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Messaggio del Vescovo Donato Oliverio in occasione della “Giornata di preghiera e digiuno” indetta da papa Francesco, Lungro, 11 maggio 2020.

 

Carissimi,

Unità della Chiesa e anche unità della famiglia umana, per la quale Papa Francesco, come annunciato al Regina Coeli di domenica 3 maggio u.s., ha accolto la proposta dell’ “Alto Comitato per la fratellanza umana”, composto da capi religiosi che si ispirano al Documento sulla fratellanza umana, affinché il 14 maggio p.v. credenti di tutte le Religioni si uniscano spiritualmente in una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia.

L’Alto Comitato – presieduto dal cardinale e presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, propone di “rivolgersi a Dio ad una sola voce, perché preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia”. “Il nostro mondo affronta oggi un grave pericolo – si legge nell’appello dell’Alto Comitato per la fratellanza umana – che minaccia la vita di milioni di persone in tutto il pianeta, ossia la rapida diffusione del coronavirus. Mentre confermiamo l’importanza del ruolo dei medici e quello della ricerca scientifica nell’affrontare questa epidemia, non dimentichiamo di rivolgerci a Dio Creatore in tale grave crisi”. Di qui l’invito a “tutte le persone, in tutto il mondo, a rivolgersi a Dio pregando, supplicando e facendo digiuno, ogni persona, in ogni parte del mondo, a seconda della sua religione, fede o dottrina, perché Egli elimini questa epidemia, ci salvi da questa afflizione, aiuti gli scienziati a trovare una medicina che la sconfigga, e perché Egli liberi il mondo dalle conseguenze sanitarie, economiche e umanitarie della diffusione di tale grave contagio”.

Vi invito a celebrare questa giornata in ogni parrocchia.

A tutti Voi porgo il saluto pasquale: Christòs anèsti.

 

Lungro, 11 maggio 2020                                                                                           + Donato Oliverio, Vescovo

Camminiamo insieme verso il giorno della piena unità! Il messaggio del Vescovo di Lungro alle comunità ortodosse della Calabria.

 

di Alex Talarico.

Comparso già in «Veritas in caritate», 13/4-5 (2020), p. 35.

Domenica 19 aprile, per i cattolici di rito bizantino domenica dell’apostolo Tommaso e per i cattolici di rito latino domenica in albis e della divina misericordia, il vescovo della Eparchia di Lungro, mons. Donato Oliverio, durante l’omelia nella Divina Liturgia ha voluto rivolgere un messaggio ai fratelli ortodossi di tutto il mondo in occasione della Grande e Santa domenica di Pasqua, la festa delle feste che ancora oggi, per questioni di calendario, è festeggiata a volte in date separate da cattolici e ortodossi, dando vita, in questa separazione, alla più grande «contro testimonianza del nostro essere cristiani»; il presentarsi divisi, in lotta, ancorati a logiche di potere e di dominio che nulla hanno a che vedere con la diakonìa del farsi ultimi, come Cristo ha fatto lavando i piedi ai suoi discepoli, sono tutti elementi che tolgono credibilità alla nostra testimonianza. La vicinanza tra le Chiese ortodosse e l’Eparchia di Lungro, una «realtà orientale in piena comunione con il successore di Pietro», seppure veda i suoi albori all’indomani del concilio Vaticano II, è stata rafforzata in questo ultimo decennio, soprattutto con il governo del vescovo Donato, il quale «guarda ad Oriente per creare nuovi ponti di dialogo, per testimoniare la bellezza dell’unità e della comunione in Cristo», ed esorta affinché «Come i discepoli di fronte alla morte di Cristo in Croce non avvenga che anche noi, in quest’ora di prova, quale quella del coronavirus, fuggiamo e ci dileguiamo; piuttosto la potenza della gloriosa risurrezione ci avvolga e ci inondi della grazia vivificante». Nello stesso giorno un messaggio di auguri, rivolto a tutte le comunità ortodosse della Calabria, è stato inviato dal vescovo di Lungro a sua Eminenza Gennadios Zervos, Arcivescovo Metropolita di Italia e Malta, e a Sua Eccellenza Siluan, Vescovo della Diocesi Ortodossa Rumena d’Italia, con l’auspicio che la resurrezione di Cristo possa donare a tutti la possibilità di «fare esperienza della vita eterna», affinché sempre più sorga nei cristiani «il desiderio di poter, un giorno, quando Dio vorrà, celebrare assieme la Santa Pasqua, in una stessa data. Quel giorno berremo tutti da uno stesso calice per manifestare visibilmente l’unità della Chiesa Una».

 

La Preghiera per il periodo di Pandemia del Patriarca Ecumenico Bartolomeo

 

Da Veritas in caritate. Informazioni dall’Ecumenismo in Italia 13/4-5 (2020), p. 5.

