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COSENZA - QISHA ARBËRESHE KOSENXË

Parrocchia Santissimo Salvatore – Famullia të Shejtit Shpëtimtar

Cosenza è il capoluogo della Provincia dove in 25 Paesi risiedono oltre 50.000 italo – albanesi, per cui l’antica “Città dei Bruzi” si può definire anche il “Capoluogo dell’Arbëria”.

 

La Chiesa del Santissimo Salvatore è situata in una delle zone più significative di Cosenza, in prossimità del punto in cui i due fiumi che attraversano la Città, il Busento e il Crati, diventano un’acqua sola. È stata fondata nel 1565 da Tommaso Telesio, Arcivescovo di Cosenza, fratello del filosofo Bernardino, e venne assegnata all’Arciconfraternita dei Sarti, con patrono Sant’ Omobono di Cremona, per le loro esigenze spirituali, che venivano offerte dai padri minimi dell’attiguo Convento di San Francesco di Paola, e per la loro sepoltura nella cripta sottostante la chiesa.

Nel maggio 1978 l’Arcivescovo di Cosenza, Mons. Enea Selis, su richiesta del Vescovo di Lungro, Mons. Giovanni Stamati, la concesse in comodato perché diventasse sede della parrocchia personale di rito bizantino-greco per gli Italo – Albanesi residenti in città e dintorni.

Nel decreto di istituzione della parrocchia “personale” per i fedeli di rito bizantino del Santissimo Salvatore, emanato da Mons. Giovanni Stamati, secondo vescovo dell’Eparchia di Lungro, viene fissata anche la festa patronale della Comunità Arbëreshe, stanziata nella città di Cosenza ma appartenente alla Diocesi di Lungro, nel giorno della grande festa dell’Ascensione al cielo del Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, quaranta giorni dopo la Pasqua. Rende visibile questa specificità patronale la grande Icone dell’Ascensione posta dietro l’Altare, che ricorda a chiunque la contempla che Gesù è salito in cielo a preparare un posto per chiunque lo accoglie e ascolta e vive secondo i suoi insegnamenti.

Nel tempo l’Arciconfraternita dotò la chiesa di un pregevole arredo artistico visibile ancora ai nostri giorni: il portale di ingresso in pietra locale, con arcata a tutto sesto in stile rinascimentale, sulla cui architrave si trova la data di edificazione del 1567; un soffitto ligneo a lacunari intagliati, dipinto a vari colori, databile al secolo XVII; 15 affreschi con figure a grandezza naturale raffiguranti il Cristo Salvatore, la Vergine Madre e gli Apostoli, sistemati nella parte alta delle pareti, attribuiti al pittore calabrese Giovanni Battista Colimodio (1610-1672); l’arco trionfale interno, risalente al 1571, in pietra locale, sul quale è posto uno stemma raffigurante l’aquila imperiale austriaca e la scritta “Filippo d’Austria A.D. 1653”; una tela raffigurante l’Immacolata Concezione fra angeli risalente al 1847 dell’artista Raffaele Aloisio.

Nella parte bassa del luogo di culto è visibile la seconda fase storica della chiesa, a partire dal 1978, con un patrimonio iconografico di stile bizantino al servizio della liturgia, che completa con le immagini il messaggio espresso dalle parole nel canto liturgico.

A partire dall’iconostasi, in pietra di San Lucido scolpita da uno scalpellino locale e sulla quale trovano posto le 7 Icone di Demetrio Sukaràs di Salonicco, donate dall’Arcivescovo Metropolita ortodosso Panteleimon di Corinto «ai fratelli che sono in Calabria». A queste icone dal particolare significato storico ed ecumenico, si aggiungono le opere di Josif Droboniku, Luigi Elia Manes, Rita Chiurco, Ivan Polverari, Antonio Gattabria, Maria Grazia Uka, Ovidio Leuce, Gjergi Pano, Enzo Squillacioti, Rita Mantuano, Mariuccia Mazzotta, Mirella Muja, Biagio Capparelli che rendono la chiesa del Santissimo Salvatore un luogo che invita chiunque vi entra a contemplare la bellezza e ad affacciarsi al mistero di Dio per restarne affascinato.

Al di sotto del pavimento della chiesa del Santissimo Salvatore si trova la cripta dove, fino al 1800, venivano deposti i morti aderenti all’Arciconfraternita dei sarti.

Acquaformosa - Firmoza

Parrocchia San Giovanni Battista – Famullia Shën Janjit Pagëzor

Acquaformosa (Firmoza) ebbe origine intorno al 1501 da alcuni profughi albanesi provenienti dalla regione greca della Beozia sulle terre dell’allora fiorente Abbazia di Santa Maria di Leucio.

I primi abitanti edificarono le prime casupole intorno ad una chiesetta, dipendente da detta Abbazia, oggi identificabile con la cappella Kisha Ka Kunciuna (Santa Maria della Concezione). In essa, durante lavori di restauro, fatti eseguire dal parroco papàs Vincenzo Matrangolo, sono venuti alla luce alcuni affreschi bizantineggianti di notevole valore artistico, risalenti alla fine del 1400, nonché un pregevole soffitto ligneo a cassettoni.

 

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, Santo patrono di Acquaformosa, i cui lavori ebbero inizio attorno al 1500, venne probabilmente ultimata già nel 1526. A causa di ingenti danni e forti carenze strutturali, fu demolita e ricostruita tra il 1936 e il 1938.

