Ordinazione Presbiterale del Diacono Arcangelo Capparelli

            di Giovanni Giuseppe Capparelli
 
 
Axios. È degno.
Prima il vescovo ordinante, poi i concelebranti ed infine il popolo, ripetono ‘É degno’.
Accompagnato prima da due diaconi fin davanti alla Porta Santa e poi condotto per mano da padre Basilio e padre Giovanni, il diacono Arcangelo Capparelli viene introdotto nel vima. Qui l’eparca Sotir, dal passo incerto, ma dalla figura ieratica, dalla mente ferma e dalla parola dolce e sapida, gli impone le mani sul capo e prega: ‘O Dio che sei grande nella forza, imperscrutabile nell’intelligenza e mirabile nei disegni per i figli degli uomini. Tu stesso, o Signore, riempi del dono del tuo Spirito Santo questo tuo servo che ti sei compiaciuto di promuovere al grado del presbiterato affinché diventi degno di stare senza macchia davanti al tuo altare, di annunciare il Vangelo del tuo regno, di celebrare la parola della tua verità, di presentarti doni di sacrifici spirituali, di rinnovare il tuo popolo con il lavacro della rigenerazione. Così quando si presenterà alla seconda venuta del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, tuo Figlio Unigenito, riceverà dalla abbondanza della tua bontà la ricompensa del buon uso del suo incarico’.
È il 16 luglio 2011, ad Acquaformosa, nella Chiesa di incomparabile bellezza di San Giovanni Battista, sotto l’occhio vigile di Cristo Pantocrator, della Theotokos, del vecchio Simeone, il diacono Arcangelo Capparelli è ordinato sacerdote. Celebra la Divina Liturgia l’eparca di Piana degli Albanesi, Sotir Ferrara, vi partecipa l’arcivescovo di Cosenza e Amministratore Apostolico dell’eparchia di Lungro, Salvatore Nunnari. Molti i sacerdoti – alcuni provenienti da parrocchie latine, altri dall’eparchia di Piana degli Albanesi, quasi tutti quelli della nostra eparchia -, che hanno concelebrato la divina liturgia.
Tutta la popolazione di Acquaformosa, con emozione, ha accompagnato uno dei suoi figli a consacrarsi totalmente al Signore.
L’ufficio divino è stato un attimo, intenso, infinito.
Il canto sussurrato fino a prorompere nell’Axios. È degno.
            Il padre arcivescovo ha indicato al nuovo sacerdote che la sua casa, oltre alla chiesa, dovrà essere la strada, dove incontrerà i fratelli lontani, poveri, rassegnati, disperati che attendono aiuto materiale e spirituale.
Un cammino difficile, per tutti, come difficile è percorrere ogni strada della terra. Ma l’incedere sarà leggero se ogni pensiero, ogni azione, ogni gesto sarà fatto a gloria di Dio, altrimenti tutto sarà vano.
Quando Sant’Agostino si convertì sentiva così forte l’attrazione verso il Divino che decise di isolarsi e vivere nella solitudine dove stare sempre in contatto con Dio attraverso lo studio e la preghiera. Poi invece fu costretto dal vescovo di Ippona ad ordinarsi e diventare sacerdote per condurre il suo gregge. E la sua vita divenne così come la descrive in un suo sermone: «Correggere gli indisciplinati, confortare i pussillanimi, sostenere i deboli, confutare gli oppositori, guardarsi dai maligni, istruire gli ignoranti, stimolare i negligenti, frenare i litigiosi, moderare gli ambiziosi, incoraggiare gli sfiduciati, pacificare i contendenti, aiutare i bisognosi, liberare gli oppressi, mostrare approvazione ai buoni, tollerare i cattivi e [ahimè] amare tutti».
Illuminanti, come sempre, le parole di Zoti Vincenzo Matrangolo che in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale così annotava nel suo diario: «È passato più di mezzo secolo di vita sacerdotale. Quant’acqua sotto i ponti! Quali e quante circostanze. Quali intrecci di avvenimenti, incontri, ansie, lotte, fatiche, riuscite, insuccessi, ignoranze, difficoltà, torture o macerazioni interiori. Quanti scacchi, inciampi, rallentamenti di percorso. Quanta presenza dello Spirito Santo, del Cristo, il mio vero Egumeno! Del Padre che è nel cielo! Quanta liturgia! Quanto sudore di anima per uscire dal tunnel della nebbia delle passioni, delle cognizioni ignoranti per entrare nella cognizione esperienziale e percettiva della Presenza di una Luce vera, che spinge ed attrae in avanti e in alto, come una barca che va senza remi e senza strumenti umani.
Rosmini dice che la riforma della Chiesa consiste nella preghiera, prosegue nello studio, si esprime nell’obbedienza. Lo stesso Rosmini dice in punto di morte all’amico Manzoni che il segreto della sua vita era stato questo: ‘adorare, tacere, gioire!’ È un programma valido!».
            Tutta la popolazione di Acquaformosa ha reso grazie a Dio che suscita santi operai per la sua vigna e ha augurato a padre Arcangelo un fecondo apostolato a servizio degli uomini e a gloria di Dio.