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Ejanina 22 marzo 2013 – Funerali Papàs Domenico Randelli, Parroco.

All’alba di giovedì 21 marzo 2013, al termine della Grande Quaresima di quest’anno, nel giorno in cui era previsto il ritiro mensile del Clero Diocesano,  Papàs Domenico Randelli, Parroco di Ejanina, ha concluso il suo percorso terreno verso la Gerusalemme celeste.
Nel lungo periodo di malattia ha dato una bella testimonianza di fede nel Signore e seguendo Lui ha abbracciato coraggiosamente la sua croce e, con gli occhi bene aperti, ha percorso il cammino di sofferenza fino in fondo, certo della Resurrezione in Cristo per coloro che sono stati battezzati in Lui.
La nostra Chiesa ringrazia il Signore per avere ricevuto in dono da Lui  Papàs Domenico, come Presbitero al servizio dei fedeli nel cammino di divinizzazione.
In questo evento particolare, riuniti in preghiera, offriamo al Padre celeste lo stesso dono da Lui ricevuto e Gli chiediamo di accogliere il suo servo buono e fedele, il nostro fratello Papàs Domenico, che si è separato da noi, nella dimora dei giusti, nel luogo della letizia  e della pace.
Daremo l’ultimo saluto a Papàs Domenico, Venerdì 22 marzo, alle ore 15.30, nella Chiesa Parrocchiale di San Basilio il Grande, in Ejanina, con la Liturgia dei Presantificati e l’ufficio dei defunti.
Eterna la sua memoria!

Papa Francesco

FRANCISCUS

13 marzo 2013


Annuntio vobis gaudium magnum;
habemus Papam:

Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,
Dominum Georgium Marium
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio
qui sibi nomen imposuit Franciscum

Franciscus

Auguri al Santo Padre

Benedizione Apostolica “Urbi et Orbi”:

Fratelli e sorelle, buonasera!

Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo ‘ ma siamo qui ‘ Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.

[Recita del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre]

E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!

E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima ‘ prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.

[‘]

Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

[Benedizione]

Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!

Circolare del Vescovo – marzo 2013

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Carissimi,  
una delle vie che la Quaresima ci invita a percorrere, come parte del cammino della vita e come preparazione alla gioia della Pasqua, è il pentimento che trova il compimento alla fine della Quaresima, ‘Ora che abbiamo raggiunto la seconda metà del digiuno, fa’ che rendiamo manifesto l’inizio della vita divina; e quando saremo arrivati alla fine del nostro sforzo, potremo ricevere la beatitudine che non viene mai meno’.   Il giovedì della quinta settimana, al Mattutino, udiamo ancora il Grande Canone di S. Andrea di Creta.
La Domenica quarta sta sotto il titolo di S. Giovanni Climaco, il Padre autore della celebre ‘Scala del Paradiso’, eremita, poi abate del monastero greco del Sinai (649). Come si va al Paradiso? Cristo Signore è l’unico che come Via Verità e Vita possa indicarlo: con la fede del padre del giovane epilettico: lettura di Mc. 9,17-31, che i discepoli non possono curare, e per il quale occorre preghiera e digiuno, proprio quella preghiera e quel digiuno che Cristo ha vissuto per noi.
S. Maria Egiziaca è la figura proposta nella Domenica quinta, quale figura della perfetta penitente. L’Evangelo è Mc. 10, 32-45, cioè il secondo annuncio della Passione e Resurrezione di Cristo, e con la disputa dei fratelli Giacomo e Giovanni per occupare i primi posti nel regno di Cristo. Cristo insegna che chi vuole essere primo deve farsi servo dei fratelli, come lui si è fatto, il Figlio dell’uomo regale venuto a ‘dare la sua vita in riscatto dei molti’.
Coronamento degno è la Domenica delle Palme, che introduce già nell’atmosfera tesa della Grande Settimana. La Chiesa rilegge tutto questo in chiave drammatica attraverso i tropari, che pongono in bocca ai fedeli i sentimenti veri che debbono animare la fede.
Forse la migliore sintesi ci è offerta dai due Apolitytikia del Vespro della Domenica delle Palme, che insieme con il Kontàkion sono cantati nella Liturgia della Domenica stessa:
 Prima della tua Passione
 hai fatto risorgere Lazzaro dai morti, o Cristo Dio,
 per confermare la fede nella comune resurrezione.
 Perciò anche noi come i fanciulli, portando simboli di vittoria,
 gridiamo a te, Vincitore della morte:
 Osanna nel più alto dei cieli,
 benedetto Colui che viene nel Nome del Signore.
 