Attualmente, la peculiarità della Chiesa Matrice è l’interno interamente mosaicato con tessere dorate e policrome intagliate a mano. Il progetto musivo fa sì che nella navata laterale destra siano raffigurate le scene dell’Antico Testamento, mentre in quella navata centrale il Nuovo Testamento.

Anche l’iconostasi è stata recentemente realizzata in mosaico, come l’intera Chiesa.

Nella cripta vengono preziosamente custoditi alcuni ornamenti appartenuti alla ricca Abbazia Cistercense del 1200 insieme alla Madonna della Badia (1400), antichi e preziosi oggetti appartenenti alla Chiesa e l’Assunta risalente al 1520.

 

Entro un raggio di pochi chilometri a nord del paese, a quota 1464 metri s.l.m., fra i boschi e la natura incontaminata, sorge la Chiesa di Santa Maria del Monte. Mirabile monumento, risalente al periodo compreso tra i secoli VIII-X, questa custodisce un pregevole busto di Madonna che allatta con Bambino. Si tratta di una scultura in pietra del XVIII sec. di autore ignoto.

La chiesa è un interessante esempio di edilizia religiosa rurale, che custodisce tuttora al primo piano una serie di locali, detti “romitori”, un tempo utilizzati da eremiti e monaci.

La parrocchia di Acquaformosa e i fedeli devoti, provenienti da diversi paesi, vi si recano tre volte l’anno in pellegrinaggio. La grande festa che si svolge l’ultima domenica di luglio, vede la celebrazione della Divina Liturgia e la processione fino al luogo del ritrovamento della Sacra Immagine.

 

 

Il più recente luogo di culto del paese è il Santuario della Madonna della Misericordia, che sorge incastonata in un complesso architettonico parrocchiale utilizzato per attività varie. Nella chiesa sono iniziati dal 2018 dei lavori di iconizzazione, tuttora in corso, per cui si sta realizzando un ciclo di raffigurazioni parietali iconografiche, con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, Apostoli e Santi e un ciclo sulla vita della Madre di Dio. Di particolare interesse le icone inerenti le parabole di Misericordia.

 

Castrovillari

Parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli

Il 9 aprile 2003 con Decreto di Mons. Ercole Lupinacci veniva istituita la parrocchia “ad personam” Santa Maria di Costantinopoli a Castrovillari, e nominato parroco il Protopresbitero papàs Antonio Bellusci. L’operato del Papàs nel dare riconoscimento giuridico ecclesiale ai cinquemila arbëreshë presenti in città è stato perseguito con tenacia e dedizione.

La comunità arbëreshe di Castrovillari, dopo molti anni, finalmente aveva una rappresentanza giuridica ecclesiastica ricadente nella Diocesi di Lungro; ciò fu possibile grazie alla disponibilità del vescovo di Cassano all’Ionio, Mons. Domenico Graziani, favorevole all’istituzione di una parrocchia di rito bizantino in un territorio esclusivamente di rito romano. A Castrovillari gli arbëreshë accolsero con fervore tale concessione, anche perché già da anni, nella cappella dedicata ai Santi Medici Cosma e Damiano, di proprietà della famiglia Vigna, nel territorio della parrocchia di San Girolamo, la prima e la terza domenica del mese la Divina Liturgia veniva celebrata in rito bizantino.

L’anno 2009 ha visto, alla presenza di Mons. Ercole Lupinacci, del Vescovo di Cassano Vincenzo Bertolone e del sindaco Franco Blaiotta, in un quartiere della città, la posa della prima pietra della nuova Chiesa e contemporaneamente l’avvio dei lavori di realizzazione della casa canonica. Attualmente la Chiesa è in fase di ultimazione.

La pianta della chiesa è di stile architettonico bizantino a triconco, ossia con tre absidi; la cupola si eleva su un tamburo ed è in rame. L’Illuminazione interna è assicurata da tre finestre per ciascun’abside e quattro per ogni lato della Chiesa. La facciata centrale è anticipata da un triportico.
Il campanile ad arco ha, al suo interno, tre campane poste su due registri: nel superiore la campana presenta un’incisione della Madre di Dio in Trono (l’affresco presente nella Chiesa Madonna di Costantinopoli) e la scritta Santa Maria di Costantinopoli in Castrovillari; nel livello inferiore, la campana sinistra ha raffigurato lo stemma dell’Eparchia e la scritta Ercole Lupinacci, Vescovo; quella di destra la raffigurazione della Calabria e la scritta “Calabria lavori di Aldo Montalto – Colucci S.”.

All’interno è installata l’iconostasi in legno composta da due ordini. Il primo ordine contiene le icone del Cristo Pantrokrator, della Madre di Dio, di San Giuseppe e di San Giovanni Battista; quello superiore le icone dei dodici apostoli, disposte in due file da sei e separate dall’icona della cena mistica.Gli ordini sono separati da una base in cui vi è l’iscrizione greca: Ἅγιος ὁ Θεός, Ἅγιος ἰσχυρός, Ἅγιος ἀθάνατος, ἐλέησον ἡμᾶς”.
Sulla sommità è collocata l’icona del Cristo crocefisso con ai lati la madre di Dio e S. Giovanni evangelista.
Le porte diaconali contengono le icone dei santi diaconi Lorenzo e Stefano; mentre le porte regie l’Annunciazione. 