O Signore Gesù Cristo, Dio nostro, eterno Logos del Padre, per il tuo estremo amore per l’umanità hai assunto la nostra forma, accondiscendendo a noi una condiscendenza indicibile e incomprensibile, hai aperto alla stirpe di Adamo le porte del Paradiso e ci hai resi immortali con la tua Croce e la tua Risurrezione, e hai riversato sui tuoi santi discepoli e apostoli lo Spirito santo, che illumina il mondo intero e lo conduce pienamente nella Verità, ascolta noi che ci prosterniamo a te con umiltà. Accetta le nostre suppliche, o Signore onnisciente, onnipresente e onnipotente. Tu che sei causa del bene, elargitore di ogni bene ed esecutore di ogni beneficio, stendi la tua mano in nostro aiuto, tu che sempre dai più di quello che ti chiediamo. Liberaci, o Signore, dalla terribile pandemia e dalle afflizioni a essa legate. Invia la tua grazia come panacea ai malati e consolali con il sollievo delle loro sofferenze, e con una guarigione rapida e completa. Sostieni i medici e tutti coloro che si prendono cura dei malati. Mantieni sotto la tua protezione tutti noi, dona, o medico delle anime e dei corpi, la salute di entrambi — anima e corpo — ai tuoi servi, una ragione prudente, un cuore puro, tutte le benedizioni celesti e uno spirito retto inaugura in noi. Insegnaci i tuoi comandamenti e dacci, o Sovrano, fede che si opera attraverso l’amore e speranza indubitata, poiché il tuo nome, più che santo e sovraceleste, sia glorificato, e venga servito il fratello, “l’amato di Dio”. Presta il tuo orecchio, o Signore risorto dai morti, che hai risuscitato anche noi e rendici fermi nell’osservare i tuoi comandamenti, per la mediazione della prima santa, la Theotokos, la fonte vivificante, che sempre concede «un inesauribile traboccare di guarigioni », per le intercessioni di tutti i santi che attraverso i secoli furono graditi a Te, «il Verbo, il più santo di tutti i santi». Amin.


Circolare del Vescovo Donato, 1° maggio 2020

Al  Reverendissimo CLERO

alle Religiose e ai Fedeli Laici

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Carissimi,

risuona forte nel nostro cuore il grido di gioia e di esultanza: Christòs anèsti – Krishti u ngiall – Cristo è risorto.

Abbiamo celebrato in modo davvero insolito la Grande e Santa Settimana che come ha ricordato il Santo Padre ha manifestato e riassunto il messaggio del Vangelo, quello dell’amore di Dio senza limiti. E nel silenzio dei nostri paesi, ha risuonato il Vangelo di Pasqua. In Gesù risorto la vita ha vinto la morte. Questa fede pasquale nutre la nostra speranza. È la speranza di un tempo migliore, in cui essere migliori noi, finalmente liberati dal male e da questa pandemia. La nostra speranza è “affidabile”, sottolineava Benedetto XVI nella Spe salvi, perché ha l’orizzonte dell’eternità e si basa sulla fedeltà di Dio. Infatti, “il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino”.

Questa dà a noi cristiani forza e coraggio di fronte alle difficoltà, ci stimola e impegnarci per gli altri, certi dell’amore di Dio, come scrive San Paolo: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5,5).

Carissimi nel mese di aprile non ci siamo potuti incontrare per il ritiro del Clero, sarà così anche per il mese di maggio.

Faccio mie le parole di Papa Francesco che ha pronunziato il 9 aprile u.s. durante la Santa Messa in Coena Domini: “Oggi vorrei essere vicino ai Sacerdoti…” A tutti Voi venerati confratelli nel sacerdozio “Vi porto nel mio cuore e vi porto all’altare”.

Mi ha colpito una frase del Santo Padre: “Una volta, un parroco mi diceva che conosceva il nome di tutta la gente dei paesi, parroco di quattro, cinque paesini. Davvero? Gli ho detto io. E lui mi ha detto: conosco tutti”. Allora ho pensato, da sempre tutti i nostri Sacerdoti conoscono il nome di tutta la gente del paese a loro affidato. Conoscono tutti. La vicinanza sacerdotale. Bravi, bravi sacerdoti.

Di fronte all’emergenza che stiamo vivendo è il momento di stare uniti, riconoscendo l’impegno delle istituzioni ai diversi livelli. Non dimentichiamo di incoraggiarci a vicenda.

Vorrei cogliere l’occasione anche per esprimere, insieme a tutti i fedeli, il mio grazie a tutti voi venerati Sacerdoti che state dando un buon esempio di servizio e dedizione in un periodo davvero difficile per tutti. Papa Francesco ci ha invitato a pregare per i Sacerdoti che, insieme a tanti medici e infermieri, si sono ammalati e sono morti “perché erano a servizio” di quanti hanno contratto il coronavirus: “Un esempio di eroicità nello stare vicino agli ammalati”.

La Chiesa non è venuta meno, in queste settimane difficili, al suo compito: stare accanto al popolo, non facendo mancare le celebrazioni, e non facendo mancare momenti di catechesi ai grandi e ai piccoli, i nostri sacerdoti hanno cominciato a usare tutte le tecnologie possibili per far partecipare i fedeli alla Liturgia da casa, per pregare uniti ma distanti.

