Cenni su Castroregio

di Papàs Nicola Vilotta
 
Il paese di Castroregio (Cosenza) sorge su un “cocuzzolo” a mt. 820 sul livello del mare
Jonio. Il Casale (Centro) Castrum Regium  era preesistente ed era dedicato a “S.
Maria ad Nives” alla cui protezione i nuovi abitanti si affidarono. Infatti non
è senza significato che i nuovi Villaggi Albanesi sono stati costruiti attorno
ad antichi Monasteri; e ciò non soltanto per lavorare le terre incolte e
talvolta abbandonate, ma soprattutto per ripristinare il luogo sacro. Tutt’ora
la Parrocchia porta il titolo di “Sancta Maria ad Nives”, protettrice del
paese. (G. Galasso: “La Calabria del 1500′ in Atti del 3° Congresso Storico
Calabrese
, Napoli, 1964). Il 14 luglio 1985, domenica, è stata consacrata
la nuova Chiesa parrocchiale, dedicata come la vecchia, a “Sancta Maria ad
Nives”. I lavori furono iniziati alla fine del 1979 con la demolizione del
vetusto e fatiscente Sacro Edificio. La precarietà della costruzione, l’incuria
dei tempi passati, la vetustà avevano ridotto quasi un rudere il vecchio
Edificio. Le alluvioni, poi, che hanno devastato l’intera zona negli anni 1972-
73, hanno inferto il colpo più grave rendendolo addirittura impraticabile,
perchè pericoloso. E’ per questi motivi che il Vescovo di Lungro mons.
Giovanni Stamati e l’Arciprete papàs Nicola Vilotta, sensibili alle aspettative
della popolazione tutta, hanno promosso e seguito i lavori. Nel Progetto che
è stato realizzato dagli ingegneri Giulio ed Ernesto Scura, gli elementi
architettonici e decorativi della Chiesa hanno rispecchiato, in tutto, il rito
e stile Bizantino-greco. Inoltre, perchè la nuova Chiesa non venisse a
cozzare con le costruzioni adiacenti e potersi ben intonarsi con il resto
dell’abitato, la tamponatura delle pareti esterne è stata realizzata con
muratura di pietrame a faccia e vista e con l’uso delle stesse pietre locali
del vecchio Edificio.  In seguito, la Chiesa ad una sola navata, è stata
arricchita di una artistica ed elegante Iconostasi in legno di noce lavorato a
mano, opera di un falegname di Vaccarizzo Albanese, Serembe Giuseppe, detto
Lenino, nato il 23-02-1926 a Vaccarizzo Albanese. Le tele, dipinte ad olio
nel 1800, dell’Annunciazione,  S. Nicola,  S. Lucia, S. Matteo, S. Marco e S.
Giovanni Evangelista si possono ammirare nella suddetta Chiesa. Le icone della
Mistica Cena,  Pantocrator, Vladimira, S. Nicola e S. Giovanni Battista
dell’iconografo greco Stefano Armakolas. – Le dodici festività, S. Antonio
Abate, Odighitria, S. Antonio di Padova, (S. Rocco, S. Lucia sono esposte nella
Cappella di S. Rocco), la “Deisis”- Preghiera – con a destra Maria Santissima e
a sinistra S.Giovanni Battista di Attilio Vaccaro. Icone realizzate dal 1985 al
2000.  Nel catino la Platitera, nell’arco trionfale il Mandilion; lateralmente l’Annunciazione, S. Pietro e S. Paolo; una grande icona della Natività e dell’Anàstasis-Resurrezione e l’icona della protettrice “Maria Santissima della Neve”  (Shën  Mëria e Borës)  dell’iconografo albanese Josif Droboniku negli anni 2005-2008. Anche la facciata, sormontata dal Campanile con cupola bizantina, è decorata da un mosaico la “Platitera” di Tonino Cuccaro di Trebisacce  (1986-87). La Cappella di S. Rocco, restaurata negli anni 1979-80, dotata di Iconostasi e delle icone di S. Rocco e di S. Lucia opera di Attilio Vaccaro, è stata costruita nel 1657 in occasione della peste. Tra il fitto bosco di farnie, cerri, roveri ed elci, a quattro chilometri dal paese è stato eretto
nel 1953 e completamente ristrutturato negli anni 1987-88, un piccolo Santuario
in onore della Protettrice del paese.
Da Castroregio si gode un panorama meraviglioso: La Valle del torrente- fiume
Ferro, la frazione Farneta, Oriolo, Nocara, Montegiordano; dalla Calabria
alla Lucania: Colobrado, Rotondella, Policoro; dalla Lucania alla Puglia: A
120 chilometri di distanza, nelle giornate limpide, si intravede
Taranto.