Pregevoli intagli ornano l’iconostasi: i rami e tralci della vite ai due estremi; due pavoni sopra le porte regie, oltre a figure floreali e frutti. Inoltre sotto l’icona di San Giuseppe e San Giovanni Battista è raffigurata l’aquila bicipite, mentre sotto le icone della Madre di Dio e del Cristo, la croce a forma greca.

Le icone sono state scritte dall’iconografo albanese Josif Droboniku.

Nell’abside è collocato l’altare di forma quadrata, sorretto da cinque colonne – rappresentanti Cristo ed i quattro evangelisti –  poste sopra una base marmorea.
A destra, nel nartece, è presente il trono vescovile; sulla sinistra è ubicato l’ambone al quale si accede per il tramite di alcuni gradini; significativa è l’aquila bicipite in legno che funge da leggio. Inoltre in basso si legge l’iscrizione “Ky është Biri im i zgjedhuri Atë dëgjoni”.
Attualmente la divina liturgia è celebrata ogni domenica alle 10.30 nella cappella Vigna, dedicata ai Santi Medici.

San Basile - Shën Vasili

Parrocchia San Giovanni Battista – Famullia Shën Janjit Pagëzor

San Basile è un comune di 1.025 abitanti. Sorge alle falde del Monte Pollino, nel versante nord/est della catena costiera nel Parco nazionale del Pollino.

Il paese, fondato verso il 1475-1480 da albanesi giunti in Italia per sfuggire alla conquista turca dei Balcani, sorse intorno al cenobio di San Basilio Craterete, da cui deriva anche il nome. I profughi ripopolarono la zona intorno al monastero basiliano (oggi Santuario) di Santa Maria Odigitria, cioè “Colei che indica la via”.

L’unica parrocchia presente è dedicata a San Giovanni Battista. La chiesa omonima è stata costruita dopo la venuta degli albanesi, verso la metà del XVIII secolo, ed inaugurata nel 1791. Lavori ben più ampi furono eseguiti sulla costruzione per interessamento della Curia Vescovile di Cassano, da cui San Basile dipendeva, conferendo alla chiesa uno stile che non è propriamente bizantino, ma tardo-barocco, a tre navate. L’esterno dell’edificio si mostra semplice, con un campanile non molto alto, dotato di campane costruite nel XVI secolo, sicuramente appartenute al Monastero di Colloreto. Per adattare lo stile alle particolari esigenze del rito bizantino, negli anni ‘30 è stato sostituito l’altare maggiore con un altare quadrato, sormontato da un baldacchino: una lapide all’interno della chiesa ci informa che l’inaugurazione dell’altare greco e dell’iconostasi avvenne il 21 novembre 1938 da Mons. Giovanni Mele, primo vescovo dell’Eparchia di Lungro, essendo parroco Giuseppe Schirò. Come in tutte le chiese bizantine, l’altare è separato dal resto della chiesa da un tramezzo ligneo detto “iconostasi”. Le icone dell’iconostasi centrale sono opera di Stefano Armakolas. Anche le due navate laterali terminano con due iconostasi dello stesso stile di quella centrale: quella di sinistra è stata dipinta da Maria Galie ed è dedicata a S. Giovanni Battista; quella di destra è dedicata alla Madre di Dio e le icone sono opera di Felice Fiore. Sono presenti in chiesa anche opere di altri iconografi: l’Archimandrita Mario Pietro Tamburi di San Basile, Luigi Manes, Josif Droboniku, Anna Marinaro. Sono presenti affreschi della vita di S. Giovanni Battista sulla navata centrale e affreschi di scene del Vangelo sulle pareti del Vima, tutte opere di Riccardo Turrà, eseguite nel 1955.

In paese, poi, è presente la chiesa di S. Anna che sorge sulla parte alta del paese. Si tratta di una piccola cappella di pochi metri quadrati con altare a muro, sovrastato da un affresco raffigurante S. Anna; altri affreschi si trovano nelle pareti laterali.

In via Veneto si trova un’altra piccola chiesetta denominata Kopela Don Çiçillit.

In parrocchia dal 1927 sono presenti le Rev. Suore “Piccole Operaie dei Sacri Cuori”, congregazione fondata dal Beato Francesco Maria Greco. Opera principale delle suore è l’educazione dei più piccoli con l’asilo parrocchiale e la catechesi.

 

Manifestazioni religiose:   

Gennaio
La Grande Santificazione delle acque
Febbraio
Triduo in preparazione alla Commemorazione di tutti i defunti
Maria Odigitria – 12 febbraio
Marzo-Aprile
Domenica I di Quaresima: Processione con le Icone
San Giuseppe, sposo di Maria – 19 Marzo
Grande e Santa Settimana.
Santa Pasqua.
Maggio-Giugno
Lunedì e martedì dopo Pentecoste: Festa dell’Odigitria;
San Giovanni Battista, in occasione del III ritrovamento del venerando Capo – 25 maggio Corpus Domini;
13 giugno: S. Antonio da Padova;
Agosto
Dormizione della SS. Madre di Dio – 14 agosto
Dicembre
Immacolata Concezione di Maria (concezione di S. Anna) – 8 Dicembre
Santo Natale.