La Quaresima così sfocia naturalmente nel Mistero della Pasqua, che è Morte e Resurrezione del Signore, è dono dello Spirito, è Ascensione al Padre, è dono dello Spirito della Vita, è presenza indefettibile agli Apostoli ed a noi con essi, è promessa della Seconda e Terribile Venuta. Celebrata nella Parola e nell’Eucaristia della Chiesa, che ‘accettata la Croce’ segue il Signore dovunque egli vada.
 
 
PAPA BENEDETTO XVI   ‘Un umile operaio nella vigna del Signore’
e le CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE
 
Papa Benedetto XVI , nel mese di novembre 2011, chiede di pregare incessantemente  per le Chiese Orientali Cattoliche: ‘ affinchè la loro venerabile tradizione sia conosciuta e stimata quale ricchezza spirituale per tutta la Chiesa’.
 
‘Le Chiese Orientali Cattoliche hanno il compito particolare di promuovere l’unità tra i cristiani, in particolare con gli ortodossi’, ha affermato Benedetto XVI, il 15 dicembre 2006.
 
A vent’anni dalla promulgazione del Codice dei Canoni della Chiese Orientali, il 9 ottobre 2010 Benedetto XVI ha detto: ‘In proposito, i sacri canones della Chiesa antica, che ispirano la vigente codificazione orientale, stimolano tutte le Chiese orientali a conservare la propria identità, che è allo stesso tempo orientale e cattolica. Nel mantenere la comunione cattolica, le Chiese orientali cattoliche non intendevano affatto rinnegare la fedeltà alla loro tradizione. Come più volte è stato ribadito, la già realizzata unione piena delle Chiese orientali cattoliche con la Chiesa di Roma non deve comportare per esse una diminuzione nella coscienza della propria autenticità ed originalità.
 
Pertanto, compito di tutte le Chiese orientali cattoliche è quello di conservare il comune patrimonio disciplinare e alimentare le tradizioni proprie, ricchezza per tutta la Chiesa. Inoltre gli stessi sacri canoni dei primi secoli della Chiesa costituiscono in larga misura il fondamentale e medesimo patrimonio di disciplina canonica che regola anche le Chiese ortodosse. Pertanto, le Chiese Orientali Cattoliche possono offrire un peculiare e rilevante contributo al cammino ecumenico’.
 
‘Testimoni viventi delle origini’: con queste parole Benedetto XVI ha definito il ruolo centrale delle Chiese Orientali Cattoliche, il 9 giugno 2007, precisando che ‘senza un costante rapporto con la tradizione delle origini’, ‘non c’è futuro per la Chiesa di Cristo’. ‘Sono in particolare le Chiese Orientali ‘ ha spiegato il Papa ‘ a custodire l’eco del primo annuncio evangelico’Il loro patrimonio spirituale, radicato nell’insegnamento degli Apostoli e dei Padri ha generato venerabili tradizioni liturgiche, teologiche e disciplinari, mostrando la capacità del ‘pensiero di Cristo’ di fecondare le culture e la storia’. Esprimendo quindi ‘vicinanza’ e ‘profonda considerazione’ per le Chiese Orientali Cattoliche, Benedetto XVI ha raccontato di aver intrapreso, sulla scia dei suoi predecessori, un pellegrinaggio ideale ‘verso il cuore dell’Oriente’. Per questo motivo ‘ ha spiegato ‘ ha assunto il nome di un Papa, Benedetto XV, ‘che tanto amò l’Oriente’ e che 94 anni fa istituì l’Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi.
 
Queste e altre considerazioni per dire: Grazie Papa Benedetto XVI
 
 
COLLETTA PER LE OPERE DELLA TERRA SANTA
 
Il 26 febbraio 2013, in vista della tradizionale Colletta di Quaresima in favore dei cristiani di Terra Santa, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Cardinale Leonardo Sandri, ha fatto pervenire una lettera all’episcopato della Chiesa Cattolica.
 
Un testo che invita i vescovi a promuovere nelle proprie diocesi, in occasione del Venerdì Santo, che quest’anno cade il 29 marzo, una raccolta di offerte interamente destinata ai cristiani di Terra Santa. La Colletta del Venerdì Santo è essenziale per la vita dei cristiani del Medio Oriente che, dove vivono, sono una minoranza spesso discriminata. Infatti, si tratta del più tangibile segno di solidarietà che noi cristiani d’Occidente possiamo manifestare loro; i soldi raccolti vengono utilizzati anche per l’aiuto alle famiglie in difficoltà e per le esigenze di anziani e bambini.
 
In questo Anno della fede la Chiesa cerca di rispondere con segni concreti, alla bruciante sete di libertà dei popoli del Medio Oriente.
 
