Category Archives: Liturgia della domenica

Commento

 1. Perché Gesù si ritira sul monte

       Egli è solito, d’altra parte, quando compie grandi miracoli, congedare le turbe e anche i discepoli, per insegnarci a non cercare in nessun modo la gloria degli uomini e a non trascinarsi dietro la folla. La parola che usa l’evangelista, «obbligò», indica il gran desiderio che i discepoli avevano di stare in compagnia di Gesù. Gesù, dunque, li manda via con il pretesto che egli deve congedare la moltitudine, ma in realtà è perché egli vuole ritirarsi sul monte. Il Signore si comporta così per darci un nuovo ammaestramento: non dobbiamo cioè star continuamente in mezzo alla folla, né dobbiamo d’altra parte fuggire sempre la moltitudine; dobbiamo, invece, fare entrambe le cose con profitto, alternando l’una cosa e l’altra secondo la necessità e l’opportunità.

       Perché Gesù sale sul monte? Per insegnarci che il deserto e la solitudine sono propizi quando dobbiamo supplicare Dio. Per questo infatti egli si ritira spesso in luoghi solitari e ivi passa le notti in preghiera, inducendo così anche noi a cercare sia il tempo sia il luogo più tranquillo per le nostre orazioni. La solitudine infatti è la madre della quiete, è un porto tranquillo che ci mette al riparo da ogni tumulto. Ecco perché Gesù sale sulla montagna. I suoi discepoli, invece, sono nuovamente travolti dai flutti e devono sopportare una tempesta violenta come la precedente. Allora, però, il Signore era con loro nella barca, mentre qui essi sono soli e lontani dal Maestro. Egli vuole infatti condurli soavemente e farli progredire a poco a poco verso esperienze più grandi; in particolar modo desidera che sopportino coraggiosamente tutto quanto accade loro. Quando stavano per correre il primo pericolo, egli era presente anche se dormiva, e poteva offrir loro un immediato conforto e un sostegno. Ora, invece, per abituarli a una maggiore pazienza non resta con loro, ma si apparta permettendo che si scateni una grande tempesta in mezzo al mare, tanto che sembra non esservi da nessuna parte speranza di salvezza. E li lascia per tutta la notte in balia delle onde, desiderando, come io credo, risvegliare il loro cuore indurito. Questo infatti era l’effetto del terrore, cui contribuiva, oltre la tempesta, anche la notte con la sua oscurità. In realtà il Signore, oltre a questo acuto e profondo spavento, vuole eccitare nei suoi discepoli un più grande desiderio e un continuo ricordo di lui: perciò non si presenta immediatamente a loro.

       “Alla quarta vigilia della notte egli se ne venne a loro, camminando sopra il mare” (Mt 14,25): voleva abituarli a non cercar subito di essere liberati dalle difficoltà, ma a sopportare gli avvenimenti con coraggio.

       Ma quando sembra che siano fuori pericolo, ecco che sono colti di nuovo dalla paura. “E i discepoli, vedutolo camminare sopra il mare, si impaurirono, pensando che fosse un fantasma; e dalla paura si misero a gridare” (Mt 14,26). Dio agisce sempre così: quando sta per liberarci da prove terribili, ne fa sorgere altre più gravi e spaventose. E così accade anche in questa occasione. Insieme alla tempesta, l’apparizione del Maestro turba ancor di più i discepoli. Ma neppure ora Gesù dissipa l’oscurità, né si rivela immediatamente perché vuol prepararli con questa continua sequela di prove a sostenere altre lotte e indurli a essere pazienti e costanti.

       Così Dio si comportò con Giobbe. Quando infatti si apprestava a liberarlo dalla prova, permise che la fine delle sue sofferenze fosse più dura dell’inizio: non dico per la morte dei figli o per le lamentele e le tentazioni della moglie, ma a causa degli insulti rivoltigli dai suoi stessi domestici e dagli amici. Quando Dio decise di trarre Giacobbe dalla miseria sofferta in terra straniera, permise che egli si trovasse a temere ancor più fortemente: il suocero infatti lo minacciava di morte (Gn 31,1-23) e, dopo di lui, il fratello che stava per accoglierlo in patria lo mise in estremo pericolo (Gn 32,7-12). Siccome i giusti non possono essere provati con violenza per lungo tempo, quando stanno per terminare le loro battaglie, Dio, volendo che essi ne ritraggano una più grande ricompensa, aggiunge altre prove. Nello stesso modo agì con Abramo, ponendogli come ultima prova il sacrificio del figlio (Gn 22,1). Così le prove più intollerabili si fanno sopportabili: esse, infatti, quando sono giunte al limite della sopportazione hanno prossima la liberazione. In tal modo Cristo si comporta qui con gli apostoli. Si rivela loro solo dopo che si sono messi a gridare. Così, quanto più grande è stato il terrore che li ha assaliti, tanto più gioiscono nel vederlo.