La sera del 18 marzo in tutte la gjitonie (rioni) sono allestiti falò votivi in onore di San GiuseppeFukarecat. Fino a qualche decennio fa intorno al fuoco si cantava la kalimera della Passione di Cristo.
Il Giovedì Santo, al termine delle celebrazioni liturgiche, ci si riunisce in chiesa per il canto della Kalimera della Passione di Cristo, opera attribuita al Sac. Giulio Variboba. Gli uomini si riuniscono intorno all’altare mentre le donne stanno in chiesa, cantando tutta l’opera in albanese per oltre un’ora.
La Vallja, che anticamente si svolgeva il pomeriggio della domenica di Pasqua, il lunedì e il martedì, oggi si svolge solo il martedì. Secondo la tradizione, essa aveva luogo per rievocare e festeggiare una grande vittoria riportata da Skanderbeg sugli invasori turchi proprio nell’imminenza della Pasqua cristiana, la battaglia di Kruja il 24 aprile 1467.

Bari

BARI Parrocchia San Giovanni Crisostomo

A Bari, nella chiesa di San Giovanni Crisostomo, in Arco San Giovanni, a pochi passi dal castello normanno-svevo e dalla Basilica di San Nicola, ha vita una comunità cattolica di rito bizantino, a testimonianza dello stretto legame che Bari ancora conserva con il suo passato.

È la più antica chiesa di Bari ed è una comprovata testimonianza dei luoghi nicolaiani dato che nella Leggenda di Kiev, la chiesa di San Giovanni “Prodromos”, vicina al mare, viene indicata come primo luogo di deposizione delle reliquie; certamente si tratta proprio della chiesa di San Giovanni in seguito intitolata al Crisostomo.

Possiamo ritenere che le origini di questa chiesa risalgano al 1032, anno in cui il catapano del Thema di Longobardia Photos Argyros (dal luglio 1029 fino a giugno 1032) la fece edificare in località “puteum Greci”, fuori dalle mura della città.

Il 5 maggio del 1957 l’arcivescovo di Bari Enrico Nicodemo la costituì parrocchia di rito bizantino, affidandola alla comunità greca locale che ne cambiò la dedica in San Giovanni Crisostomo. Il 18 novembre 1964 vi fu una dichiarazione integrativa della Sacra Congregazione per le Chiese orientali con la quale si estendeva la giurisdizione del Proistamenos sui fedeli del medesimo rito che dimoravano in tutta la Puglia e nella provincia di Matera.

La facciata è composta da conci squadrati in pietra calcarea e termina con una cuspide interrotta a destra dalla presenza di un campanile a vela. Il portale, collocato in posizione centrale, è incorniciato da un arco con motivi a punta di diamante quasi totalmente rifatto sulla base di frammenti originari. Una finestra rettangolare posta in alto in posizione centrale riprende, nella cornice, lo stesso motivo decorativo del portale, anch’esso riproposto partendo da pochi frammenti originari superstiti.

L’interno è a navata unica coperta da capriate lignee. Sulla parete destra affiorano due archi a tutto sesto che poggiano su capitelli posti alla quota dell’attuale pavimento. Ciò fa ritenere che il livello originario dovesse trovarsi qualche metro al di sotto dell’odierno calpestio e che i due arconi sono quanto rimane dell’originario edificio. La chiesa, infatti, nella sua struttura originaria, era formata da tre navate: il primitivo impianto terminava con un’abside a cui fa esplicito riferimento documento del 1091. Gli interventi della seconda metà del XIII sec. che portarono il sollevamento della chiesa all’attuale livello, la ridussero ad un’unica navata, coperta da una volta a botte unghiata. A sinistra della navata è collocata una lastra in pietra del sec. XI che raffigura un leone alato ed un grifo che atterrano rispettivamente un caprone ed un cinghiale: essi si dispongono simmetricamente ai lati “dell’albero della vita”, il cui vertice racchiude una piccola croce bizantina. Il presbiterio, di struttura tardo medioevale che si affaccia nell’aula ecclesiale con un ampio arco ogivale, è coperto da una volta a crociera costolonata.

Con l’affidamento della chiesa alla comunità di rito bizantino, l’altare maggiore di stile barocco fu sostituito con uno a forma quadrata, preceduto da una iconostasi dipinta in tre ordini: nella parte superiore sono raffigurati i santi Apostoli che fanno da corona all’icona posta al centro dove è raffigurata la Deesis, cioè la supplica, con il Cristo in trono a ai lati la Madre di Dio e san Giovanni il Battista che rivolgono suppliche in favore dei fedeli, scene delle feste dell’anno liturgico distribuiti in pannelli e in quella inferiore quattro figure ieratiche: il Cristo Pantocrator, la Madre di Dio, San Giovanni Battista e San Giovanni Crisostomo. Al centro dell’abside vi è una tela della Madonna con le mani volte in alto ed il Divino Infante sul petto a firma di M. Buono 1968. Sulle porte diaconali sono dipinti due arcangeli e sulle porte regali è raffigurata l’Annunciazione.

Attualmente la Parrocchia è retta da Papas Antonio Magnocavallo, dell’Eparchia di Lungro, nominato Parroco nel 1975 da mons. Anastasio Ballestrero, Arcivescovo di Bari, per i fedeli orientali.

San Cosmo Albanese - Strighari

Parrocchia SS. Pietro e Paolo / Famullia SS. Pjetri e Pali

Chiesa Parrocchiale dei SS Pietro e Paolo

Ubicata nel centro storico, la sua origine risale alla fine del secolo XVI e fu aperta al culto nell’anno 1604.

Presenta una pianta longitudinale ed è orientata a Est. La facciata, posta a livello stradale, non presenta gradini. La superficie superiore della facciata è caratterizzata da un finestrone centrale e da due oculi laterali in corrispondenza delle rispettive navate. All’esterno sono presenti dei faretti, che al calar del sole la illuminano.