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A ROMA
 
In occasione dell’Anno della Fede l’Eparchia di Lungro si recherà a Roma, in pellegrinaggio, per pregare e confessare la fede sulla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo e per salutare il nuovo Papa.
 
Il pellegrinaggio ‘ guidato da me sottoscritto, accompagnato dai presbiteri  ‘ si terrà dal 21 al 22 maggio c.a. e raccoglierà uno dei suggerimenti pastorali dati dalla Congregazione per la dottrina della fede per vivere bene questo anno speciale. ‘Nell’Anno della fedeoccorre incoraggiare i pellegrinaggi dei fedeli alla Sede di Pietro, per professarvi la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, unendosi con colui che è chiamato a confermare nella fede i suoi fratelli’.
 
GIORNATA DELLA GIOVENTÙ
 
Martedì 25 giugno c.a. ci diamo appuntamento a S. Cosmo Albanese per la XXVIII Giornata Diocesana della Gioventù.
‘Andate e fate miei discepoli tutti i popoli’ (Mt. 28,19).
 
L’Ufficio per la pastorale giovanile propone un itineraio di incontri da concordare, che accompagnerà la preparazione di questa giornata ma soprattutto aiuterà ad approfondire la dimensione missionaria come parte integrante della vita di fede dei giovani cristiani.
 
RITIRO DI CLERO
 
Giovedì 21 marzo, con inizio alle ore 9,30, si terrà il Ritiro di Clero nella Parrocchia ‘S. Giovanni Battista’ ad Acquaformosa, Chiesa Madonna della Misericordia, con la meditazione tenuta da P. Pino Stancari.
 
Invoco su ciascuno di Voi e sulle Vostre Comunità la Benedizione del Signore, augurando la Pace del Signore Risorto.
 
Lungro, 07 marzo 2013
                                                                         + Donato Oliverio, Vescovo

13 febbraio 1919, Sua Santità Papa Benedetto XV eregge la Diocesi di Lungro

Benedetto Vescovo
Servo dei servi di Dio, a perpetua memoria
I fedeli cattolici di rito greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, emigrarono nella vicina Italia, ove, accolti con generosa liberalità si stabilirono nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo greco, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli.
 
Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano.
 
All’inizio, come suole accadere, tutto andò bene per ambedue le parti. Ma con l’andar del tempo, raffreddatasi la carità di chi li ospitava, cominciarono a sorgere con troppa frequenza gravi e fastidiose liti, che tristemente turbavano la pace dei fedeli che, pur professavano gli stessi dogmi della medesima Chiesa. E l’origine di questi dissensi, se sorvoliamo sulle cause meno importanti, bisogna ricercarla nel fatto che i fedeli di rito greco, per quanto riguardava il governo e la disciplina, erano sottoposti alla giurisdizione ordinaria dei presuli latini, nelle cui diocesi risiedevano. Infatti questi vescovi, che ignoravano o non conoscevano bene né la liturgia né la disciplina, né le consuetudini, né le leggi e gli usi della Chiesa ortodossa unita, talora, nel governo dei sudditi fedeli di rito greco, stabilirono cose che questi stimavano lesive dei loro diritti e privilegi e così si rifiutavano tenacemente di ubbidire alle disposizioni.
 
A ciò si aggiunse un altro fastidioso inconveniente: l’aspra lotta fra i parroci dei due riti, particolarmente per quanto riguardava i propri rispettivi diritti nell’amministrazione dei sacramenti. Onde veniva turbata la pace tra il clero con gravissimo scandalo dei fedeli e detrimento della mutua carità.
Desideroso di mettere riparo con saggia fermezza a questi mali, che ormai serpeggiavano sia nelle diocesi della Calabria, sia in quelle della Sicilia, ove i fedeli di rito greco vivevano mescolati ai latini, il nostro predecessore, Papa Benedetto XIV, di f. m., emanò in data 26 maggio dell’anno 1742, la costituzione apostolica ‘Etsi Pastoralis’, nella quale, dopo di aver ammonito che voleva riconfermare e assicurare e garantire in futuro quanto fosse già stato benignamente concesso dalla S. Sede Apostolica in favore dei fedeli di rito greco, giustamente soggiunge: ”.. poiché, poi, in conformità alle diverse circostanze e tempi, i Romani Pontefici e le Congregazioni dei Padri Cardinali della S. Romana Chiesa emanarono molte e diverse costituzioni apostoliche, ordinanze, risposte, editti e decreti riguardanti i greci e gli albanesi e i loro riti e consuetudini, nonché la debita sottomissione ai Presuli latini nelle cui diocesi essi dimoravano; e per questo motivo sorsero spesso e continuano a sorgere discussioni e controversie sia circa i riti greci ed albanesi, sia circa le facoltà dei loro sacerdoti, come pure circa la giurisdizione e l’autorità dei presuli e dei parroci latini; noi sollecitati dal nostro pastorale ufficio, volendo, per quanto possiamo, porre a questi mali un opportuno rimedio e rimuovere ogni causa di liti, contese, dissidi, lotte, discussioni e controversie’..’ .
Perciò, quel sapientissimo Pontefice promulgò la succitata costituzione, la quale tuttavia poichè le cause dei mali avevano già messo radici, non ebbe un esisto felice.
 
