A Cosenza, nel centro storico della città, sorge la chiesa di San Francesco di Paola. Accanto ad essa si trova la chiesa del Santissimo Salvatore. Un tempo appartenuta all’Arciconfraternita dei Sarti, dal 1978 venne affidata all’Eparchia di Lungro per la cura pastorale degli arbëreshë, italo-albanesi residenti in città.
La Parrocchia greco-cattolica, in cui si celebra secondo il rito bizantino, si sta progressivamente arricchendo di un consistente patrimonio iconografico. Le numerose icone, che segnano un percorso teologico-pastorale nel loro dispiegarsi lungo la navata, aiutano i fedeli a pregare, a partecipare alla vita liturgica e a contemplare il mistero divino.
Tra di esse ha da poco trovato posto un’icona raffigurante due santi calabresi la cui venerazione è fondamentale per la comunità arbëreshe: San Francesco di Paola e San Nilo da Rossano.
San Nilo, eminente rappresentante della tradizione monastica bizantina in Italia, nacque a Rossano nel 910 al tempo del dominio bizantino e della grande diffusione del monachesimo basiliano in zona.
Nilo, il cui nome di battesimo era Nicola, rimase orfano di genitori molto presto e fu affidato alle cure della sorella. Ancor in giovane età, si sposò ed ebbe una figlia. Però, compresa la propria vocazione monastica, dopo aver sistemato la situazione familiare, si unì ai monaci basiliani della valle del Mercurion, tra Calabria e Basilicata, assumendo il nome di Nilo.
La sua esperienza comunitaria durò circa tre anni, trascorsi i quali si ritirò in eremitaggio presso Rossano, con dedizione totale alla preghiera e allo studio e diventando maestro di nuovi monaci.
Per un certo periodo visse anche presso un tempio dedicato ai santi martiri Adriano e Natalia, oggi nel comune di S. Demetrio Corone. Successivamente si spostò nel principato di Capua, continuando ad educare monaci di rito orientale. Trascorse altri dieci anni presso Gaeta, quindi partì col discepolo Bartolomeo da Rossano alla volta di Roma, ma sulla strada, “per celeste ispirazione”, si fermarono presso la cappella detta Cryptoferrata, oggi Grottaferrata, dove decisero di edificare un’abbazia. S. Nilo, però, fece solo in tempo a indicarne il luogo, poi si spense nel vicino monastero greco di Sant’Agata il 26 settembre 1004.
San Francesco di Paola, patrono principale della Calabria, nacque a Paola nel 1416 e può a ragione essere considerato l’ultimo testimone del monachesimo italo-greco. La tradizione dice che Francesco trascorse la sua vita in pura santità e all’insegna della penitenza sin dalla nascita. Fin da fanciullo, ricevette da Dio il grande dono di operare miracoli per dare sollievo ai bisognosi e per testimoniare l’immenso Amore di Dio.
All’età di soli quattordici anni iniziò la vita eremitica nel bosco di Paola. Ben presto, altri si associarono a questa esperienza, riconoscendolo come guida spirituale, dando, di fatto, inizio all’Ordine dei Minimi.
Dopo aver fondato diversi conventi in Calabria e Sicilia e aver operato numerosi miracoli, la fama di santità di Francesco si diffuse rapidamente e presto raggiunse la corte di Luigi XI in Francia il quale, colpito da un grave male, invitò il santo alla sua corte, sperando in una guarigione miracolosa. Nonostante San Francesco avesse rigettato l’invito del sovrano, fu spinto da Papa Sisto IV a raggiungere la corte francese. In Francia il Santo visse circa venticinque anni e, dopo aver trascorso gli ultimi anni in serena solitudine, morì in il 2 aprile 1507.