Il campanile è quadrato, di tre piani, con cella campanaria terminante a cuspide. L’interno si presenta a tre navate. In quella di destra si apre una cappella circolare, decorata con stucchi.

Sopra l’altare è collocata un’antica tela raffigura la Madonna del Buon Consiglio; ai piedi della Vergine, in atteggiamento orante, S. Vincenzo Ferreri e S. Caterina da Siena.

Lungo la parete della navata di destra vi sono ubicate varie icone raffiguranti Cristo Sommo Sacerdote, San Vincenzo Ferreri, San Giorgio e San Demetrio, Santa Lucia, i Santi Cosma e Damiano e l’Epitaphios della Madre di Dio.

La navata centrale conserva un soffitto ligneo a cassettoni. Le pareti sono arricchite dalle icone dei Santi Pietro e Paolo, San Nicola di Mira, San Pantaleimon, San Spiridione e di Santa Teodora. Sopra il portale d’ingresso principale è ubicato il Coro, ove è situato un antico organo a canne. La navata di sinistra presenta: la tela della Madonna del Carmine, l’Epitaphios del Cristo, le icone della Madre del Buon Consiglio, dei Santi Costantino ed Elena, dei santi Arcangeli ed alcune scene iconografiche della vita di Cristo.

L’illuminazione interna è assicurata da dodici finestre laterali e da una grande finestra centrale, tutte decorate con vetrate artistiche.

La chiesa, nel corso degli anni, ha subito vari interventi di restauro e di riqualificazione al fine di conformarla ai requisiti caratterizzanti le chiese di rito Bizantino.

Negli anni ‘40 del XX secolo Papàs Giovan Battista Tocci fece rimuovere dall’abside l’altare proprio del rito Romano sostituendolo con un altare provvisorio mobile di forma quadrata, sorretto da un piede centrale in mattoni; inoltre all’interno dell’Abside vi sono le due nicchie laterali della Prothesis e del Diakonikon.

Particolare è la finestra a campana che assicura l’illuminazione dell’abside.

Mons. Ercole Lupinacci, già parroco (1963-1981), continuò nell’opera di adattamento al rito Bizantino, rimuovendo gli altari delle navate laterali.

Nell’anno 2003 il parroco Papàs Pietro Minisci (1982 – 2018) fece erigere l’Iconostasi, opera del falegname Giuseppe Serembe, in legno di noce. In essa sono incastonate le icone del Cristo, della Madre di Dio e degli Evangelisti. Nella Porta Regia è raffigurata l’Annunciazione, mentre in quelle diaconali gli Arcangeli Michele e Raffaele. Il registro superiore dell’iconostasi consta delle icone dei quattro evangelisti. Sopra tale ordine, infine, vi è l’icona della Cena Mistica.

Oggi la chiesa si presenta in una nuova veste e i lavori sono proseguiti da Papàs Giuseppe Barrale, attuale Amministratore Parrocchiale (2018). L’altare centrale è stato riqualificato secondo i criteri tipici della tradizione orientale e per come è prescritto dai codici liturgici e canonici orientali: si presenta con un piano di marmo quadrato, sorretto da quattro colonne marmoree, le quali rappresentano i quattro evangelisti. L’interno della chiesa, totalmente ritinteggiata, è illuminato da nuovi lampadari, arricchito da nuove icone e da un nuovo Trono Episcopale, nonché diverse suppellettili liturgiche, proprie del rito bizantino.

 

Celebrazioni settimanali:
Feriale: ore 8:00 –Divina Liturgia

Festivo: ore 10:30 –Divina Liturgia (nei mesi da luglio a novembre la Divina Liturgia domenicale si celebra presso il Santuario)
Vespri delle Feste Despotiche e Theomitoriche ore 16:30

Manifestazioni religiose:
Gennaio
La Grande Santificazione delle acque.
Febbraio
Triduo in preparazione alla Commemorazione di tutti i defunti.
Marzo-Aprile
San Giuseppe, sposo di Maria – 19 Marzo
San Vincenzo Ferreri – 5 Aprile
Grande e Santa Settimana.
Santa Pasqua.
Maggio-Giugno
Festa patronale: Santi Pietro e Paolo, patroni della Parrocchia – 29 Giugno
Luglio
Maria SS.ma del Monte Carmelo – 16 Luglio
Dicembre
Immacolata Concezione di Maria (concezione di S. Anna) – 8 Dicembre
Santo Natale.

Plataci - Pllatani

Parrocchia San Giovanni Battista – Famullia Shën Janjit Pagëzor

Chiesa San Giovanni Battista (Chiesa Madre)

La Chiesa di San Giovanni Battista è la matrice di Plataci ed è intitolata al santo patrono.
Il primo impianto esisteva già all’arrivo degli arbëreshë in zona ed apparteneva alla Diocesi di Cassano allo Jonio.

La struttura attuale fu edificata nel XVII secolo, ampliata rispetto alla precedente, è suddivisa all’interno in tre navate in stile barocco, separate tra loro da larghe arcate a tutto sesto che poggiano su robusti pilastri in muratura.

Verso la fine del XX e inizio del XXI la struttura è stata adattata al rito greco-bizantino e decorata con iconostasi, icone e pittura murale in stile bizantino, anche se ancora sono presenti le statue di rito latino nelle nicchie laterali.

La facciata esterna è realizzata in pietra a faccia vista, sulla quale si aprono tre porte che immettono nelle rispettive navate.