Le contese, infatti, e le controversie, ma specialmente le defezioni all’autorità dei legittimi vescovi, e infine tutti quei mali e danni cha Papa Benedetto XIV, mosso dalla pastorale sollecitudine, si riprometteva di stroncare senza troppe difficoltà con la sua prelodata lettera, nel corso di circa due secoli andarono viepiù crescendo in tutte le regioni ove abitavano i fedeli di rito greco, e mentre dappertutto le cose erano peggiorate, qua e là si facevano più violente, con gravissimo danno della cristiana carità e persino con pericolo della fede cattolica.
 
In queste lamentevoli condizioni rimasero in Italia i fedeli di rito greco fino al tempo presente, senza che nessun efficace provvedimento venisse preso per risollevarle. Ora poi, giacchè sin dall’anno del Signore 1912 non fu nominato nessun successore di Giovanni Barcia, di f.m., vescovo titolare di Croia, a cui, mentre era in vita era stato affidato l’ufficio di conferire i sacri ordini ai chierici greci oriundi della Calabria e di reggere il collegio di S. Adriano in San Demetrio Corone; noi incaricammo la S. Congregazione de Propaganda Fide per gli affari dei riti orientali perché ci esponesse quanto potesse giovare alla buona e retta amministrazione e alla riforma dei fedeli di rito greco. Per questo motivo i nostri venerabili fratelli cardinali della S. Chiesa Romana, preposti alla medesima Congregazione, nel congresso plenario del giorno 19 del mese di novembre dell’anno 1917 stimarono opportuno di farci la proposta che tutti i greci della Calabria, ove in maggior numero abitano e sono soggetti ai presuli latini, vengano sottratti alla giurisdizione ordinaria dei vescovi latini per costituire un’unica diocesi di rito greco.
 
Questo consiglio che ci era stato proposto, noi  ordinammo che fosse di nuovo e più compiutamente esaminato e discusso dai nostri venerati fratelli, anch’essi cardinali della S. Chiesa Romana, preposti alla nuova congregazione da noi fondata, cioè per la Chiesa Orientale. Questi cardinali, nel congresso generale del giorno 11 del mese di febbraio u.s., stimarono che si poteva mettere in esecuzione, se così fosse a noi piaciuto, l’erezione della nuova diocesi di rito greco in terra di Calabria.
 
Noi, quindi, che sin dall’inizio del nostro pontificato avevamo tanto a cuore la chiesa orientale e meditavamo cosa si dovesse fare per venire incontro con più fermezza alle necessità e al giusto decoro della chiesa universale e delle altre Chiese particolari, intuendo la opportunità del momento, raccomandammo caldamente la sunnominata proposta e la ritenemmo valida, perché pienamente consona alla nostra deliberazione.
 
Per cui noi, con piena apostolica autorità, decretiamo che venga canonicamente istituita immediatamente la diocesi di rito greco in terra di Calabria. E a questa diocesi, che sarà chiamata ‘Lungro’ conferiamo ed assegniamo le seguenti parrocchie con tutti i fedeli sia di rito greco sia di rito latino, se ve ne fossero, che dimorano in esse; pertanto le stacchiamo e separiamo dalle diocesi latine, alle quali attualmente appartengono, tali parrocchie precisamente sono: dell’arcidiocesi di Rossano, San Demetrio Corone, San Giorgio albanese, Vaccarizzo, Macchia; dalla diocesi di Bisignano, San Benedetto Ullano, S, Sofia d’Epiro; dalla diocesi di Cassano, Aquaformosa, Civita, Firmo, Frascineto, Lungro, Plataci, Percile, San Basile; della diocesi di Anglona, Castroregio, Farneta, San Costantino albanese, San Paolo albanese.
Inoltre, affinchè per l’avvenire possano godere del beneficio della cura pastorale del vescovo del medesimo rito anche i non pochi fedeli di rito greco che dimorano fuori della Calabria, ma pur sempre nell’Italia meridionale, Noi con apostolica autorità ordiniamo che ai soprannominati paesi da riunire nella diocesi di Lungro vengano aggiunti i fedeli del paese chiamato Villa Badessa, della diocesi di Penne e quelli di una parrocchia della città di Lecce. Poiché, d’altra parte, in S. Cosmo, della diocesi di Rossano, esistono due parrocchie, cioè una greca e una latina, ed inoltre siccome nella predetta città di Lecce i fedeli di rito greco vivono frammisti ai fedeli di rito latino, decretiamo che in questi luoghi la giurisdizione del vescovo sia soltanto ‘personale’, si estenda cioè unicamente ai fedeli e al parroco di rito greco di quei luoghi, mentre i fedeli dei rito latino continueranno a rimanere sotto l’ordinaria giurisdizione dell’arcivescovo di Rossano e del vescovo di Lecce.
 