       “Ma Gesù subito rivolse loro la parola dicendo: “«Fatevi coraggio, sono io; non abbiate paura!»” (Mt 14,27). Queste parole dissipano del tutto il loro timore e ridanno loro fiducia. Siccome essi, a causa di questa sua straordinaria maniera di camminare sulle onde e per l’oscurità della notte, non lo possono riconoscere con la vista, egli si fa riconoscere con la voce.

       Ma che fa ora Pietro, che è sempre ardente e va sempre avanti agli altri? Gli rispose Pietro: “«Signore, se sei tu, comandami di venire a te sopra le acque» (Mt 14,28). Non gli dice: prega, o supplica, ma «comandami». Vedete quale fervore? E che fede! Certo, molte volte egli si espone al pericolo, perché va oltre la misura e difatti anche qui chiede una cosa molto grande: tuttavia lo fa solo per amore e non per un sentimento di vanità. Ecco perché non dice semplicemente: comandami di camminare sopra le acque, ma precisa «comandami di venire a te». Nessuno ha infatti tanto amato Gesù quanto lui. La stessa cosa egli farà dopo la risurrezione del Salvatore. Allora, non attenderà di andare con gli altri al sepolcro, ma li precederà. In questa circostanza egli dimostra non soltanto il suo amore, ma anche la sua fede. Pietro non solo crede che Gesù può camminare sull’acqua, ma che egli può farvi camminare anche gli altri: perciò desidera avvicinarsi subito a lui.

       “Ed egli rispose: «Vieni». E Pietro, disceso dalla barca, si mise a camminare sulle acque e giunse presso Gesù. Ma, vedendo il vento gagliardo, ebbe paura. E cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami». E subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»” (Mt 14,29-31).

       Questo miracolo è più straordinario di quello della tempesta sedata e perciò il Signore lo compie dopo di quello. Aveva mostrato, in quel primo miracolo, che egli comandava al mare; qui compie un prodigio ben più sorprendente. Allora s’era fatto obbedire dai venti; ora egli cammina sulle acque e concede a un altro di fare la stessa cosa. Se al tempo del primo miracolo avesse ordinato a Pietro di camminare sulle acque, l’apostolo non si sarebbe dimostrato ugualmente pronto e deciso, perché non possedeva ancora tanta fede.

       Ma perché ora Gesù acconsente alla richiesta di Pietro? Perché, se gli avesse risposto: Non puoi, l’apostolo, essendo tanto ardente, avrebbe insistito. Gesù quindi lo persuade per via di fatti, così che in avvenire sia più moderato. Ma neppure in tal modo Pietro si conterrà. Buttatosi dunque fuori della barca, incominciò ad essere sbattuto dai flutti, poiché aveva avuto timore.

       Gettatosi, dunque, dalla barca, Pietro andava verso Gesù, felice non tanto di camminare sopra le acque, quanto di andare verso di lui. Ma, dopo aver compiuto quanto era più difficile, l’apostolo cominciò ad essere sopraffatto da un pericolo minore, dall’impeto cioè del vento, non dalla violenza del mare.

       Così è la natura dell’uomo: spesso, dopo aver trionfato delle più grandi prove, cade nelle più piccole.

       Quando ancora è scosso dal terrore della tempesta, ha il coraggio di gettarsi in acqua, mentre, subito dopo, non può resistere al gagliardo assalto del vento, nonostante sia vicino a Gesù. Non giova a nulla infatti esser vicini al Salvatore, se non gli siamo vicini con la fede.

       Ma perché, in questo caso, il Signore non comanda ai venti di smettere di soffiare e stende invece la mano per afferrare e sostenere Pietro? Perché c’era bisogno della sua fede. Quando noi cessiamo di fare la nostra parte, anche Dio cessa di aiutarci. Per far capire quindi al suo apostolo che non è l’impeto del vento, ma la scarsezza della sua fede a farlo affondare, Gesù gli dice: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Se la sua fede non si fosse indebolita, egli avrebbe facilmente resistito anche al vento. E la prova sta nel fatto che il Signore, anche dopo aver preso Pietro per mano, lascia che il vento continui a soffiare con tutta la sua forza, per manifestare che esso non potrebbe assolutamente nuocergli, qualora la sua fede fosse salda. E come la madre sostiene con le sue ali e riporta nel nido l’uccellino che uscito anzitempo sta per cadere a terra, così fa anche Cristo con Pietro.

