salvatore Nunnari, Amministratore Apostolico della nostra Venerabile Eparchia.
Monsignor Nunnari, in considerazione della relazione del Padre Rettore del Pontificio Collegio Greco, ha deciso in primo luogo la permanenza di Nicola presso la Comunità del Seminario Maggiore Eparchiale di Lungro affidando incarico al Rettore dello stesso di accompagnare il soggetto prima e dopo l’ordinazione diaconale.
Successivamente S.E. l’Arcivescovo, considerata la benevola disponibilità di S.E. Mons. Ercole Lupinacci, e accolta la richiesta del Rettore del Seminario Maggiore Eparchiale di Lungro ha disposto data e luogo dell’ordinazione suddiaconale e diaconale di Nicola Miracco Berlingieri della Parrocchia di Sant’Atanasio il Grande di Santa Sofia d’Epiro.  
E oggi, Domenica dei Progenitori del Signore e del nostro Santo Padre e Taumaturgo Spiridione, tutti insieme stiamo festeggiando la sua elevazione al diaconato e per ciò glorifichiamo l’Eterno Dio che è voluto apparire tenero bambino per quest’altro grande dono che ha voluto fare alla nostra piccola Chiesa di Lungro che, nel corso della sua storia ha costantemente sperimentato la misericordia e la benevolenza del Padre celeste e al Quale incessantemente eleva la sua preghiera ed offre gli stessi frutti da Lui ricevuti in dono. 


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Visita pastorale di Mons. Nunnari alla Parrocchia SS. Salvatore di Cosenza

               di Papàs Pietro Lanza
                 
              Sabato 20 novembre, nel programma delle Visite pastorali dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari ha visitato la Parrocchia bizantina di Cosenza SS. Salvatore, di cui è parroco il Papas Pietro Lanza.
Mons. Nunnari ha presieduto la celebrazione del Vespro con Artoclasia per la celebrazione della Festa dell’Ingresso di Maria Santissima al Tempio
 
           Discorso del Papàs Pietro Lanza in occasione della Visita Pastorale di S. E. Rev.ma Padre Salvatore Nunnari, Arcivescovo dell’Arcidiocesi Metropolitana di Cosenza – Bisignano e Amministratore Apostolico dell’Eparchia di Lungro
 
 
 
Eccellenza Reverendissima, Padre Arcivescovo Salvatore,
 
questo è un giorno storico per la nostra Parrocchia e per il Seminario Maggiore Eparchiale di Lungro e il nostro cuore è ricolmo di gioia e di contentezza per la Sua presenza in mezzo a noi, nella Sua duplice dignità ecclesiale di Arcivescovo Metropolita della Chiesa di Cosenza – Bisignano e di Amministratore Apostolico della piccola e giovane Eparchia di Lungro.
 
Gloria a Dio per questo evento.
 
Caro Padre Arcivescovo, i fedeli arbëreshë sono consci dell’importante lavoro che Lei sta svolgendo, con pazienza, benevolenza e tanto sacrificio, al fine di preparare il terreno per l’avvento del IV Santo Vescovo della Chiesa di Lungro.
 
Posso assicurarLe che quotidianamente, in ogni ufficiatura liturgica, in tutte le Parrocchie dell’Eparchia, si prega affettuosamente per Lei e in comunione con Lei si procede annunciando la Buona Notizia e testimoniando la Misericordia del Padre Celeste.
 
La Parrocchia di Cosenza, in questo senso, ha precorso i tempi, infatti, come Lei ben sa, noi siamo stati i primi a pregare il Signore iper tu theofilestàtu Archiepiskòpu Sotìros e continuiamo costantemente a farlo perché il Misericordioso Iddio la tenga in buona salute e possa servirsi di Lei a lungo perché sempre maggiore possa essere la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in questa nostra terra di Calabria.
 
Siamo stati i primi anche a godere della Sua Paterna ed accogliente benevolenza.
 
In questa antica e libera Città di Cosenza, sede della Sua Cattedra Episcopale, la nostra Comunità arbëreshe si riunisce nella vetusta e significativa chiesa appartenuta alla congrega dei sarti, situata in prossimità del punto d’incontro dei due fiumi che attraversano la città dei bruzi, le acque del Crati e del Busento diventano un’acqua sola.
 