Erigiamo poi ed istituiamo in perpetuo la sede di questa diocesi di rito greco nel luogo chiamato Lungro; ed eleviamo ed innalziamo alla dignità e al grado di cattedrale in perpetuo la Chiesa di S. Nicola di Mira, già parrocchiale. Inoltre, come fu stabilito in passato, noi costituiamo vescovo ordinario di rito greco in Calabria il presule eletto a reggere la diocesi di Lungro, e gli affidiamo anche l’incarico e l’ufficio di rettore del collegio di San Adriano con le necessarie e convenienti facoltà.
Perciò ordiniamo a quanti spetta o possa riguardare, che riconoscano ed accettino in questo incarico ed ufficio il sopradetto vescovo di Lungro, come d’uso e secondo i patti, e a lui ubbidiscano, lo assistano e gli siano d’aiuto.
Poiché, poi, questa piccola diocesi  non può avere un suo proprio seminario per la completa educazione e istruzione dei chierici più giovani, stabiliamo che per i giovanetti che diano segni di vocazione ecclesiastica siano riservati in perpetuo cinque posti sia nel nuovo seminario pontificio recentemente da noi fondato presso il monastero di S. Basilio di rito greco in Grottaferrata, sia nel collegio di S. Atanasio in Roma; stabiliamo inoltre che la diocesi or ora eretta sia immediatamente soggetta alla Santa Sede e alla Santa Congregazione per la Chiesa Orientale.
 
Nessuno peraltro si permetta in nessun tempo di infrangere con apostolica autorità quanto abbiamo decretato in queste lettere, né di rifiutarlo, né di contrastarlo in modo alcuno. Se poi qualcuno, che Dio non permetta, avesse la pretesa di tentarlo, sappia che egli va incontro alle pene stabilite dai sacri canoni contro chi si oppone all’esercizio della giurisdizione ecclesiastica.
 
Per l’esecuzione di questi mandati, poi, deleghiamo il nostro venerabile fratello Orazio Mazzella, arcivescovo di Taranto, con tutte le facoltà necessarie  e  convenienti allo scopo, dandogli anche la facoltà di subdelegare qualunque altro dignitario ecclesiastico e gli affidiamo anche l’incarico di disporre quanto potrà contribuire alla retta amministrazione della nuova diocesi, dopo essersi consultato col neo-eletto vescovo greco e coi reverendissimi ordinari latini, e cioè, di Rossano, Bisignano, Cassano, Penne, Lecce, Anglona, a patto però che entro sei mesi dal giorno di promulgazione di questa lettera, rimetta alla Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale le norme da lui stabilite per ottenere la loro definitiva approvazione, ed abbia pure cura di trasmettere al medesimo Sacro Dicastero un esemplare autentico dell’avvenuta esecuzione.
 
Dato in Roma, presso S. Pietro, nell’anno del Signore 1919, il giorno 13 del mese di febbraio, nel quinto anno del nostro pontificato.
C. Card. Cagiano 
S.R.E. Cancellarius
                    N. Card. Marini
  S. C. pro Ecclesia Orientali a secretis

Circolare del Vescovo

           Carissimi,
                            la Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l’aiuto della Parola di Dio, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E’ un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale.
 
La Quaresima si comprende se riferita alla Pasqua: quaranta giorni di preparazione e di attesa.
 
Il Triòdion, il libro liturgico bizantino del tempo quaresimale contiene questa prospettiva.
 
‘Secondo la tradizione bizantina, la liturgia eucaristica in Quaresima si celebra solo il sabato e la domenica e nella festa dell’Annunciazione; gli altri giorni sono aliturgici.
 
Il mercoledì e il venerdì si celebri la liturgia dei Presantificati. Si celebri nei giorni stabiliti l’Ufficiatura dell’Akathistos’. (Dichiarazioni e Decisioni della 1ª Assemblea Eparchiale di Lungro, nn.125-126).
 