       “E montati che furono in barca, il vento cessò” (Mt 14,32).

       Quando sopravvenne la calma dopo la prima tempesta, gli apostoli si chiesero: “E chi è mai costui che anche i venti e il mare gli ubbidiscono?” (Mt 8,27). Ma ora non si rivolgono più questa domanda. “Allora quelli che erano nella barca gli si prostrarono davanti, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!»” (Mt 14,33)

       Crisostomo Giovanni, In Matth. 49, 3; 50, 1-2

2. Questa traversata è segno della vita cristiana

       Che qualcuno più semplice si contenti del racconto degli avvenimenti! Noi però, se un giorno saremo alle prese con tentazioni inevitabili, ricordiamoci che Gesù ci ha obbligati ad imbarcarci e che vuole che lo precediamo sulla sponda opposta (Mt 14,22). Infatti, è impossibile a chi non ha sopportato la prova delle onde e del vento contrario (Mt 14,24) pervenire sulla riva opposta. Poi, quando verremo avvolti da difficoltà numerose e penose, stanchi di navigare in mezzo ad esse con la povertà dei nostri mezzi, pensiamo che la nostra barca è allora in mezzo al mare (Mc 6,47), scossa dalle onde che vorrebbero vederci “far naufragio nella fede” (1Tm 1,19) o in qualche altra virtù. Se d’altro canto vediamo il soffio del maligno accanirsi contro i nostri sforzi, pensiamo che allora il vento ci è contrario. Quando perciò, in mezzo a tali sofferenze, avremo resistito per tre vigilie della notte oscura che regna nei momenti di tentazione, lottando del nostro meglio e rimanendo vigilanti su di noi per evitare «il naufragio nella fede» o in un’altra virtù – la prima vigilia rappresenta il padre delle tenebre (Rm 13,12) e del peccato, la seconda suo figlio, «l’avversario», in rivolta contro tutto ciò che ha nome Dio o ciò che è oggetto di adorazione (2Th 2,3-4), la terza lo spirito nemico dello Spirito Santo -,siamo certi allora che, venuta la quarta vigilia, “quando la notte sarà avanzata e già il giorno si avvicina” (Rm 13,12), arriverà accanto a noi il Figlio di Dio, per renderci il mare propizio, camminando sui suoi flutti. E quando vedremo apparirci il Logos, saremo assaliti dal dubbio (Mt 14,26) fino al momento in cui capiremo chiaramente che è il Salvatore esiliatosi (Mt 21,33 Mc 12,1 Lc 20,9) tra noi e, credendo ancora di vedere un fantasma, pieni di paura, grideremo; ma lui ci parlerà tosto, dicendoci: “Abbiate fiducia, sono io; non abbiate paura!” (Mt 14,26-27). A queste parole rassicuranti, ci sarà forse tra noi, animato dal più grande ardore, un Pietro in cammino “verso la perfezione” (He 6,1) – senza che vi sia ancora pervenuto -,che scenderà dalla barca, nella coscienza di essere sfuggito alla prova che lo scuoteva; dapprima, nel suo desiderio di andare davanti a Gesù, egli camminerà sulle acque (Mt 14,29), ma, essendo ancora la sua fede insufficiente e permanendo lui stesso nel dubbio, vedrà la “forza del vento” (Mt 14,30), sarà colto dalla paura e comincerà ad affondare; peraltro sfuggirà a tale sciagura, poiché invocherà Gesù a gran voce, dicendo: “Signore, salvami!” (Mt 14,30). E, appena quest’altro Pietro avrà finito di parlare, dicendo: «Signore, salvami!», il Logos stenderà la mano, gli arrecherà soccorso e lo afferrerà nel momento in cui cominciava ad affondare, rimproverandogli la sua poca fede e i suoi dubbi. Stai attento, tuttavia, che egli non ha detto: «Incredulo», bensì: «Uomo di poca fede», e che sta scritto: «Perché hai dubitato, poiché avevi un po’ di fede, ma tu hai piegato nel senso ad essa contrario» (Mt 14,31).