All’incrocio tra il transetto e la navata centrale si eleva una cupola che all’interno è semisferica, mentre, all’estero risulta inglobata in un tamburo ottagonale attorniato da una serie di finestre quadrilobate.

La struttura è affiancata da un campanile a base quadrata, che ospita un orologio meccanico originale, costruito e brevettato dall’artista o locale Salvatore Gramisci.

 

Chiesa Madonna di Costantinopoli (Santuario)

 

La Chiesa della Madonna di Costantinopoli è situata in località Piano di Costantinopoli, nell’aria sottostante il centro storico di Plataci.
Fu edificata su una preesistente struttura tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo da Troiano Martino in segno di devozione, con il titolo di Santa Maria di Costantinopoli.
È a navata unica, affiancata da un campanile a base quadrata. Fu abbellita e decorata con stucchi da Ser Nicola La Padula nel 1795.
All’interno custodisce un’antica statua lignea raffigurante la Vergine Maria in trono con il bambino Gesù tra le braccia, Odigitria (Colei che indica la via), come anche lo stemma del comune di Plataci.
All’inizio del XXI secolo è stata adibita alle esigenze del rito bizantino con l’iconostasi e pittura murale in stile bizantino.

 

Chiesa di San Rocco

 

La chiesetta di S. Rocco, edificata alla fine del XIX sec., sorge nella parte più alta del centro storico di Plataci, è ad unica navata.
La facciata frontale ha uno stile classico sobrio, priva di decorazioni e lavorazioni particolari, con un basamento inferiore che la innalza rispetto il sagrato di circa un metro. Si accede alla chiesetta, attraverso quattro gradini, da un unico portone che presenta un arco a tutto sesto sormontato da una finestra di forma quadrata. Ad ogni parete laterale vi è una finestrella in corrispondenza della parte più interna della chiesa.
Sulla sommità della facciata principale, in corrispondenza del tetto, vi è una bifora in cui erano collocate due campane di bronzo e di cui oggi rimane la presenza di una soltanto. Il tetto è a spioventi ed è costituito da un tavolato, sorretto da capriate lignee.
All’interno vi è l’altare principale addossato alla parete frontale, rivolto a nord-ovest, ed altri cinque altarini decorati con stucchi e sormontati da nicchie: tre addossati alla parete laterale di destra e due alla parete laterale di sinistra.
Il sacro edificio, come tutte le primordiali chiese parrocchiali delle comunità italo-albanesi di rito bizantino, non è stato costruito secondo i canoni architettonici delle chiese bizantine, infatti esso fu edificato con un’impostazione architettonica latina, poiché la Parrocchia della comunità platacese apparteneva alla Diocesi di Cassano.
Il 2017 la Chiesa è stata restaurata e riaperta al culto essendo adibita alle esigenze della liturgia bizantina, dotata di un’iconostasi, di icone e pitture murali secondo lo stile bizantino.

 

Cappella della Madonna del Monte (Madonnina)

La Cappella della Madonna del Monte, edificata nel 1954, viene restaurata nell’estate 2010.
La festa si svolge il 21 agosto con la processione mattutina e pomeridiana. Le donne devote portano sul capo cesti di ceri votivi ben addobbati di fiori (Ndorçat) e danzano intorno alla Madonna. Nel pomeriggio, i fedeli, dopo aver preso parte alla sacra processione per il paese, iniziano un grande pellegrinaggio pedestre lungo viali boschivi fino al monte Barone, dove si trova appunto la Cappella.

 

 

Celebrazioni settimanali:
Feriale: ore 9:30 –Divina Liturgia
ore 16:00 – 18:00 (Vespro, Paraklisis, in preparazione alle varie feste)

Festivo: ore 10:00 –Divina Liturgia

Manifestazioni religiose:
Gennaio
La Grande Santificazione delle acque alla fontana “di sopra”.
Segue la benedizione delle case.
Febbraio
Triduo in preparazione alla Commemorazione di tutti i defunti.
Marzo-Aprile
Grande e Santa Settimana.
Santa Pasqua.
Maggio-Giugno
Festa della Madonna di Costantinopoli (prima domenica dopo Pentecoste, devozione delle Ndorçat).
Festa patronale: Natività di San Giovanni Battista – 24 giugno.
Agosto
Festa di San Rocco – 20 agosto.
Festa della Madonna del Monte (Madonnina) – 21 agosto (devozione delle Ndorçat).
Settembre
Festa patronale: concepimento di San Giovanni Battista (prima domenica dopo il 23 settembre).
Novembre
Festa della Madonna di Costantinopoli (prima domenica di novembre).
Dicembre
Santo Natale (la sera del 24 dicembre Divina Liturgia con la visita dei Re Magi).

Frascineto - Frasnitë

Parrocchia Santa Maria Assunta – Frascineto (Cs)

            Chiesa Madre di Santa Maria Assunta in Cielo (sec XVIII).

La Chiesa cosi come la vediamo oggi, risale alla fine del XVIII secolo, infatti, si nota molto bene lo stile tardo Barocco a croce Latina. Ricostruita probabilmente su una Chiesa risalente al XV secolo, andata distrutta durante la guerra fra Angioini ed Aragonesi, per la successione alla corona del Regno di Napoli; nel ricostruirla il popolo di Frascineto l’ha ampliata nella parte del Vima (altare), cioè ad oriente, come si evince dai registri parrocchiali nello stesso periodo. Nell’ampliarla furono anche fatti gli stucchi ancora esistenti per opera di Bernardo Pallasciano di Salerno. Il 16 Dicembre 1856 a causa di una scossa di terremoto crollo il campanile, che si era notevolmente indebolito nei mesi precedenti a causa di violenti temporali e fu ricostruito.