La Quaresima è un periodo denso di riflessione per la conversione, un periodo di rinnovamento interiore, di purificazione, di attesa della liberazione che procura la presenza del Risorto con la celebrazione eucaristica all’alba del giorno di Pasqua. Di questo periodo, il digiuno è la caratteristica principale, digiuno come attesa.
 
Il digiuno si conclude nella celebrazione eucaristica del giorno di Pasqua, il banchetto pasquale. L’attesa è finita. La gioia è grande. Il perdono cancella il peccato. La vita ha vinto la morte. L’assenza si consuma nella presenza.
Per esplicitare questa prospettiva, a conclusione della celebrazione eucaristica, il giorno di Pasqua nelle chiese bizantine si suole leggere un discorso catechetico attribuito a S. Giovanni Crisostomo. Vi predomina il tema del banchetto. Ecco l’invito:
‘ Voi che avete digiunato e voi che non lo avete fatto, gli uni e gli altri oggi rallegratevi. La Tavola è imbandita. Gustate ogni cosa senza scopi nascosti. Il vitello grasso è abbondante. Che nessuno si allontani dalla Tavola senza essersi saziato. Tutti assaporino le ricchezze della misericordia.
 
Quest’anno, nel contesto dell’Anno della fede, il tema del messaggio del Santo Padre si focalizza sul rapporto tra fede e carità: ‘Credere nella carità suscita carità. Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi’. Fede e carità vanno insieme, e dunque Vangelo e opere vanno insieme. Quanto vale nell’esperienza personale, vale anche per la Chiesa in quanto comunità.
La fede vera non si dà senza le opere; chi crede impara a darsi all’altro. La carità suscita la fede, e dunque è testimonianza.
‘La Quaresima, sottolinea Benedetto XVI, è un tempo propizio per spalancare lo sguardo del nostro cuore verso i fratelli più bisognosi, condividendo con essi del nostro. In questo particolare momento storico, occorre sottolineare l’importanza di una carità informata, documentata, attenta ai numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza’dal peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti Paesi dell’Europa e non solo, con l’aumentare della disoccupazione, soprattutto giovanile, fino ai contesti dove il lavoro c’è ma è sfruttato, sottopagato, e senza le tutele minime, tali da garantire la dignità del lavoro stesso e, di conseguenza, della persona umana’.
Credo che questo Messaggio sia perciò di grande attualità. Non solo perché si situa nell’Anno della Fede e dunque in questo contesto è bene ricordare che fede e carità sono due facce della stessa medaglia, cioè la nostra appartenenza a Cristo. Ma è attuale anche perché in questa fase storica, in cui l’uomo fatica a riconoscere se stesso e a trovare una via per il futuro, la parola del Papa presenta una proposta unitaria, un percorso di vita nel quale l’accoglienza di Dio ingenera accoglienza dell’altro in tutte le sue dimensioni, espressioni ed esigenze e così la Chiesa può essere faro di una umanità rinnovata e quindi contribuire all’avvento della ‘Civiltà dell’Amore’.
 
VISITA ‘ad Limina Apostolorum’
Nelle sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra (CEC) riunitasi a Reggio Calabria nei giorni 4,5 e 6 febbraio, il presidente S.E. Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova, ha iniziato il suo intervento riassumendo i momenti salienti della Visita ad limina e ringraziando il Santo Padre per la sua amabilità e per le parole di incoraggiamento espresse a tutti noi.
Il Papa ci ha paternamente ascoltati. Ognuno di noi ha avuto modo di presentare al Santo Padre brevemente il cammino della propria Chiesa, che con sollecitudine segue la vita ed il cammino di tutte le Chiese. Naturalmente il colloquio è accompagnato, come da antica tradizione, da una relazione scritta che contiene i dati, i numeri, le attività e una descrizione accurata sulla propria Chiesa.
Nel descrivere la situazione, ho avuto modo di dire al Santo Padre che la nostra Eparchia, sempre fedele alla Sede Apostolica, rende visibile in Calabria la bellezza della Chiesa che, come corpo unico, respira con i suoi due polmoni, in piena comunione e sintonia con le altre 11 Diocesi sorelle, del primo millennio della storia della Chiesa, quando greci e latini, nella differenza delle lingue e tradizioni, lodavano lo stesso Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, sotto la guida paterna e unitaria del Papa di Roma.
Questa particolare testimonianza profetizza la realizzabilità e la bellezza dell’unità dei cristiani.
Le nostre comunità, ho detto a Benedetto XVI, potrebbero essere valorizzate come palestre per sperimentare dal vivo situazioni di unità già vissuta.
E ancora: nelle parrocchie dove sono andato in questi sei mesi, ho incontrato chierici e laici che, corroborati e sostenuti dalla ricchezza spirituale basata sugli insegnamenti dei Padri della Chiesa, diffusi dai buoni e zelanti sacerdoti della Diocesi, sono pieni di energie belle e vive, che, nei luoghi e nel quotidiano, si impegnano per il bene delle persone e a maggior gloria di Dio.
Assieme agli altri confratelli abbiamo parlato della disoccupazione giovanile, della pietà popolare, delle bellezze della Calabria e del rinnovato impegno nell’evangelizzazione.
Benedetto XVI, che è rimasto molto attento a quanto ciascun Vescovo riferiva ha raccomandato: ‘il maligno non dorme, noi siamo chiamati a non dormire con la nostra fede’.
Il Papa ha mostrato ‘una grande preoccupazione per il problema della disoccupazione giovanile’ mettendo in evidenza che a una fede profonda corrisponde una rinascita in tutti i settori.
Riconoscenti al Signore per tanti doni di grazia e di luce, nel confermare la nostra piena comunione di preghiera e di fedeltà a Sua Santità Benedetto XVI, restiamo confermati dal Suo magistero e dalla Sua Apostolica Benedizione, che i nostri fedeli hanno accolto con devozione filiale.
 
