RITIRO DI CLERO
Giovedì 29 novembre, con inizio alle ore 9,30,
si terrà il Ritiro di Clero nella Parrocchia ‘San Giovanni Battista’ ad Acquaformosa,
nella Chiesa Madonna della Misericordia,
con la meditazione tenuta da P. Carmelo Giuffrida sj.
Acquaformosa è un paese di origine albanese, sito a 756 metri sul livello del mare, in provincia di Cosenza.
Sorge su un territorio, di 22,57 Kmq, contornato da boschi imponenti, dove scorrono acque limpidissime, da cui deriva il nome.
Il territorio di Acquaformosa si presenta in prevalenza collinare – montuoso, con punte altimetriche che vanno dai 500 ai 1500 metri s.l.m..
L’area montana propriamente detta ricade quasi interamente nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.
Il comprensorio di Acquaformosa confina ad ovest-nord-ovest con il territorio di San Donato di Ninea, confine segnato dal Fiume Grondo, ad est-nord-est confina con il territorio del Comune di Lungro, qui il confine è segnato dalle gole del Galatro a sud confina con il territorio del Comune di Altomonte.
Da Acquaformosa si può ammirare un panorama di impareggiabile bellezza, con un colpo d’occhio si domina la Piana di Sibari con l’arco di mare Jonio antistante, la Valle dell’Esaro, la catena del Pollino e le pendici settentrionali della Sila.
In queste terre giunsero, alla fine del XV° secolo, alcuni esuli albanesi, che dopo la morte del condottiero albanese Giorgio Castriota detto ‘Scanderbeg’, per evitare di diventare schiavi dei turchi, fuggirono dalla loro terra per cercare rifugio tra le popolazioni italiche.
Allora il territorio dove oggi è sita Acquaformosa, era di proprietà dei monaci cistercensi del Monastero di Santa Maria di San Leucio o di Acquaformosa.
Fu a loro che gli albanesi chiesero ospitalità. L’abate accolse la loro richiesta.
La prima prova che attesta la presenza degli albanesi nel territorio di Acquaformosa, è il documento ‘Capitolazioni degli albanesi di Acquaformosa col Monastero di Santa Maria’ conservato nell’Archivio Vaticano nel codice Vaticano Latino n. 14.386 f 9 ss.
Correva l’anno del Signore 1501 quando alcuni albanesi con a capo Pellegrino Caparello, e l’abate commendatario del Monastero di Santa Maria di Acquaformosa firmarono l’atto costitutivo della nuova comunità e, nello stesso tempo, la fonte delle norme regolatrici dei rapporti tra gli albanesi e il monastero.
Dunque il 1501 è la prima data certa della presenza degli albanesi nel territorio badiale, ma quando arrivarono effettivamente in quelle terre non è dato sapere.
Alcuni storici fanno risalire la partenza degli albanesi dalla loro terra tra il 1476 e il 1478, è una data probabile ma non certa.
Nessuno azzarda una data per quanto riguarda l’arrivo degli albanesi nei territori del monastero.
È presumibile che tra la data di stanziamento e le ‘Capitolazioni’ sia trascorso solo il breve tempo necessario ai monaci per conoscere i nuovi ospiti e agli albanesi per conoscere la lingua italiana volgare che si è impiegata nella stesura del documento.
Poco si sa degli albanesi che furono i primi abitanti di Acquaformosa: indirettamente si può dedurre che tra di essi ci fosse un sacerdote.
Infatti appartenevano alla Chiesa parrocchiale di Acquaformosa 8 codici greci che oggi sono custoditi nella Biblioteca del Monastero Esarchico di Grottaferrata.
Il primo luogo dove gli albanesi edificarono il loro casale fu la località chiamata ‘Arioso’. Ma il luogo prescelto, che oggi segna il confine tra i territori di Acquaformosa ed Altomonte, fu ben presto abbandonato; gli albanesi si spostarono e costruirono le loro abitazioni più vicino al Monastero.
I motivi che spinsero i primi abitanti di Acquaformosa a spostarsi da Arioso non sono certi, le ipotesi avanzate sono due.
La prima giustifica lo spostamento a causa dei numerosi serpenti che infestavano quella zona; la seconda lo giustifica per le difficoltà di approvvigionamento dell’acqua.
Lo spostamento in tutti i casi fu repentino, dato che già nel 1505 era in costruzione la Chiesa Matrice di San Giovanni Battista nel luogo dove tutt’oggi è ubicata.
In un primo tempo l’aggregato urbano di Acquaformosa era così ristretto da non essere considerato neppure casale di Altomonte. Solo dagli scritti del giureconsulto Giovanni Paolo Galterio, riguardanti gli statuti di Altomonte del dì 15 agosto 1602, viene nominato il casale di Acquaformosa, insieme a quelli di Lungro e di Firmo, come casali di Altomonte.
Verosimilmente le prime abitazioni furono costruite a ridosso del primo oratorio degli albanesi di Acquaformosa, la Chiesa della Concezione, edificata sin dai primissimi anni del 1500.
Casale di Altomonte fino all’inizio del 1800 Acquaformosa divenne Comune autonomo a seguito delle leggi francesi che riorganizzarono amministrativamente il vecchio regno borbonico.
Solo nel 1848, a seguito di numerosissime dispute legali il territorio di Acquaformosa assunse la consistenza che ancora oggi conserva.
La popolazione di Acquaformosa parla ancora l’avita lingua albanese, appartiene alla Chiesa Cattolica di rito bizantino – greco, custodisce usi e tradizioni portate molti secoli fa dalla terra natia.