Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (2011)

di Mons. Archimandrita Eleuterio F. Fortino
 
Testo biblico di base
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.
Traduzione della CEI
PREGHIERA PER LA PIENA COMUNIONE TRA I CRISTIANI
Un gruppo di responsabili delle Chiese in Gerusalemme, coadiuvati dal Jerusalem Inter-Church Center ha proposto per la preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno 2011 un tema denso, teologicamente e operativamente aperto alla ricerca della piena comunione tra i cristiani. Il comitato misto per la preghiera composto da rappresentanti della Chiesa cattolica e del Consiglio ecumenico delle Chiese ha conferito al progetto le caratteristiche necessarie per la divulgazione internazionale e interecclesiale. Il comitato misto internazionale si è incontrato presso il Monastero di S. Cristoforo del Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, a Saydnaya in Siria. Il tema è stato preso dagli Atti degli Apostoli presentando emblematicamente la vita della prima comunità cristiana a Gerusalemme come prospettiva della vita ideale nella Chiesa e, di conseguenza, dell’intera ricerca ecumenica.
1. I cristiani di Gerusalemme erano Uniti (proskarteroûntes) nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera(Atti 2, 42). Sono indicati elementi essenziali di quella che sarà la formulazione teologica sulla piena comunione tra i cristiani: unità nella fede, nei sacramenti e nel governo. La prima Comunità dei cristiani, cioè ‘tutti coloro che erano diventati credenti’, secondo i versi seguenti a quello del tema indicato per la settimana, ‘stavano insieme’ (epì tō avtō, v. 44), ‘frequentavano il tempio concordemente’ (omothymadòn, v. 46), ‘tenevano ogni cosa in comune’, ‘prendevano i pasti in comune’, ‘lodavano Dio’. Viene presentata una unità esistenziale che si fondava sulla fede comune e si traduceva in una vita solidale compartecipata. La traduzione ‘erano uniti nell’insegnamento’, nella didachē degli apostoli è una interpretazione, giusta, ma prolungata; il testo con il verbo temporale proskarterō, allude ad una permanenza nel tempo, come per dire che i neobattezzati erano assidui, perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, e forse si allude anche agli impegni permanenti provenienti dal battesimo. Da questa forma verbale ‘ erano assidui ‘ dipendono tutti e quattro i termini del testo che presentano la natura della vita della comunità di Gerusalemme: erano perseveranti nell’insegnamento, nella comunione (koinōnia, termine che compare solo qui negli Atti, ma ben 13 volte in Paolo), nello spezzare il pane, nella preghiera. Certamente si trattava di una comunità limitata nel numero, ma che non rimaneva nascosta; essa era nota e riconosciuta e ‘godeva della simpatia di tutto il popolo’. Le aggiunte tratte dai versetti seguenti quasi esplicitano il contenuto del testo scelto per il tema che rimane come l’affermazione di un esempio di vita vissuta nella Chiesa e come un modello dell’unità che si cerca di stabilire tra i cristiani.
2. La Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium descrive la visione della piena unità di tutti coloro che sono incorporati in Cristo e formano la Chiesa cattolica.: ‘Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integralmente la sua organizzazione e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo corpo visibile sono congiunti con Cristo – che la dirige mediante il Sommo Pontefice e i Vescovi – dai vincoli della professione della fede, dei sacramenti, del regime ecclesiastico (regiminis) e della comunione (LG 14).
Appaiono con chiarezza le tre componenti dell’unità: la fede, i sacramenti e il governo ecclesiastico. Si aggiunge il quarto termine ‘comunione’ come una sintesi: coloro che sono pienamente congiunti a Cristo nel corpo visibile della Chiesa lo sono per la comunione creata dalla professione di una sola fede, dalla partecipazione agli stessi sacramenti e dalla vita ecclesiale diretta dai Vescovi in comunione con il Vescovo di Roma (Summus Pontifex). Per indicare il terzo elemento si usano nei testi conciliari espressioni diverse come gubarnatio, regimen, fraterna concordia.
Per identificare lo scopo del movimento ecumenico dal punto di vista cattolico è necessario tenere presente il modo in cui la Chiesa cattolica considera gli altri cristiani. Il Concilio si è espresso in particolare nel n. 15 della Lumen Gentium e nel n. 3 del Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio.
La LG afferma: ‘Con coloro che, battezzati, sono insigniti del nome cristiano, ma non professano integralmente la fede o non conservano l’unità di comunione (unitatem communionis) sotto il successore di Pietro, la Chiesa sa di essere per più ragioni congiunta (LG 15).
In questa descrizione della situazione degli altri cristiani, nei rapporti con i cattolici e nella comunità dei discepoli di Cristo, riemergono due elementi che indicano due carenze per la comunione:
  • non professano integralmente la fede, o
  • non conservano ‘l’unità di comunione sotto (sub) il successore di Pietro’.
Va notato che non viene segnalato il tema della non comune partecipazione ai sacramenti, ma l’argomento è presente nel discorso globale.
Di converso, subito dopo, la Costituzione sulla Chiesa descrive i vari elementi che congiungono gli altri cristiani ai cattolici, per gruppi distinti e in grado diverso. Il grado di comunione tra la Chiesa cattolica e gli altri cristiani è differenziato a seconda che si tratti di ortodossi o di protestanti.
Gli elementi comuni e le divergenze sono di gradazione differente. Ne deriva anche una differenziazione nello scopo ecumenico immediato dei vari dialoghi.
Se lo scopo generale del movimento ecumenico è identico (la ‘unitas Christianorum promovenda‘),di fatto nelle relazioni bilaterali lo scopo immediato è differente; differente è la base di partenza, differenti le divergenze esistenti; diversi saranno quindi anche i temi del dialogo.
La LG aggiunge che ‘lo Spirito Santo suscita in tutti i discepoli desiderio e attività’ per raggiungere l’unità, e che ‘per ottenere questo (l’unità) la madre Chiesa non cessa di pregare, sperare e operare ed esorta i figli a purificarsi e rinnovarsi…’ (LG 15).
Questi elementi (‘preghiera, attività, esortazioni e speranze’) appartengono piuttosto all’ordine degli strumenti dell’esercizio del movimento ecumenico, ma forse possono essere inclusi negli scopi intermedi del processo ecumenico. È anche scopo previo del movimento ecumenico promuovere la preghiera, lo spirito di comprensione, di dialogo, di carità reciproca e di speranza. Lo scopo dell’ecumenismo non è veramente ‘ultimo’, lontano, immobile, ma è un processo di crescita e di perfezionamento volto al raggiungimento della piena unità, o della piena comunione, aperta alla missione: uniti perché il mondo creda. Lo scopo ultimo del movimento ecumenico è l’unità come condizione per annunciare in modo credibile Cristo a tutte le genti.
Questo scopo generale, e così espresso, è accettato comunemente dai cristiani in dialogo. Ma ovviamente esso va esplicitato e chiarito. Anche all’interno della Chiesa cattolica vi è un’ampia discussione teologica sul concetto di unità, di preghiera per l’unità, di dialogo, e sui diversi scopi immediati e sullo scopo ultimo dei dialoghi. Vi sono stati anche interventi con dichiarazioni importanti come la ‘Communionis notio‘della Congregazione per la Dottrina della Fede (1992).
Ma circa lo scopo del movimento ecumenico, la discussione con gli altri cristiani con cui si è in dialogo, è ancora aperta.
3. L‘unità stessa è concepita in modo diverso da comunità e comunità. Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha raggiunto una descrizione dell’unità approvata da una Assemblea Generale.
Esso – nella sua situazione di dialogo multilaterale – ha coniato un’interessante descrizione dell’unità. Nella dichiarazione sul tema ‘L’unità della Chiesa come koinōnia: dono e vocazione’ della VII Assemblea Generale (Canberra, 7-20 febbraio 1991) ha affermato: ‘L’unità della Chiesa a cui siamo chiamati è una koinōnia data ed espressa nella confessione comune della fede apostolica; in una vita sacramentale comune a cui si accede tramite l’unico battesimo e che si celebra insieme nell’unica comunione eucaristica; in una vita comune in cui membri e ministri si riconoscono vicendevolmente e sono riconciliati gli uni con gli altri; in una missione comune di testimonianza del vangelo della grazia di Dio a tutti i popoli e al servizio di tutto il creato. Lo scopo della ricerca della piena comunione (search for full communion)sarà raggiunto quando tutte le Chiese sono in grado di riconoscere l’una nell’altra la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica nella sua pienezza. Questa piena comunione sarà espressa a livello locale e universale (local and universal)attraverso forme conciliari (conciliar forms)di vita e di azione. In tale comunione le Chiese si ritrovano unite in ogni aspetto della loro vita comune, a tutti i livelli, nella confessione dell’unica fede, nel culto e nella testimonianza, nella decisione e nell’azione’.
Si tratta di un testo particolarmente significativo, trattandosi di una convergenza di rappresentanti di Chiese diverse, con differenti visioni ecclesiologiche. Il documento (L’unità della Chiesa come koinōnia: dono e vocazione),richiesto dal Comitato Centrale del CEC, è stato preparato dalla Commissione ‘Fede e Costituzione’. Di questa commissione fanno parte anche dodici teologi cattolici. La convergenza su una descrizione dell’unità è importante per l’intera ricerca ecumenica.
4. La situazione tra i cristiani oggi, nonostante i progressi registrati nelle relazioni ecumeniche è contraddittoria. La divisione permane. Il decreto UR aveva segnalato che non pochi impedimenti si oppongono alla comunione: questi impedimenti toccano, variamente secondo le diverse Chiese, la fede, la vita sacramentale, la comunione gerarchica. Coinvolgono anche importanti aspetti etici per diverse interpretazioni della dottrina e della tradizione. Anzi questi ultimi problemi sono crescenti nei tempi più recenti. La preghiera diventa più necessaria e urgente.
Il tema proposto dai cristiani di Gerusalemme manifesta la contraddizione in cui vivono i cristiani e la vocazione a cui sono chiamati a motivo dell’unico battesimo.
 
Letture bibliche per gli otto giorni
PRIMO GIORNO:                      La chiesa di Gerusalemme
Gioele 2, 21b-22 – 3, 1-2               Io manderò il mio spirito su tutti gli uomini
Salmo 46(45), 1-11                        Vi abita Dio
Atti 2, 1-12                                    Quando venne il giorno della Pentecoste
Giovanni 14, 15-21                       Lo Spirito della verità
SECONDO GIORNO:               Molte membra in un solo Corpo
Isaia 55, 1-4                                   Chiunque ha sete, venga a bere!
Salmo 85(84), 8-14                        Egli è pronto a salvare chi l’ascolta
1 Corinzi 12, 12-27                       Siamo stati battezzati con lo stesso Spirito
                                                      per formare un solo corpo
Giovanni 15, 1-13                         Io sono la vera vite
TERZO GIORNO:                     La fedeltà all’insegnamento degli apostoli ci unisce
Isaia 51, 4-8                                   Dice il Signore al suo popolo: ‘Ascoltatemi bene’
Salmo 119(118), 105-112              Lampada sui miei passi è la tua parola
Romani 1, 15-17                            Sono pronto ad annunziare il messaggio di Cristo
Giovanni 17, 6-19                         Io ho rivelato loro chi sei
QUARTO GIORNO:                  La condivisione come espressione di unità
Isaia 58, 6-10                                 Digiunare significa dividere il pane con chi ha fame
Salmo 37(36), 1-11                        Abbi fiducia nel Signore e fa’ il bene
Atti 4, 32-37                                  Tutto quello che avevano lo mettevano insieme
Matteo 6, 25-34                             Voi invece cercate prima il regno di Dio
QUINTO GIORNO:                   Spezzare il pane nella speranza
Esodo 16, 13b-21a                        È il pane che il Signore vi ha dato da mangiare
Salmo 116(115), 12-14.16-18       Offrirò un sacrificio per ringraziarti
1 Corinzi 11, 17-18.23-26             Fate questo in memoria di me
Giovanni 6, 53-58                         Questo è il pane venuto dal cielo
                                                     
SESTO GIORNO:                      Fortificati dalla preghiera
Giona 2, 1-10                                Sei tu che salvi, o Signore!
Salmo 67(66), 1-7                          Ti lodino i popoli, o Dio
1 Timoteo 2, 1-8                            Pregare per i re e per tutti quelli che hanno autorità
Matteo 6, 5-15                               Che il tuo regna venga, che la tua volontà si compia
SETTIMO GIORNO:                 Vivere nella fede della resurrezione
Isaia 60, 1-3.18-22                        Chiamerai le tue mura: ‘Salvezza’, le tue porte:
                                                      ‘Gloria al Signore’
Salmo 118(117), 1.5-17                 Sono sfuggito alla morte: ora vivrò
Romani 6, 3-11                              Per mezzo del battesimo ci ha uniti alla sua morte,
                                                      (…) così anche noi vivessimo una nuova vita
Matteo 28, 1-10                             Gesù disse: ‘Non abbiate paura’
 
OTTAVO GIORNO:                  Chiamati a servizio della riconciliazione
Genesi 33, 1-4                               Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, (…) e piansero
Salmo 96(95), 1-13                        Dite a tutti: il Signore regna!
2 Corinzi 5, 17-21                              Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ha dato a noi l’incarico di portare altri alla riconciliazione con lui
Matteo 5, 21-26                             Lascia lì l’offerta davanti all’altare e vai a far pace
                                                      con tuo fratello