VEGLIA DIOCESANA DI PREGHIERA MISSIONARIA
L’Uffficio Missionario Diocesano anche quest’anno ha programmato per la terza Domenica di Quaresima ‘ Adorazione della Santa e Vivificante Croce ‘ una Veglia diocesana di preghiera missionaria.
Ci incontreremo Domenica 3 Marzo p.v. a Cosenza, nella Chiesa Parrocchiale del Santissimo Salvatore, alle ore 16,45.
Siamo grati a S.E.R. Mons. Giuseppe Morosini, Vescovo di Locri-Gerace, Presidente della Commissione Regionale per la Cooperazione fra le Chiese, che terrà la meditazione.
 
RITIRO DI CLERO
Mercoledì 20 febbraio, con inizio alle ore 9,30, si terrà il Ritiro di Clero nella Parrocchia ‘S. Giovanni Battista’ ad Acquaformosa, Chiesa Madonna della Misericordia con la meditazione tenuta da S.E. Monsignor Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea. E’ tra le figure più significative del cattolicesimo italiano. Ha partecipato al Concilio Vaticano II in quanto ausiliare del Cardinale Lercaro. Tra i pochissimi testimoni viventi di quel grande evento che cambiò la storia della Chiesa Cattolica.
Invoco su ciascuno di Voi e sulle Vostre Comunità la Benedizione del Signore,
      Lungro, 07 febbraio 2013
 
                                                                 + Donato Oliverio, Vescovo

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani ci invita a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: ‘Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio’ (6, 6-8).
 
Il libro del profeta Michea esorta il popolo a camminare in pellegrinaggio: ‘Saliamo sulla montagna del Signore, ed Egli ci insegnerà quel che dobbiamo fare e noi impareremo come comportarci (4,2). Di grande rilievo, dunque, è la sua chiamata: ‘camminare in questo pellegrinaggio, a condividere nella giustizia e nella pace, ove troviamo la vera salvezza’.
 
È verità indiscutibile che la giustizia e la pace ‘ ricorda il profeta Michea ‘, costituiscono una forte e salda alleanza fra Dio e l’umanità, attraverso cui si crea una società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità e sul reciproco ‘svuotamento’ (kenosis) delle passioni. È poi incontestabile che la vera fede in Dio è inseparabile dalla santità personale, come anche dalla ricerca della giustizia sociale.
 
Al tempo della predicazione del profeta Michea il popolo di Dio doveva affrontare l’oppressione e l’ingiustizia di coloro che intendevano negare la dignità e i diritti dei poveri. Lo sfruttamento dei poveri era ‘ ed è ‘ un fatto reale: ‘Voi divorate il mio popolo. Lo spellate, gli rompete le ossa’, dice il profeta (3,3).
 
In modo simile, oggi, il sistema delle caste, con il razzismo e il nazionalismo, pongono severe sfide alla pace dei popoli, e in tanti paesi, altre caste, con diversi nome, negano l’importanza del dialogo e della conversazione, la libertà nel parlare e nell’ascoltare. A motivo di questo sistema delle caste, i Dalits, nella cultura indiana, ‘sono socialmente emarginati, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati economicamente e soggiogati culturalmente’.
 