Nel 1903 e stata edificata l’attuale Cupola, di questa si conserva ancora il progetto.

Negli anni 40 del XX secolo è stato demolito l’altare di Rito Romano (Latino) dopo che nel 1919 era stata costituita l’Eparchia  (Diocesi) di Rito Bizantino Greco-Albanese di Lungro ed edificato quello secondo il Rito Bizantino, sormontato da un Baldacchino.

Nel 1947 è ultimata l’Iconostasi muraria su progetto dell’architetto Grassi di Roma e dell’ingegner Mainieri di Morano Calabro ed ultimate le 33 Icone che l’adornano, queste sono state dipinte dal monaco benedettino dell’Abbazia di Chevetogne in Belgio, Gerolamo Leussing che aveva imparato l’arte iconografica in Russia, allievo del grande maestro Sufronov; queste infatti sono dipinte secondo la tradizione Russa dei Vecchi Credenti. La maggior parte delle sue opere sono conservate negli Stati Uniti ed in Canada.

Nella Chiesa si trovano anche  3 tele dipinte  di scuola napoletana settecentesca, 2 di queste sono certamente attribuibili a Gualtiero Genisio di Morano Calabro, celebre pittore di quegli anni. Nel 1987 è donata alla Chiesa da parte dell’Archimandrita Giuseppe Ferrari, già parroco di Frascineto dal 1940 al 1956, l’Icona della Glikofilusa (Madonna del Dolce Abbraccio)  dipinta sul Sacro Monte Athos da un monaco sconosciuto e ricoperta dalla Riza, cesellata a Salonnico dalla Locale Accademia Iconografica.

Nel 1997 la Chiesa viene totalmente restaurata negli stucchi e nella tinteggiatura ed arricchita di numerose Icone di varia grandezza, vanno ricordate le 2 grandi Iconi della Crocifissione e del Battesimo di nostro Signore Gesù Cristo, commissionate da papas Francesco Solano e le 21 Iconi dell’Inno Akathistos poste negli applique, unico esempio di iconi riguardanti questo inno che si trovano in Europa Occidentale, tutte queste icone come le precedenti sono state dipinte dall’Iconografo albanese Josif Droboniku.

Nel 2009 viene costruito il Trono Episcopale in legno da parte dell’artigiano Gianni Gioia di Frascineto e nello stesso periodo viene anche fatto il Mosaico della Platitera, posto dietro l’altare commissionato da papàs Vincenzo Scarvaglione, parroco di Frascineto dal 1963 al 2004.

Nell’anno 2014 viene inaugurato il maestoso affresco  posto sull’intera parete della chiesa principale nel lato ovest, che rappresenta la Dormizione della Santissima Madre di Dio, patrona della chiesa. L’affresco è opera dell’agiografa ortodossa greca Sofia Papazoglou, coadiuvata  dall’albanese  Demetrio Gjino, residenti ad Atene, ed è stato offerto dal protopresbitero A. Bellusci, parroco di Frascineto dal 2004 al 2014.

Su iniziativa dell’attuale parroco, papàs Gabriel Sebastian Otvos, le tre pareti del  santo Vima sono state abbellite con cinque  maestosi  e splendidi affreschi bizantini, offerti da sacerdoti, suore, fedeli e popolo di Frascineto.

Gli affreschi sono stati magistralmente eseguiti dal giovane iconografo rumeno Cosmin Biro.

I cinque novi affreschi ricoprono tutte le ampie pareti, conferendo all’intero Santuario uno splendore proprio ed esclusivo ed un fascino celestiale. La presenza iconografica nel santo Vima di angeli, arcangeli, apostoli, asceti, dottori e santi padri della chiesa universale, elevano in alto i cuori e lo spirito durante le celebrazioni, offrendo momenti di estasi e di contemplazione celestiale.

Chiesa di Santa Lucia (sec. XVI)

La Chiesa risale al secolo XVI ed è dedicata a Santa Lucia, Vergine e Martire.  Nella sua semplicità di stile barocco si presenta con una sola navata e custodisce all’interno una meravigliosa ed elegante iconostasi (1993) di marmo e ricca di simboli liturgici. Tra le numerose opere ed icone di particolare significato, sono i dipinti della Platytera e del Cristo Pantokrator e le icone con la raffigurazione degli aspetti più importanti della vita e del martirio di Santa Lucia.

Chiesa di San Pietro (sec. X)

E’ la Chiesa più antica esistente a Frascineto, risale al secolo X. Era officiata da monaci basiliani di rito bizantino fino al 1734. i quali hanno lasciato le loro inconfondibili tracce di spiritualità fino al presente. La pianta della Chiesa è di stile bizantino, realizzata a tre navate con cupola e presbiterio tipicamente orientali.

 

 

 

Alcune Kalimere di Frascineto della Festa di Santa Lucia e della Settimana dei defunti (JAVA E PRIGATORVËT).