       Dopodiché, Gesù e Pietro risaliranno sulla barca, il vento cesserà e i passeggeri, comprendendo a quali pericoli sono sfuggiti, lo adoreranno dicendo, non semplicemente: “Tu sei il Figlio di Dio“, come hanno detto i due ossessi (Mt 8,28), ma: “Veramente, tu sei il Figlio di Dio” (Mt 14,33); e questa parola sono i discepoli saliti «sulla barca» a dirla, poiché io ritengo che non avrebbero potuto essere altri che i discepoli a dirla.

       Origene, In Matth. 11, 6-7

Vangelo

 

In albanese:
 
VANGJELI (Mt. 14, 22-34)
 
Nd’atë mot Jisui shtyjti dishipulit e tij të hipeshin te barka dhe të shkojin përpara atij mbatanë, njera çë aì të lëshonej gjindjen. Dhe si lëshoi gjindjen, u hip te mali se të parkalesnij mënjanë i vetëm. Si arrù mbrënja, ai ndodhej atje i vetëm; barka ish adhè në mes të detit e shkundur nga suvalat, sepse ajri ish kundrela. Tek e katërta rùajtje e natës Jisui vate tek atà, tue ecur mbi detin. E dishipulit si e panë, çë ecnej mbi detin, u trëmbën e thanë: ‘Eshtë një fantazëm!’. Dhe nga trëmbësia thirrën. Po shpejt Jisui i foli atyre tue thënë: ‘Bëni zëmër, jam unë, mos trëmbeni’. U përgjegj Atij Pjetri e i tha: ‘O zot, në se je Ti, urdhëromë të vinj tek Ti mbi ujrat’. Aì i tha: ‘Eja!’. E Pjetri, si u zbrit nga barka, eci mbi ujrat, se të venej te Jisui. Po, kur pa se ajri ish i fortë, u trëmb e, si zu të mbytej, thërriti e tha: ‘O Zot, shpëtomë’. Shpejt Jisui ndëjti dorën, e rrëmbei e i tha: ‘O njerì me pak besë, pse dyshove?’. E si ata u hipën te barka, ra ajiri. E ata çëishin mbrënda te barka erdhën e ju përmisën, tue i thënë: ‘Ti je vërteta i Biri i Perëndisë’. E si shkuan mbatanë, erdhën tek dheu i Jenisaretit.
 
In italiano:
VANGELO
In quel tempo, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, al vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «É un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
 

Epistola

 

 

APOSTOLOS (1 Cor. 3, 9-17)
 
In albanese:
 
– Falni të taksura Zotit Perëndisë tonë gjithë ata rreth Atij do sjeilin dhurata.
– Përëndia është i njohur në Judhë; ëmri i tij është i madh në Izraill.
 
Këndimi nga letra e parë ë Palit Korinthanëvet
 
Vëllezër, jemi bashkëpunëtorë të Perëndisë e ju jini dheu j Perëndisë, ndërtesa e Perëndisë. Si pas hirit të Perëndisë çë më qe dhënë mua, si një arkitekt i urtë, u vura bazën, njatër do të stisë përsipër. Po nganjë le të ruanjë si po stis; sepse mosnjeri mund vëre një bazë të ndryshme nga ajo çë u vù, e cila është Jisu Krishti. Në se ndonjë stis mbi këtë bazë me àr, argjënd, gurë të çëmuar, drù, bàr, kashtë, puna e çdonjeriu do të dëftohet, sepse dita do t’e dëftonjë atë; sepse me anë të zjarrit nxiret mbë shesh, edhe zjarri do të provonjë punën e cilitdo çë punë është. Nëse puna çë ndonjerì stisi mbetet, ky do të marrë pagë; nëse u djegtë puna e ndonjeriu, atij do t’i vinjë dëm; po aì vet do të shpëtonjë posi nga zjarri. Nuk a dini ju se jini tempull i Perëndisë e se Shpirti i Shëjtë rri tek ju? Nëse ndonjë shkatërron tempullin e Perëndisë, Perëndia do ta shkatërronjë atë; sepse tempulli i Perëndisë, çë jini ju, është i shëjtë.
Alliluia (3 herë)
 
Ejanj të gëzohemi në Zotin dhe t’i ngrëjmë zërin Perëndisë Shpëtimtarit tonë.
Alliluia (3 herë)
 
Le të qasemi përpara Atij me lavdërime e të ngrëjmë zërin tek Aì me psalme, se Perëndi i madh është Zoti e mbret i madh mbi gjithë dheun.
Alliluia (3 herë)
 
 
In italiano:
 
– Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli, quanti lo circondano gli portino doni. (Salmo 75,12)
– Dio è conosciuto in Giudea, in Israele è grande il suo nome. (Salmo 75,2).
 