Noi, come seguaci del ‘Dio della vita e della pace’, del ‘Sole della giustizia’, secondo l’Innologia dell’Oriente Ortodosso, dobbiamo camminare nel sentiero della giustizia, della misericordia e dell’umiltà; realtà e tema di eccellente significato di attualità che saranno sviluppati con dinamismo della ‘X Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese’, in programma nel 2013 a Busan, nella Corea del Sud.
 
‘Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace’ è il tema dell’Assemblea, e risuonerà come un forte appello a tutti i popoli a camminare insieme, comunitariamente, nel sentiero della giustizia che conduce alla vita e alla salvezza.
 
Dunque, la nostra salvezza dalla schiavitù e dall’umiliazione quotidiana più che semplicemente con riti solo formali, sacrifici e offerte (Mic 6, 7), richiede da noi il ‘praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio’ (6, 8).
 
Con chiarezza il profeta Michea mette in evidenza, da una parte, il rigetto dei rituali e dei sacrifici impoveriti dalla mancanza del senso della misericordia, dell’umiltà e della giustizia, e dall’altra dimostra l’aspettativa di Dio che la giustizia debba essere al cuore della nostra religione e dei nostri riti. È la volontà di Dio, il suo desiderio di procedere nel sentiero della giustizia e della pace, facendo quel che Dio esige da noi.
 
Giovanni Paolo II ha affermato che ‘qualsiasi espressione di pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai Cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana, una minaccia alla genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione dei evangelizzazione della Chiesa’. Mentre il Papa Benedetto XVI proclama così: ‘Anche se nel mondo il male sembra sempre prevalere sul bene’, a vincere alla fine è ‘l’amore e non l’odio’, perché ‘più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, e nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene’, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ha dichiarato con fermezza: ‘Promuoviamo l’universalità della comunione e della collaborazione al posto dell’antagonismo’. In tale modo dichiarano anche gli altri Capi delle diverse Chiese e confessioni Cristiane.
 
La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani è un vero e forte segno di amore e di speranza, di aiuto spirituale e morale, e l’unità dei Cristiani sarà un dono dello Spirito Santo.
 
Camminare umilmente con Dio significa anzitutto camminare nella radicalità della Fede, come il nostro padre Abramo, camminare in solidarietà con coloro che lottano per la giustizia e la pace, e condividere la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e il sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati. Infatti, camminare con Dio significa camminare oltre le barriere, oltre l’odio, il razzismo e il nazionalismo che dividono e danneggiano i membri della Chiesa di Cristo.
 
San Paolo afferma: ‘Con il battesimo, infatti siete stati uniti a Cristo e siete stati rivestiti di Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati un solo uomo’ (Gal 3, 28).
 
Ogni uomo è ‘icona di Dio’, secondo la dottrina dei Santi Padri Greci della Cappadocia, e, conseguentemente, incontrandolo nella strada, incontriamo Cristo, e, servendolo, serviamo Lui, che ‘infatti, non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti’ (Mc 10, 45).
 
Amore e giustizia si incontrano e conducono alla salvezza, hanno la stessa origine e conducono alla vita eterna.
 
Il monaco Efrem il Siro, grande asceta dell’Oriente Ortodosso ed eccellente scrittore di preghiere mistiche, sottolinea: ‘Se amerai la pace trapasserai il grande mare della vita con serenità. Se amerai la giustizia troverai la vita eterna’, prospettiva che ci fa comprendere che la pace e l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia: ‘Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati’ (Mt 5, 6).
 
 

+ Mansueto Bianchi
 
 
Vescovo di Pistoia
Presidente Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo della CEI
Pastore Massimo Aquilante
 
Pastore Metodista Presidente Federazione Chiese Evangeliche in Italia
+ Metropolita Gennadios
 
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale
 

Domenica 20 gennaio 2013, alle ore 10.50, su RAI 1, Divina Liturgia dalla Cattedrale di Lungro.

In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2013,
 
Domenica 20 gennaio, alle ore 10.50, su RAI 1,
 
sarà trasmessa la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo
 
dalla Cattedrale di San Nicola di Mira in Lungro.
 
Presiede S.E. Mons. Donato Oliverio, Vescovo di Lungro,
 
concelebrano il Vicario Generale Protopresbitero Pietro Lanza, Papàs Raffaele De Angelis, Economo Diocesano, Papàs Vincenzo Carlomagno e Papàs Arcangelo Capparelli.
 
Cerimoniere: Papàs Andrea Quartarolo.
 
I canti liturgici saranno eseguiti dal Coro della Cattedrale diretto da Papàs Gabriel Otvos.
 
 
 
 
(Per chi non avesse visto la trasmissione in diretta  o la volesse rivedere ci si può collegare al seguente sito: