Messaggio del Vescovo Donato per la Grande e Santa Domenica di Pasqua 2022

Ai Sacerdoti, alle Religiose e ai Fedeli Laici

_________________________________________________

Carissimi,

con gioia e pace rivolgo a Voi il saluto festoso e pieno di speranza: Cristo è risorto – Christòs anèsti – Kristhi u ngjall.

“Le donne che erano al seguito di Maria, anticipando l’alba e trovata ribaltata la pietra del sepolcro, si sentirono dire dall’Angelo: Perché cercate come uomo tra i morti, Colui che è nella luce eterna? Vedete le fasce sepolcrali; correte, annunziate al mondo che il Signore è risorto, ed ha annientato, con la sua morte, la morte, perché Egli è il Figlio di Dio, che salva il genere umano”. (Ufficiatura della Risurrezione, Ipakoi)

E’ una corsa che esprime bene l’ansia di ogni discepolo, direi di ogni comunità, alla ricerca del Signore.

Anche noi, forse, dobbiamo riprendere a correre. La nostra andatura è diventata troppo lenta, forse appesantita dalla paura di scivolare e di perdere qualcosa di nostro, dalla pigrizia di un realismo triste che non fa sperare, dalla rassegnazione di fronte alla guerra e alla violenza che sembrano inesorabili. Bisogna riprovare a correre e andare verso il Signore, il Cammino sinodale ci consente di ascoltare ancora di più da vicino le voci che risuonano dentro di noi e nei nostri fratelli. Tra queste voci quelle dei bambini, degli adolescenti, degli adulti, dei nonni e infine risuonano le parole dei Parroci che vedono diminuite il numero delle attività e la partecipazione del popolo. Una Chiesa che ascolta è una Chiesa sensibile anche al soffio dello Spirito.

La Pasqua è venuta, la pietra pesante è stata rovesciata e il sepolcro si è aperto. Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo più starcene chiusi come se il Vangelo della Risurrezione non ci fosse stato comunicato. Il Vangelo è Risurrezione, è rinascita a vita nuova. Va allora gridato e comunicato nei cuori.

Questa Pasqua non può passare invano. Essa deve cambiare il cuore e la vita di ogni discepolo, di ogni comunità cristiana. Si tratta di spalancare le porte del Signore Risorto che viene in mezzo a noi, come quelle parole che risuonano nelle nostre Chiese durante la grande ufficiatura della Risurrezione: Arate pìlas, i àrchondes imòn! Sollevate, o principi, le vostre porte! Alzatevi porte antiche, ed entri il Re della gloria!

Le porte della Chiesa si spalancano e tutto il popolo rientra con le luci al canto del canone di Pasqua: “E’ il giorno della Risurrezione! Risplendiamo di luce, o popoli. E’ Pasqua del Signore. Pasqua! Cristo, Dio nostro, ha trasferito dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, noi che cantiamo l’inno della vittoria”.

Il Signore Risorto deposita nei cuori dell’umanità il soffio della Risurrezione, l’energia della pace, la potenza dello Spirito che rinnova. Assieme al Signore Risorto nei nostri cuori entrerà il mondo intero con le sue attese e i suoi dolori. Entrerà questo mondo di questo millennio ferito dalla guerra e da tanta violenza, ma anche percorso da un grande anelito di pace. Potremmo dire che questo mondo ferito è presente nel corpo stesso di Gesù nelle piaghe che sono ancora nel suo corpo. Egli le presenta a noi come le presentò ai discepoli, perché possiamo cooperare con lui alla nascita di un cielo nuovo e di una terra nuova, ove non c’è più né lutto, né lacrime, né tristezza, perché Dio sarà tutto in tutti.

Poiché Cristo è risorto, noi siamo ottimisti. Poiché Cristo è risorto, noi speriamo in un mondo migliore. Non solo speriamo, ma lo costruiamo questo mondo, giorno per giorno, con le nostre mani. “Come il Padre ha mandato me – ci ha detto Gesù – anch’io mando voi”. Una missione, un compito nella vita, nella società, in mezzo agli altri.

Ecco perché l’augurio che faccio per la Pasqua è quello che la speranza non solo non muoia, ma possa risorgere e possa invadere il cuore di tutti.

 

Lungro, 9 aprile 2022

 

+ Donato Oliverio, Vescovo