Lettura dalla prima epistola di Paolo ai Corinti.
 
Fratelli, siamo collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perchè santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Alliluia (3 volte)
 
– Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore. (Salmo 94,1)
Alliluia (3 volte)
 
    Presentiamoci al suo cospetto con canti di lode, inneggiamo con canti di lode. (Salmo 94,2)
Alliluia (3 volte)

Antifone

 

 

1a ANTIFONA
Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo, ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.
Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson imàs. 
 
Shumë bukur është të lavdërojmë Zotin e të këndojmë ëmrin tënd, o i Lartë. 
Me lutjet e Hyjlindëses, Shpëtimtar, shpëtona.
 
Buona cosa è lodare il Signore, e inneggiare al tuo nome, o Altissimo.
Per l’intercessione della Madre di Dio, o Salvatore, salvaci.
 
2a ANTIFONA
O Kìrios evasìlefsen, efprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.
Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.
 
Zoti mbretëron, vishet me hieshi, Zoti vishet me fuqi dhe rrethóhet. 
Shpëtona, o Biri i Perëndisë, * çë u ngjalle nga të vdekurit, * neve çë të këndojmë: Alliluia.
 
Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è ammantato di fortezza e se n’è cinto.
O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.
 
3a ANTIFONA
Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo, alalàxomen to Theò to Sotìri imòn.
Ex ìpsus ‘
 
Ejani të gëzohemi në Zotin dhe t’i ngrëjmë zërin Perëndisë, Shpëtimtarit tonë.
Ti erdhe ‘
 
Venite, esultiamo nel Signore, cantiamo inni di giubilo a Dio, nostro Salvatore.
O misericordioso ‘

Kinonikòn

 

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn, enìte aftòn en dis ipsìstis. Alliluia (3 volte).
 
Lavdëroni Zotin prej qielvet, lavdëronie në më të lartat. Alliluia (3 herë).
 
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli.  Alliluia (3 volte).

 

Commento

 1. Il sale della terra

       “Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13). Con tali parole egli mostra che era necessario dar loro quei grandi precetti. Dice, in sostanza, che non soltanto per la loro vita personale, ma anche per la salvezza di tutti gli uomini quell’insegnamento verrà affidato a loro. Io non vi mando – sembra dire – come un tempo furono mandati i profeti a due città, o a dieci, o a venti, o a un popolo in particolare, ma vi invio alla terra, al mare, al mondo intero, a questo mondo che vive nella corruzione. Dicendo: «Voi siete il sale della terra», fa capire che la sostanza degli uomini è stata resa insipida e corrotta dai peccati. Per questo egli esige soprattutto dai suoi apostoli quelle virtù che sono necessarie e utili per convertire molti. Quando un uomo è mansueto, umile, misericordioso e giusto, non tiene chiuse in sé simili virtù, ma fa sì che queste eccellenti sorgenti, scaturite dalla sua anima, si diffondano a vantaggio degli altri uomini. Inoltre chi ha il cuore puro, chi è pacifico, chi subisce persecuzioni a causa della verità, pone la sua vita per il bene di tutti. Non crediate, dunque – è come se dicesse Gesù -, che io vi trascini a battaglie occasionali e che sia per ragioni di poco conto che io vi «il sale della terra» . Ma perché allora? Essi hanno forse guarito ciò che era corrotto e putrefatto? No, non è questo che hanno fatto gli apostoli. Il sale non può rimediare alla putrefazione. Gli apostoli, ripeto, non hanno fatto questo. Ma quando la grazia di Dio avrà essi si dimostreranno veramente il «sale della terra», mantenendo e conservando gli uomini in questa nuova vita che hanno ricevuta da Dio. È opera di Cristo liberare gli uomini dalla corruzione del peccato, ma tocca agli apostoli, con la loro sollecitudine e con i loro sforzi, impedire ad essi di ricadere in quello stato di corruzione. Osservate come, a poco a poco, Gesù manifesta che gli apostoli sono al di sopra dei profeti. Egli non li chiama soltanto dottori della Palestina, ma maestri di «tutta la terra» e maestri severi e terribili. E ciò che è degno di ammirazione è il fatto che essi, senza adulare e senza compiacere gli uomini, ma, al contrario, comportandosi come fa il sale, si sono fatti amare da tutti. Non stupitevi, quindi, – sembra continuare Gesù, – se, tralasciando gli altri, mi rivolgo in particolare a voi e vi trascino in così grandi rischi. Considerate quante e quali sono le città, i popoli e le genti a cui sto per inviarvi. Perciò, non voglio che vi limitiate ad essere prudenti e sapienti, ma voglio che facciate anche gli altri simili a voi. Quanto devono essere saggi coloro dai quali dipende la salvezza degli altri! Occorre loro una virtù sovrabbondante, in modo da parteciparne i vantaggi anche agli altri uomini. Ebbene se voi non avrete abbastanza virtù per comunicarla anche agli altri, – sembra concludere Gesù, – non ne avrete neppure abbastanza per voi stessi.

