Domenica delle Palme

di Papàs Vittorio Scirchio
 
    Uno stichiron prosomion della V Domenica dei digiuni scrive: «Cantiamo, o fedeli … l’inno vigilare delle Palme a Cristo che viene nella gloria a Gerusalemme … per uccidere la morte». L’inno vigilare di cui parla lo stichiron è preso dal Salmo 118: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore ‘ Benedetto il figlio di Davide». Era il grido dei guerrieri per il Re che tornava vittorioso dalle sue imprese militari. Questo grido ci mostra l’idea di messianismo che ha il popolo ebreo. Gesù invece applica alla sua entrata in Gerusalemme un testo tratto da Zc 9,9, che gli Ebrei non avevano mai ritenuto un testo messianico: «Guarda il tuo re che viene, giusto, vittorioso, umile, cavalcando un asino».
     Gesù ha sempre rimproverato ai Giudei di interpretare a modo loro la Scrittura e di adattarla, mutilarla o imbavagliarla a loro piacimento. Invece il Signore utilizza proprio quei testi scartati dalla teologia ufficiale per invalidare l’idea di un messianismo considerato erroneo.
     La gente accorsa numerosa a Gerusalemme per le imminenti feste pasquali secondo l’evangelista Matteo si chiede: «Chi è Costui?». A questa domanda risponde l’ode IX del Mattutino delle Palme: «Egli è Dio: nessuno è pari a Lui. Egli ha scrutato ogni via giusta e l’ha data a Israele, suo diletto; dopo di ciò ha vissuto con gli uomini e si è fatto vedere». Inoltre nella nona antifone dell’Ufficio dei 12 Vangeli si canta: «Non ingannatevi, Giudei; è Lui che vi ha salvati nel mare e vi ha nutriti nel deserto, è Lui la vita, la luce e la pace del mondo».