Pare quasi che vogliano dire e che si possa pensare alle due grandi tradizioni liturgiche, teologiche e spirituali della Chiesa, quella latina e quella bizantina, che si uniscono, che si devono unire, nello spazio e nel cammino storico, nella lode e nella testimonianza che Iddio Misericordioso, con l’Incarnazione del Figlio suo Unigenito, ha riportato all’unità le cose che il peccato aveva diviso, e che i seguaci del Cristo, morto e risorto, si riconoscono solo e soltanto da come si amano nelle situazioni concrete di questo mondo.
 
Il cielo è sceso sulla terra e noi, da allora, non siamo più soggetti al potere delle tenebre e siamo chiamati come cittadini del cielo, ad una vita attiva, libera, consapevole, responsabile, e possiamo e dobbiamo adoperarci, con tutto il cuore e con tutta la mente, perché questa terra diventi come la vuole Colui che l’ha creata e l’ha messa nelle nostre mani, il Regno d’amore, di Dio, nostro Padre, Padre di tutti i popoli della terra. Al Quale noi apparteniamo in tutto e per tutto.
 
La nostra Chiesa del Santissimo Salvatore, è segno tangibile di questo amore cristiano e della benevolenza della Chiesa Cosentina e dei suoi Venerabili Pastori verso la nostra Comunità Ecclesiale. Il tempio risale al 1565 e all’allora Arcivescovo di Cosenza Tommaso Telesio, fratello del più noto Bernardino.
 
È stato ufficialmente assegnato alla nostra Comunità nel 1978, costituita canonicamente come parrocchia personale, con zelo apostolico e lungimiranza profetica, dall’allora Vescovo di Lungro, S.E. Giovanni Stamati, grazie alla benevolenza di S.E. Mons. Enea Selis, Arcivescovo della Chiesa di Cosenza.
 
A partire da quella data, la Chiesa è stata adattata alle esigenze del Rito Bizantino e di conseguenza si è arricchita di un consistente patrimonio iconografico. Sull’Iconostasi troneggiano sette stupende e significative Icone, realizzate dall’iconografo greco Demetrio Soukaràs di Salonicco, donate dal Metropolita Ortodosso Panteleimon Karinokolas di Corinto il 4 settembre 1983 ‘ai fratelli che sono in Calabria’. Ad esse si sono aggiunte altre pregevoli opere realizzate dagli iconografi Josif Droboniku (Albania), Attilio Vaccaro (Lungro – docente Unical) , Mirella Mujà (Gerace), Maria Mazzotta (Iconografa Casa del Gelso Rende), Luigi Manes (Lungro), Rita Mantuano (Iconografa Casa del Gelso Rende), Ovidio Leuce (Romania) e Rita Chiurco (San Demetrio Corone). Le ultime due tavole, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e l’Anastasis, scritte dalla mano indegna dell’iconografa Rita Chiurco, arbëreshe di San Demetrio Corone, le abbiamo commissionate e sistemate in previsione della Sua Visita Pastorale e della Sua benevola benedizione delle opere e della esecutrice.
 
Gli italo albanesi, di rito bizantino, pregano in lingua greca e in lingua arbresh, nel cuore e negli affetti della Città di Cosenza e della Santa Chiesa Metropolitana di Cosenza – Bisignano, di rito latino, e del suo Venerabile Pastore, e, mentre rendono testimonianza dell’accoglienza ricevuta, lanciano un messaggio di pace, di reciprocità e invitano ad emulare questa loro piena integrazione nel tessuto locale custodendo parimenti e pienamente tutto il tesoro dei padri.
 
Gli Arbëreshë, pur essendo cittadini italiani a tutti gli effetti, non hanno rinnegato le loro origini e le avite tradizioni che continuano gelosamente a salvaguardare, rendendo così più preziosa e bella la nostra amata terra calabrese e, in modo particolare, la provincia e la città di Cosenza.
 
Gli arbëreshë in Calabria stigmatizzano il miracolo della piena integrazione nel contesto locale dei discendenti dei profughi albanesi dei secoli XV-XVI.
 
Nella città di Cosenza sono oltre 5.000 le persone che parlano l’arbëreshë. Esse provengono dai 30 paesi di origine Arbëreshë ubicati nel territorio provinciale. In 20 di questi paesi (Acquaformosa, Lungro, Firmo, San Basile, Frascineto, Ejanina, Civita, Plataci, Castroregio, Farneta, Cantinella, Santa Sofia d’Epiro, San Demetrio Corone, Macchia Albanese, Sofferetti, San Cosmo Albanese, Vaccarizzo Albanese, San Giorgio Albanese, San Benedetto Ullano, Marri, Falconara Albanese).
 
In questi Paesi una popolazione complessiva di circa 40.000 persone, insieme alla lingua arbëreshe, usata nelle vicende del quotidiano, usa la lingua greca per cantare le lodi all’Eterno e Misericordioso Dio.
 
Gli Arbëreshë (italo-albanesi)  sono i discendenti di quei profughi che nei secoli XV ‘ XVI, dopo la sconfitta di Costantinopoli del 1453 e la morte di Giorgio Castriota Skanderbeg nel 1468, lasciarono la madre patria per salvare la fede cristiana e per restare vivi e liberi dopo avere per ben 23 anni fermato l’avanzata dei turchi verso l’Europa cristiana impedendo ai medesimi di islamizzarla e di mettere il turbante in testa al Papa e la mezza luna sulla cupola di San Pietro.
 
Guidati da un disegno provvidenziale, trovarono riparo presso conventi e monasteri ubicati nei territori del Regno di Napoli, dove essi, che provenivano da territori soggetti alla Chiesa Ortodossa, vennero benevolmente accolti come fratelli nella medesima fede cristiana.
 
Difatti giunsero in Italia dopo il Concilio di Firenze del 1439. A quel Concilio parteciparono tutti i rappresentanti delle Chiese d’Oriente e di Occidente, che alla fine dei lavori firmarono un documento formale d’intesa, sancendo l’unione tra le due Chiese. In seguito la Chiesa d’Oriente ripudiò ufficialmente il Concilio di Firenze soltanto nel 1484 in un sinodo riunito a Costantinopoli. Tra il 1439 ed il 1484, dunque, almeno ufficialmente, la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente erano tornate all’unità, appartenevano all’unica Chiesa indivisa. A questa Chiesa a pieno titolo può ascriversi la Chiesa Cattolica-greco-bizantina degli albanesi d’Italia.
 
I profughi albanesi, in quell’esodo forzato portarono con loro l’intero patrimonio di un popolo: i ricordi, la lingua e la fede in Cristo. Questo è il tesoro custodito e vissuto nell’ambito dei paesi arbëreshë, riuniti nella Eparchia o Diocesi di Lungro, un vero lembo della Chiesa d’Oriente, dalla quale mai si è staccata, nel cuore della Chiesa d’Occidente, nella quale è pienamente integrata.
 
Probabilmente i nostri antenati ebbero anche traversìe simili a quelle degli immigrati dei nostri giorni. Si ricordi il detto lupo e ghego. Di lupi in giro ormai ce ne sono pochi non altrettanto si può dire di noi arbresh, cittadini europei nella grande terra di Calabria.
 
Questo il passato. E il nostro futuro?
 
La storia ci dimostra che Dio non ha mai abbandonato il nostro popolo e che lo ha protetto e difeso in modo particolare attraverso Papi e Vescovi e il Santo Papa Paolo VI, nel maggio del 1968, in Piazza San Pietro rivolgendosi alle migliaia di arbereshe convenuti per il V centenario della morte di Giorgio Castriota Skanderbeg, ebbe a dire loro: ”figli carissimi, a fronte di molteplici oppressioni e sofferenze subite’ si nota nella vostra storia una particolare protezione divina e quasi l’affidamento di una missione di precursori del moderno ecumenismo”.
 
Il futuro Dio continuerà a scriverlo con le nostre mani. Come effettivamente sta già avvenendo.
 
Tutti, nelle difficoltà del nostro tempo, come di ogni tempo, continuiamo il cammino in avanti, guardando in alto, verso Colui che non ci ha mai abbandonato e che ha guidato la nostra gente quasi come un novello Israele, ad attraversare il mare e a salvarsi affinchè dalla bocca e dalla vita dei nostri avi potesse avvenire ciò che nella madre patria era proibito brutalmente.
 
In Albania, i tiranni musulmani, per 500 anni, impedirono e proibirono ogni attività in lingua albanese, anche la lode a Dio in questa antica lingua.
 
E dopo di loro, nel 1967, il colpo di coda del regime dittatoriale, la dichiarazione costituzionale dell’Albania come primo stato ateo del mondo.
 