       Non lamentatevi, quindi, quasi fosse troppo duro e difficile quanto vi chiedo. Agli altri, infatti, che si trovano nell’errore, sarà possibile la conversione per mezzo vostro. Ma se voi perderete il vostro vigore, perderete voi stessi e gli altri con voi. Quanto più sono importanti i compiti che vi vengono affidati, tanto più dovete dedicarvi agli altri con zelo.

       Per questo Gesù dice le parole seguenti: “Ma se il sale diviene insipido, con che gli si renderà il sapore? A null’altro più è buono che ad essere buttato via perché sia calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). Quando gli altri uomini ricadranno in mille colpe, essi potranno ottenerne il perdono. Ma se il maestro stesso diventa colpevole, niente potrà scusarlo e la sua colpa sarà punita con estrema giustizia. Nel timore che gli apostoli, sentendo dire che il mondo li avrebbe coperti di ingiurie che li avrebbe perseguitati e che avrebbe detto di loro tutto ii male possibile avessero avuto paura di farsi avanti e di mettersi in mezzo a parlare alla gente, Gesù dichiarò apertamente che, se essi non erano pronti ad affrontare questo, invano li aveva scelti. Voi non dovete temere – sembra dire – di essere calunniati; dovete piuttosto temere di apparire adulatori, perch’ allora diverreste un sale insipido, «a null’altro buono che ad essere buttato via, perché sia calpestato dagli uomini». Ma, se voi conservate tutta la vostra sapidità di fronte alla corruzione, e se allora la gente dirà male di voi, rallegratevi perché questo è l’effetto che fa il sale, che morde e punge le piaghe. Le maledizioni degli uomini vi seguiranno inevitabilmente; ma, lungi dal procurarvi del male, esse testimonieranno la vostra fermezza. Se, invece, il timore delle calunnie vi farà perdere il vigore che vi è indispensabile, allora patirete conseguenze ben peggiori e sarete coperti dalle ingiurie e dal disprezzo di tutti: questo significano le parole «calpestato dagli uomini».

       Subito dopo il Salvatore passa a un paragone ancor più elevato: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14), – egli dice. Non li chiama soltanto luce di una gente o di venti città, ma «luce del mondo», di tutta la terra, e luce intelligibile, più splendente dei raggi del sole, come anche il sale, di cui ha appena parlato, è un sale del tutto spirituale. Parla dapprima del sale, e dopo della luce, per mostrare quale vantaggio proviene da parole aspre come il sale e quale utile effetto deriva da una dottrina severa, che consolida le anime e non permette che si rilassino e si corrompano, ma le eleva e le conduce come per mano sulla strada della virtù.

       “Non può una città che sia posta sopra un monte restar nascosta; né si accende una lucerna per porla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere e così essa fa lume a quanti sono in casa” (Mt 5,14-15). Gesù Cristo stimola ancora una volta con queste parole i suoi apostoli a vigilare sulla loro condotta, avvertendoli di stare sempre sul chi vive, poiché sono esposti agli occhi di tutti gli uomini e combattono in un’arena elevata nel mezzo della terra. Non fermatevi – egli dice – a considerare dove noi ora ci troviamo seduti e che noi, qui, siamo in un piccolo angolo del mondo. Voi sarete al cospetto di tutti gli uomini, così come lo è una città posta in cima a una montagna o una lampada che splenda su un candelabro in una casa…

       “Risplenda allo stesso modo la vostra luce agli occhi degli uomini, affinché vedendo le vostre buone opere diano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16). Io, infatti, – sembra dire Gesù, – ho acceso la luce perché essa continui ad ardere; voi dovete essere vigilanti e pieni di zelo non solo per voi, ma anche per quelli che hanno ottenuto questa stessa legge e sono stati condotti alla verità. Le calunnie non potranno oscurare il vostro splendore, se voi vivrete con perfezione e in modo da convertire tutti gli uomini. La vostra vita sia degna della grazia e della verità che avete ricevuto: e, come questa va predicata ovunque, così anche la vostra vita vada di pari passo con essa. Ma, oltre la salvezza degli uomini, Gesù mette in risalto un altro effetto, valido a mantenerli vigilanti nel combattimento e a stimolarne tutto lo zelo. Non solo, infatti, convertirete tutto il mondo -egli aggiunge – vivendo in questo modo nuovo, ma procurerete la gloria di Dio. Se invece voi agirete diversamente, sarete colpevoli della perdizione degli uomini e del fatto che il nome di Dio sarà disonorato dai bestemmiatori.

       Crisostomo Giovanni, In Matth. 15, 6 s.

2. La ricchezza di doti, segno della vocazione alla predicazione

       Vi sono non pochi che hanno ricevuto doni esimi di virtù e per i loro grandi doni eccellono nella guida degli altri: sono puri per la cura della castità, sono forti per l’impegno nell’astinenza, nutriti di dottrina spirituale, umili per pazienza longanime, elevati per forza di autorità, benigni per pietosa indulgenza, rigidi per giusta severità. Se dunque costoro, chiamati ad assumersi il sommo governo pastorale, se ne sottraggono, privano per lo più se stessi di quei doni che hanno ricevuto non solo per sè, ma anche per gli altri. Pensando al proprio guadagno e non al bene altrui, si privano dei beni che vogliono godere essi soli. Per questo la Verità dice ai suoi discepoli: “Non si può nascondere una città posta sul monte, né accendere la lucerna e porla sotto il moggio, ma sopra il candelabro, affinché risplenda a tutti coloro che sono nella casa” (Mt 5,14s). Per questo disse a Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami?” E questi, avendo subito risposto di amarlo, si sentì dire: “Se mi ami, pasci le mie pecore” (Jn 21,16). Se dunque la cura pastorale è testimonianza di amore, chiunque, pur ricco di virtù, rifiuta di pascolare il gregge di Dio, mostra di non amare il suo pastore. Per questo Paolo dice: “Se Cristo è morto per tutti, sono dunque morti tutti; e se egli è morto per tutti, quelli che vivono non devono vivere più per loro stessi, ma per colui che è morto ed è risuscitato per loro” (2Co 5,14s)…

       Vi sono dunque non pochi che, arricchiti di grandi doni, come abbiamo detto, ardendo solo di amore per la contemplazione, ricusano di procurare utilità al prossimo con la predicazione: preferiscono la quiete indisturbata, il ritiro in meditazione. Se costoro vengono giudicati con rigore, senza dubbio sono tanto colpevoli, quanto avrebbero potuto giovare agendo in pubblico. E con quale giustificazione colui che potrebbe segnalarsi per il bene al prossimo antepone il proprio ritiro all’utilità degli altri, quando lo stesso Unigenito del sommo Padre per giovare a molti uscì dal seno del Padre e venne in mezzo a noi? E vi sono non pochi che se ne sottraggono solo per umiltà, perch’ non vogliono venir preposti a coloro di cui si stimano inferiori. Certo la loro umiltà se è circondata anche dalle altre virtù, è vera agli occhi di Dio, purché non sia pertinace nel rifiutare il peso cui vien loro comandato di sobbarcarsi per l’utilità altrui. Non è infatti veramente umile chi comprende che la volontà di Dio gli impone di comandare, ed egli tuttavia si rifiuta. Ma, soggetto alle divine disposizioni, libero dal male dell’ostinazione, quando gli viene imposto il governo pastorale supremo, se è stato già arricchito di doni con cui giovare agli altri, deve pur contro la sua volontà obbedire.

       Gregorio Magno, Regula pastor. 1, 5-6

3. Dar gloria a Dio con la condotta della vita

       Iniziamo, dunque, una vita nuova. Facciamo della terra cielo e così mostreremo a coloro che non credono di quali grandi beni essi son privi. Quando infatti vedranno la nostra vita e la nostra comunità bella e armoniosa, essi avranno la visione stessa del regno dei cieli. Quando ci vedranno modesti, senz’ira, puri di ogni cattivo desiderio, privi d’invidia, esenti d’avarizia, e attivi in tutte le virtù, diranno: Se i cristiani sono angeli in questa vita, che cosa saranno dopo la morte? Se qui, dove sono pellegrini, risplendono in tal modo, che diverranno quando giungeranno nella loro patria? E così anche i pagani diverranno migliori e la predicazione della religione si diffonderà non meno che al tempo degli apostoli. Dodici uomini poterono allora convertire città e regioni intere: se tutti noi faremo della perfezione della nostra vita un insegnamento, pensate fin dove potrà diffondersi la nostra religione. Un pagano, infatti, non è così attratto dal vedere un morto che risuscita quanto dal contemplare un uomo che vive virtuosamente. Di fronte a quel prodigio rimarrà, sì, sorpreso, ma la vita virtuosa di un cristiano gli porterà vantaggio. Il prodigio avviene e passa, ma la vita cristiana resta, e continuamente edifica e fa crescere la sua anima.

