Domenica 12 febbraio 2017

Nella traduzione CEI del 2008 il testo del Vangelo odierno viene chiamato La parabola del Padre misericordioso. In tanti la conosciamo come la parabola del figlio prodigo. Alcuni la chiamano del Figlio Perduto (perché è l’ultima dopo la dracma e la pecorella smarrita). L’accento dei commentatori cade secondo chi viene considerato il personaggio principale: alcuni il padre (si sottolinea il perdono), altri il figlio (la ricerca dell’indipendenza e il pentimento), altri il figlio maggiore (l’invidia, la sua poca comprensione dell’amore).

Soffermiamoci su un solo aspetto: il culto giovanile dell’indipendenza del Figliol Prodigo. È una novità assoluta – l’immagine utopica della libertà. Solo che rinunciare alla “dipendenza” della casa paterna lo porta ad altre dipendenze. Dipenderà da quelli del paese lontano, (ha fame, viene umiliato ecc.), perché a un certo punto è in gioco la sua stessa sopravvivenza. Si accorge alla fine che non è al suo posto. L’insegnamento: se qualcuno pensa d’essere indipendente, senza Dio, questo è semplicemente impossibile. Nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono. La sola scelta che abbiamo è su che cosa adorare. E una ragione per scegliere Gesù Cristo è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per “mangiarvi vivi”. Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete ogni volta che una ruga comparirà sul vostro viso. Ad un certo livello tutti sanno queste cose. Sono state codificate in miti, proverbi, luoghi comuni, epigrammi, parabole, sono la struttura di ogni grande racconto. Il trucco sta tutto nel tenere ben presente questa verità nella coscienza quotidiana. Adorate il potere, e finirete per sentirvi deboli e impauriti, e avrete bisogno di avere sempre più potere sugli altri per rendervi insensibili alle vostre paure. Adorate il vostro intelletto, cercate di essere considerati intelligenti, e finirete per sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere scoperti. Ma la cosa insidiosa di queste forme di adorazione non è solo che siano cattive o peccaminose, ma che sono anche in un certo senso inconsce. La configurazione di base, per la ferita del peccato originale è egoistica. E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione egoista, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà illusoria d’essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà può avere lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti. E ovviamente riconoscere il Creatore, e se per un motivo o un altro ci si è allontanati, tornare. Questo Vangelo, infatti, è intimamente collegato con il Sacramento della Confessione. Il Padre ci aspetta, ci perdona, ci ama.