Ma da questa terra martoriata per la sofferenza più grande di cui si può soffrire, la proibizione di Dio, sbocciarono due dei fiori più belli del XX secolo.
 
Colui che insieme al Santo Papa Paolo VI, stracciò il chirografo della scomunica del 1054, il Santo Patriarca Atenagora del trono ecumenico di Costantinopoli e Agnese Gonxha meglio conosciuta come Madre Teresa di Calcutta. Entrambi di lingua e di cultura albanese.
 
Per 5 secoli la preghiera nella lingua di questo popolo in cattività nella sua terra si è alzata verso Dio dai paesi liberi in terra di Calabria e di Sicilia.
 
Ma anche in Albania caddero i simulacri della tirannia e forse anche grazie alla fiammella che Dio aveva tenuto accesa nel Meridione d’Italia.
 
Padre Reverendissimo, le caratteristiche bizantine della Eparchia di Lungro, inserita nel contesto della Chiesa latina, in Calabria e in Italia, e della nostra Parrocchia nella Città di Cosenza, rendono queste comunità un segno vivente della comunione ecclesiale dei primi secoli dell’era cristiana, quando greci e latini vivevano in comunione, nella diversità dei riti e delle culture, e lodavano ciascuno nella propria lingua e secondo le proprie tradizioni l’unico e solo Dio.
 
Come autisti responsabili dobbiamo procedere guardando avanti con attenzione e responsabilità e, utilizzando proficuamente gli specchietti retrovisori in dotazione ad ogni autovettura, dobbiamo anche costantemente guardare indietro, senza fermarci nel cammino in avanti e verso l’alto.
 
Oggi e in futuro i paesi della Diocesi, così come già la Parrocchia del Santissimo Salvatore di Cosenza, possono diventare palestre di incontro per scambi fraterni tra cristiani ortodossi e cristiani cattolici al fine di favorire la conoscenza reciproca, per gioire delle ricchezze altrui nel modo di lodare Dio e per sveltire a cuor di popolo la riunificazione delle Chiese cristiane.
 
I fratelli cristiani ortodossi ‘bizantini’, visitando questi paesi e le loro Chiese, potranno rendersi conto che i profughi albanesi, scappati dall’Albania hanno mantenuto intatta la fede cristiana ricevuta dai loro genitori insieme al patrimonio ecclesiale di tradizione bizantina che si esprime attraverso la lingua greca, grazie alla benevolenza della sorella Chiesa Cattolica di rito romano, che li ha sempre protetti e ancora continua a seguirli amorevolmente invitandoli a mantenere integre le tradizioni dei padri e a recuperare addirittura quanto si fosse perso.
 
I fratelli cristiani cattolici ‘latini’, visitando gli stessi paesi, a due passi dalla Città di Cosenza, non crederanno ai loro occhi, perché troveranno la stessa loro fede cristiana espressa in un’altra lingua, manifestata con simboli carichi di significato e di storia e i loro cuori trasaliranno di gioia di fronte alla bellezza delle chiese, dove gli stessi sensi sono invitati a glorificare il Misericordioso Padre celeste. Faranno fatica a credere che sono con i piedi sulla benedetta terra calabrese.
 
E in ciò altro non si persegue che la realizzazione del precetto del Salvatore: ‘che siano una sola cosa’. Come sta anche impresso sullo stemma dell’Eparchia di Lungro.
 
Padre Carissimo, dai Vangeli conosciamo la reazione di Gesù alla vista del fico senza frutti.
 
Ebbene, a maggior gloria di Dio, la nostra Chiesa continua a fruttificare e a fruttificare bene: Diaconi, seminaristi, iconografi, scrittori, poeti, ‘la gente che vive nei paesi continua a sposarsi, a battezzare a lavorare la terra, i nostri anziani sono vivi ‘e tutti, ognuno a modo proprio, si uniscono al coro di lode, che dalla terra si eleva al cielo, e canta la gloria di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo al Quale va ogni onore, gloria e adorazione per tutti i secoli dei secoli. Amìn.
 