Momenti (alcuni) della parrocchia:

 


Piano dello Schiavo di Firmo - Hjanu shkav i Fermës

Parrocchia San Giovanni Crisostomo – Famullia Shën Janji Hrisostom

Il 13 novembre 1977 Mons. Giovanni Stamati, su richiesta dei fedeli, ha eretto la Parrocchia “San Giovanni Crisostomo” in contrada Piano dello Schiavo di Firmo, all’epoca in forte espansione demografica, nominandone parroco Padre Daniele Refrontolotto, dei Frati Minori Conventuali.

Nel 1978 hanno inizio i progetti per la costruzione della chiesa di “S. Giovanni Crisostomo”, in stile bizantino, ma i lavori, guidati dall’ing. Giulio Scura, inizieranno solo all’inizio degli anni ’90.

La chiesa si presenta esternamente come una croce greca quadriconca, inscritta in un quadrato attraverso l’aggiunta di un corpo basso alla cassa architettonica originaria. Dalla forma quadrata, comunque, emergono di poco le absidi laterali e centrale, mentre sulla facciata frontale è posto l’exo-nartece. Questo è composto da una copertura piatta sorretta da quattro colonne con plinto e capitello pressoché cubici.

Aggiunto al fianco destro, nella parte posteriore, il campanile a base quadrata, il cui acroterio termina con una forma di arco ribassato su tutti i quattro lati.

All’intersezione tra le due braccia della croce si eleva la cupola emisferica. All’esterno essa è quasi totalmente coperta sui quattro lati da altrettante pareti arcate su cui si aprono delle finestre circolari.

L’iconostasi lignea, installata nel luglio 2000, consta di due ordini. La Porta Regia, ad arco ribassato, è chiusa in basso da due battenti su cui è raffigurata l’Annunciazione del maestro Luigi Elia Manes. Sopra la Porta stessa l’icona della Mistica Cena, sormontata da croce a due facciate, con sul fronte il Crocefisso e sul retro il Risorto, sempre di Manes. Nel registro inferiore, accanto alla Porta Regia, sono le icone del Cristo e della Madre di Dio, di Alfonso Caccese, inserite in due θοράκια di dimensioni maggiori rispetto agli altri. Le porte diaconali, ad anta lignea intera, quando chiuse si confondono con i θοράκια laterali, di medesima forma e dimensione, riportano le icone dei santi diaconi e martiri Stefano e Lorenzo, ad opera del maestro Josif Droboniku. Ai lati esterni del registro basso, quindi, le icone di S. Giovanni Crisostomo, patrono titolare della Parrocchia, e di S. Giovanni Battista, per mano del maestro Anna Marinaro.

Nel registro superiore sono dodici spazi uguali su cui prenderanno posto le dodici icone delle Grandi Feste. L’iconostasi lignea, inoltre, presenta egregi lavori di intaglio con in basso i simboli dei quattro evangelisti, mentre nel tramezzo tra i due registri una vite con dodici grappoli d’uva, di chiara allusione simbolica al Cristo-vite. L’iconostasi è ancora in fase di completamento.

Nel luogo di culto, oltre all’iconostasi, vi sono numerose icone, tra cui quella del santo patrono S. Giovanni Crisostomo e una raffigurante S. Panteleimon, di Josif Droboniku. Inoltre vi è una preziosa icona di S. Giovanni Crisostomo scritta da Papàs Mario Santelli. Tutt’oggi sono in corso i lavori per l’iconizzazione del luogo di culto.

Ogni anno, il 13 novembre, ha luogo la festa patronale dedicata a S. Giovanni Crisostomo, preceduta da alcuni giorni di preparazione, mentre il 29 giugno si festeggiano solennemente i santi Pietro e Paolo, apostoli.

 

Castroregio - Kastërnexhi

Parrocchia Santa Maria ad Nives – Famullia Shën Mëria e Borës

Il paese di Castroregio (Cosenza) sorge su un “cocuzzolo” a 820 metri sul livello del mare Jonio.

Domenica 14 luglio 1985 è stata consacrata la nuova Chiesa parrocchiale, dedicata, come la vecchia fatiscente, a Sancta Maria ad Nives.

Nel progetto, realizzato dagli ingegneri Giulio ed Ernesto Scura, gli elementi architettonici e decorativi della Chiesa hanno rispecchiato, in tutto, le costruzioni locali ed il rito e lo stile Bizantino-Greco.

In seguito la Chiesa è stata arricchita di un’artistica ed elegante Iconostasi in legno di noce, lavorato a mano, opera di un falegname di Vaccarizzo Albanese:- Serembe Giuseppe, detto Lenino.

Nella Chiesa si possono ammirare le tele del 1800, dipinte ad olio, dell’Annunciazione, San Nicola, Santa Lucia, San Matteo, San Marco e San Giovanni Evangelista e le icone di Stefano Armakolas, Josif Droboniku, Attilio Vaccaro, Maria Galie e, negli ultimi anni, La Bibbia in icone di Manes Luigi Elia.

La facciata è decorata da un mosaico, raffigurante “la Platitera”, realizzato da Tonino Cuccaro.

Tra il fitto bosco di farnie, cerri, roveri ed elci, a quattro km. dal paese, è stato eretto nel 1953 e completamente ristrutturato negli anni 1987-88, un piccolo Santuario in onore della Protettrice del paese.

Da Castroregio si gode un panorama meraviglioso, che permette di vedere dalla Calabria le vicine Regioni della Lucania e della Puglia.

 

In Paese si trova anche la Cappella di San Rocco, restaurata negli anni 1979-80 e 2015-17 con l’Iconostasi e icone di San Rocco e Santa Lucia.

 

Parroco: Papàs Nicola Vilotta