       Vigiliamo dunque su noi stessi per avvantaggiare anche gli altri. Non vi dico niente di troppo duro e pesante. Non vi proibisco di sposarvi, non vi ordino di abbandonare le città e di lasciare gli impegni politici e civili. No, rimanendo dove ora vivete e nelle funzioni attualmente esercitate, mettete in atto la virtù. A dire il vero io preferirei che per la perfezione della loro vita brillassero coloro che vivono nelle città, piuttosto che quelli che si sono ritirati a vivere sulle montagne. Per qual motivo? Perché da questo fatto potrebbe derivare un grande vantaggio. “Nessuno“, infatti, “accende una lampada per metterla sotto il moggio” (Mt 5,15). Per questo io voglio che tutte le lampade siano sopra il candelabro, in modo che si diffonda una grande luce. Accendiamo, dunque, questo fuoco e facciamo che quanti si trovano seduti nelle tenebre siano liberati dall’errore. E tu non venire a dirmi: Ho impegni, moglie e figli; devo occuparmi della casa, e non posso fare ciò che tu dici. Io ti assicuro che se tu fossi libero da tutti questi impegni, ma rimanessi nella stessa apatia in cui ora giaci, tutto ugualmente svanirebbe. Se al cantrario, pur con tutti questi impegni, tu fossi pieno di fervore, riusciresti a praticare la virtù. Una sola cosa è richiesta: la disposizione di un’anima generosa. Allora, né l’età, né la miseria, né la ricchezza, né la mole degli affari e delle occupazioni, n’ qualunque altra cosa vi impedirà di essere virtuosi. E in verità si son visti vecchi e giovani, coniugati e padri di famiglia, operai, artigiani, professionisti e soldati che hanno messo in pratica i comandi di Dio. Daniele, infatti, era giovane, Giuseppe era schiavo, Aquila esercitava un lavoro manuale, Lidia, venditrice di porpora, dirigeva un laboratorio, uno era carceriere, un altro un centurione, come Cornelio; uno era quasi sempre ammalato, come Timoteo, e un altro ancora era uno schiavo fuggiasco, come Onesimo. E tuttavia, queste diverse condizioni non furono di ostacolo a nessuno di essi; anzi, tutti rifulsero per la santità della loro vita: uomini e donne, giovani e vecchi, schiavi e liberi, soldati e privati cittadini.

       Non adduciamo dunque vani pretesti, ma cerchiamo di avere la più decisa e ferma volontà. Qualunque sia il nostro stato e le nostre condizioni sociali, disponiamoci con tutto il nostro essere a praticare la virtù e così otterremo un giorno i beni celesti, per la grazia e l’amore di nostro Signore Gesù Cristo.

       Crisostomo Giovanni, In Matth. 43, 5

 

Vangelo

 

 

 

In albanese:
 
VANGJELI (Mt. 5, 14-19)
 
Tha Zoti dhishipulvet të tij: ‘Ju jini drita e jetës; nëng mund fshehet një katund i vënë mbi një mal, dhe nëng dhezin kandill dhe e vënë nën menxën, po mbi kandëllierin se t’i bënjë dritë gjithve atyre të shpisë. Kështu shkëlqeftë drita juaj përpara njerëzvet, ashtu çë të shohin veprat tuaja të mira dhe të lavdërojnë Atin tuaj, çë është ndër qielt. Mos kini besë se unë erdha të shkatërronj ligjin ose profitët, nëng erdha të shkatërronj, po se të plotësonj. Sepse për vërtetë ju thom juve: njera sa të shkonjë qielli e dheu, një jotë ose një presë nëng shkon nga Ligji, njerë sa të bëhen gjithë shërbiset. Prandaj ai çë zgjidhtë një ndër këto urdhërime më të voglat dhe i mësoftë kështu njerëzit, do të thërritet më i vogël te Rregjëria e qielvet; ai pra çë e bëftë edhe e mësoftë, do të thërritet më i madh te Rregjëria e qielvet’.
 
In italiano:
 
VANGELO
 
Disse il Signore ai suoi discepoli: ‘Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli’.