20 novembre 2010
 
 
 
 

Due nuove ordinazioni: il diacono Francesco Godino ed il lettore Sergio Straface

I fedeli dell’Eparchia di Lungro hanno avuto la gioia di vivere due giornate di spiritualità nella Chiesa greco-bizantina del Santissimo Salvatore a Cosenza: sabato 30 ottobre, è stato celebrato il Vespro Solenne, nel corso del quale il seminarista Sergio Straface di San Demetrio Corone ha ricevuto l’ordinazione lettorale e il lettore Francesco Godino di Santa Sofia d’Epiro ha ricevuto l’ordinazione suddiaconale, per imposizione delle mani di S.E. Mons. Ercole Lupinacci, Vescovo emerito dell’Eparchia di Lungro.
Domenica 31 è stata celebrata la Solenne Divina Liturgia, nel corso della quale, per imposizione delle mani di S.E. Mons. Ercole Lupinacci, Vescovo emerito dell’Eparchia di Lungro, il suddiacono Luigi Francesco Godino ha ricevuto l’ordinazione diaconale.
Alla cerimonia hanno partecipato: Mons. Salvatore Nunnari, Vescovo della Diocesi di Cosenza- Bisignano e Amministratore Apostolico dell’Eparchia di Lungro; l’Archimandrita P. Emiliano Fabbricatore, Esarca del Monastero basiliano di Santa Maria in Grottaferrata; Mons. Luigi Falcone, Consigliere della segreteria Vaticana; P. Pietro Lanza, Rettore del Seminario Eparchiale italo-greco-albanese di Cosenza e parroco della Chiesa del SS. Salvatore, P. Raffaele De Angelis, Parroco di Acquaformosa e vicerettore del Seminario Eparchiale; P. Vincenzo Carlomagno, Parroco della Chiesa di Sant’Atanasio il Grande in Santa Sofia d’Epiro; Don Mario Corraro Rettore del Seminario Maggiore di Rende; tanti sacerdoti dell’Eparchia di Lungro, guidati dal decano P. Emanuele Giordano di Eianina; il diacono Costantino Bellusci di Plataci; i seminaristi del Seminario Eparchiale; alcuni seminaristi del Collegio Greco di Roma; alcuni compagni di studi del Pontificio Istituto Orientale, Università Gregoriana di Roma; la famiglia, gli amici e tante persone della comunità di Santa Sofia d’Epiro.
Alla fine della cerimonia, il neo diacono, commosso e felice, ha ringraziato di cuore tutti coloro che hanno preso parte alla sua ordinazione diaconale, invitando tutti i presenti a festeggiare e a condividere la sua gioia presso il salone del Seminario Eparchiale.
L’1 novembre, invece, il neo diacono ha concelebrato la sua prima Divina Liturgia presso la sua comunità, Santa Sofia d’Epiro, nella Chiesa di Sant’Atanasio il Grande, gremita di gente felice per lui.

Mons. Eleuterio Fortino ha terminato il suo cammino terreno per essere accolto “nel seno di Abramo”

Il 22 settembre 2010, ha terminato la sua vita terrena mons. Eleuterio Fortino, Archimandrita dell’Eparchia di Lungro, presso l’ospedale di Tor Vergata a Roma. Era nato a Lattarico (CS) il 21/04/1938. Sabato mattina, nella chiesa di S. Atanasio in Roma (Via del Babuino), dove Mons. Fortino ha svolto in tutti questi anni il suo servizio liturgico (specialmente per gli arbereshe di Roma), alle ore 9,00 è stata  allestita la camera ardente, è seguita la celebrazione della Divina Liturgia; alle 16,00, è stata celebrato il ‘Trisaghion’ (= preghiera per i defunti); domenica alle ore 16,00, a San Benedetto Ullano (CS), suo paese d’origine, è stato celebrato il funerale da Mons. Ercole Lupinacci, con la partecipazione del clero di Lungro.
Ringraziamo Dio per averci dato questo grande sacerdote, sempre sorridente ed accogliente, calmo e sereno anche nella malattia che lo ha accompagnato per quasi gli  ultimi venti anni della sua vita, ma la sua forza di volontà ed il suo amore per la Chiesa gli hanno permesso di resistere al dolore e di continuare a svolgere il suo servizio presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dove era sottosegretario: forse solo la malattia gli ha impedito di essere promosso di grado.
Tante le sue pubblicazioni di catechesi orientale e di liturgia, il suo notiziario mensile “BESA – FEDE” (con il sottotitolo: ‘Il giusto vive di fede’, Lettera di San Paolo ai Romani 1,17), con il quale informava di tutto quanto accadeva nel mondo arbereshe e ciò che riguardava il cammino ecumenico. Suo grande lavoro è stato il coordinamento del II Sinodo intereparchiale di Lungro – Piana degli Albanesi e Grottaferrata, celebrato cinque anni fa a Grottaferrata, che verrà promulgato il 17 ottobre 2010.
Ci viene a mancare un grande sacerdote, agli arbereshe di Roma un punto di riferimento nella Capitale: era solito incontrare i fedeli dopo la celebrazione liturgica nella piccola saletta del suo appartamento (in via dei Greci, 46) accanto alla chiesa di S. Atanasio, in via del Babuino, offrendo un aperitivo. In questa sala Mons. Fortino organizzava spesso incontri di catechesi e di approfondimento teologico, con la partecipazione di vari esperti.
 
Tra le sue opere: ‘Liturgia greca’; ‘La Chiesa bizantina albanese in Calabria. Tensioni e comunione’ (Ed. Bios, 1994); ‘Il dialogo ecumenico. Verso il terzo millennio’; Besa e Krishtere ‘ La fede cristiana’, un catechismo bilingue italiano ‘ albanese, nato dalle domande che gli venivano rivolte sulla fede; tutta la collana di ‘Sussidi Catechetici’ (oltre 50 numeri); i tanti articoli pubblicati sull’Osservatore Romano.
Nel 2008 gli è stata assegnata l’onorificenza “la rosa d’argento:
Domenica 22 giugno 2008 nella Basilica di San Nicola a Bari è stata consegnata “La Rosa d´argento di San Nicola” per il 2008 a Mons. Eleuterio F. Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell´unità dei Cristiani per il suo impegno ecumenico, svolto in particolare con la sua azione nei rapporti con le Chiese d´Oriente, in quanto responsabile per i contatti con le Chiese ortodosse e segretario cattolico della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. La consegna ufficiale ha avuto luogo dopo una concelebrazione eucaristica nella Basilica di S. Nicola a Bari dal Rettore dell´Università di Friburgo, P. prof. dr, Guido Vergauwen, Op. Il Diploma è firmato dal citato P. Vergauwen, dalla prof. dr. Barbara Hallensleben e da mons. Dr. Nikolaus Wyrwoll, nelle rispettive funzioni di direttrice dell´Istituto di Studi Ecumenici dell´Università di Friburgo (Svizzera) e dell´Istituto delle Chiese Orientali di Regensburg (Germania). Nel Diploma si precisa: “La Rosa d´argento di S. Nicola è una distinzione fondata dall´Istituto Ecumenico dell´Università di Friburgo e dall´Istituto delle chiese Orientali di Regensburg. E´ una onorificenza accademica ed ecclesiale la quale manifesta che la riflessione teologica produce i suoi frutti in rapporto alla testimonianza personale della vita per la comunione della Chiesa. La “Rosa d´argento” fa riferimento alla tradizione perpetuata dagli inizi del XI secolo della “Rosa d´oro” benedetta la terza domenica prima di Pasqua (Laetare o Domenica Rosarum) dal Vescovo di Roma ed attribuita a persone o a luoghi che si sono distinti per i loro meriti per la Chiesa cattolica”. La “Rosa d´argento” è assegnata a persone che, come S. Nicola, lasciano trasparire nella loro vita l´amore di Dio per gli uomini; che, radicati nella vita della loro comunità ecclesiale, partecipano per la forza dello Spirito Santo alla missione universale della Chiesa; che contribuiscono così alla riconciliazione e a una comunione approfondita della Chiesa, dell´umanità e dell´intera creazione”. La prima volta la “Rosa d´argento” è stata attribuita a S.E. Kyrill, Presidente del dipartimento delle Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. La cerimonia della consegna ufficiale ha avuto luogo a Bari perché lì si trova la Tomba di S. Nicola nonchè per i rapporti che le Istituzioni fondatrici hanno con L´Istituto di Studi Ecumenici di Bari (Besa/Roma).
 MOTIVAZIONE PER LA ROSA D´ARGENTO ALL´ARCHIMANDRITA FORTINO
 Riportiamo dal sito www.oki-regnsburg.de le motivazioni per l´assegnazione della “Rosa d´argento” a Eleuterio F. Mons. Fortino, archimandrita dell´eparchia di Lungo, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell´Unità dei cristiani.
Il 22 giugno 2008, nella Basilica di S. Nicola di Bari, il Rettore dell´Università di Friburgo (Svizzera), Prof. P. Guido Vergauwen, ha consegnato all´Archimandrita Mons. Eleuterio Fortino la “Rosa d´argento” per il suo impegno a favore dell´unità della chiesa d´oriente e d´occidente. Erano presenti alla cerimonia il Direttore dell´Istituto Orientale di Regensburg P. Nicolaus Wyrwoll, il Priore Provinciale dei Domenicani, P. Giovanni Distante, il Rettore della Basilica P. Damiano Bova, la Prof. Barbara Hallensleben, direttrice dell´Istituto Ecumenico dell´Università di Friburgo,il Rettore dell´Università di Friburgo, al termine della Celebrazione eucaristica nella Basilica di S. Nicola a Bari, gremita di fedeli, ha letto le motivazioni per l´assegnazione dell´alta onorificenza:
1. perché l´Archimandrita Mons. Fortino ha fatto propria la preghiera di Cristo ut unum sint in tutto lo svolgimento del suo lavoro da Sottosegretario del Pontificio Consiglio per l´unità dei cristiani, con speciale responsabilità per le relazioni con le chiese d´oriente;
2. perché ha saputo associare la competenza teologica alla saggezza della testimonianza nella preghiera, nell´umiltà, nella pazienza, nella attenta sensibilità al kairos – il momento giusto – dell´azione di Dio nella storia. L´Archimandrita Mons. Eleuterio Fortino ha reso visibile la bontà misericordiosa di Dio e il suo amore per gli uomini;
3. perché è stato anima e motore del movimento ecumenico. L´anima dell´ecumenismo è l´ecumenismo spirituale, la conversione dei cuori, la preghiera comune, la testimonianza e la santificazione;
4. perché l´Arch. Mons. Fortino durante tutto il suo assiduo impegno per l´unità dei cristiani non ha tralasciato il servizio pastorale al popolo di Dio, alla comunità bizantina italo-albanese di Roma;
5. perché porta i segni della passione di Cristo nel proprio corpo – e così annunzia anche la resurrezione di Cristo, e la resurrezione anche dalle scissioni della cristianità (Besa/Roma).
 
La sera di Sabato 21 giugno, nella sala capitolare del convento dei Padri Domenicani si è tenuta una tavola rotonda con Mons. Fortino sul tema Il ruolo di San Nicola nella promozione dell’unità dei cristiani. Egli ha tenuto anche una comunicazione sul Breve di Paolo VI  Ambulatae in dilectione del dicembre 1965 e sul suo influsso nelle relazioni tra Cattolici e Ortodossi. 
Ha ricevuto il premio ‘Arberia’ a San Demetrio Corone:
     ‘Cresciuto nel paese arbëreshë di San Benedetto ‘ è scritto nella  di conferimento del ‘Premio Arberia’ a mons. Eleuterio Fortino – completa la sua formazione teologica e filosofica a Roma presso il Collegio Greco di Sant’Atanasio,  arricchendo la sua formazione presso i più importanti istituti religiosi d’Europa.     Le sue brillanti doti di ecumenico,  giovanissimo  lo portano in Vaticano dove assume un ruolo di responsabilità e rilievo negli uffici deputati alla promozione dell’Unità dei Cristiani e al dialogo  fra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse.     Nominato Cappellano del Santo Padre da Papa Paolo VI, Prelato e Protonotariato Apostolico da Papa Giovanni Paolo II, riceve nel 2007 la ‘Rosa d’argento’ a riconoscimento della incessante e proficua attività svolta nelle relazioni tra il Vaticano e le Chiese Ortodosso-Orientali .     All’impegno ecumenico in Vaticano, ha unito un vivo e sensibile interesse verso il mondo italo-albanese, e con passione ha promosso e partecipato ad importanti iniziative culturali a difesa della tradizione bizantina e della cultura arbëreshe.     La sua figura rappresenta in Vaticano il riferimento più autorevole degli Arbëreshë, orgogliosi del suo indiscusso prestigio’ .
 
Sabato 9 ottobre 2010 avrebbe dovuto partecipare al convegno ‘Il Codice delle Chiese Orientali’, in programma a Roma, Sala San Pio X, Via della Conciliazione 5, con una relazione su ‘Alcune questioni aperte riguardanti la dimensione giuridica del dialogo ecumenico’.
 
Grazie, Zoti Fortino, per tutto quello che hai fatto. Eterna sia la tua memoria!
 
ZOTI MARIO ALUISE