La decisione della Chiesa italiana di celebrare le Liturgia “a porte chiuse” è stato un atto di responsabilità e soprattutto di carità. Ritengo che il popolo non abbia percepito la lontananza della Chiesa. Con sofferenza i sacerdoti sono andati nei cimiteri per benedire le salme senza funerali e solo con i più stretti familiari. L’impossibilità di celebrare funerali “pubblici” ha creato smarrimento. Ritengo che siano importanti le esequie in Chiesa. Si sta cercando il prima possibile di tornare a pregare insieme anche per i defunti.

Abbiamo dato le disposizioni pastorali su benedizioni e amministrazione dei sacramenti, e a queste ci si deve attenere fino a quando non interverrà un ulteriore decreto, spero nei prossimi giorni.

Si sta discutendo della “fase 2” nella Chiesa italiana. Ma non immaginiamoci che tutto torni immediatamente come prima. Saremo costretti a ulteriori sacrifici: sacrifici nella liturgia, nell’evangelizzazione, nella testimonianza della carità. C’è la possibilità di riprendere a celebrare i funerali in Chiesa e l’Eucaristia insieme alla comunità. I Sacramenti fanno la Chiesa, l’Eucaristia è la fonte e il culmine. Con una serie di accorgimenti ancora da definire. La “fase 2” sarà lunga e richiederà un grande senso di responsabilità. Quando verranno varate indicazioni precise, potremo capire come comportarci. Tuttavia è chiaro che non ci sarà permesso di avere le Chiese affollate. Occorrerà rispettare con prudenza, saggezza, e attenzione le disposizioni di sicurezza e le regole che ci saranno. Però lo Spirito Santo non ci abbandona. Se ci ha sostenuti nel fronteggiare l’emergenza durante il suo momento più acuto, lo farà anche in seguito.

In questa situazione di emergenza sanitaria Caritas italiana è in prima linea, ha attuato un piano contro il diffondersi della pandemia e sta prestando le cure necessarie; anche la nostra Caritas diocesana è immersa in questa gara di solidarietà e di aiuti materiali e spirituali. Come Chiesa siamo chiamati a far crescere la carità concreta. La solidarietà verso tutti è imperativo evangelico; prepariamoci perché aumentano le povertà, si preannuncia travagliata la ricostruzione “post virus”.

Vorrei spendere qualche parola per ringraziare: i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario, i volontari, la protezione civile che giornalmente ci tiene informati sull’evoluzione della situazione, le forze dell’ordine che ci assistono e proteggono anche se talvolta costretti a intervenire per intemperanze commesse dai cittadini. Vorrei ringraziare anche la classe politica chiamata a decisioni importantissime e difficili. Il loro operato a volte può sembrare esagerato, ma è prezioso a tutela della salute dei cittadini.

La Chiesa Italiana affida l’Italia alla Vergine Maria, Madre di Dio

Oggi la Chiesa italiana sosta a Caravaggio per rinnovare un affidamento di fede. Il presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha scelto per l’atto solenne il Santuario di Caravaggio nel Bergamasco, un luogo simbolo colpito duramente dal virus. Lo fa all’inizio di un mese, maggio, che la devozione popolare declina nella preghiera a Maria Santissima. Lo fa associando all’intercessione della Vergine quella di San Giuseppe lavoratore, raccogliendo così le ansietà e le preoccupazioni di un mondo che sperimenta le incognite del futuro.

In questa tribolazione la Chiesa si affida alla Madre di Dio, chiedendo la grazia di poter – come Lei – guardare la realtà e le persone con gli occhi di Dio e ritrovare insieme la forza di ricominciare.

Invoco su di Voi e sulle Vostre Comunità la benedizione del Signore.

Lungro, 1 maggio 2020

+ Donato Oliverio, Vescovo

Messaggio del Vescovo Donato Oliverio alle Comunità Ortodosse in Calabria, Lungro, 19 aprile 2020.

 

Cari fratelli e sorelle,

Χριστός ανέστη! Cristo è risorto! Krishti u ngjall!

In questo giorno in cui le Comunità Ortodosse della Calabria festeggiano la Santa e Grande Domenica di Pasqua, mi rivolgo ai tanti fratelli e sorelle che in questo tempo di prova sono invitati dalla Parola di Dio a non avere paura e a non disperare. Come i discepoli di fronte alla morte di Cristo in Croce non accada che, in quest’ora di prova, anche noi fuggiamo e ci dileguiamo; la potenza della Risurrezione gloriosa di Cristo ci avvolge e ci inonda di grazia vivificante.

Vi scrivo come Vescovo di Lungro, una realtà orientale in pieno contesto occidentale, e come Vescovo delegato per l’ecumenismo in Calabria, in virtù proprio del ruolo che l’Eparchia ha nella comunione delle Chiese di Calabria, favorendo i rapporti tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse, in una terra, la nostra amata Calabria, dove per secoli hanno vissuto assieme diverse tradizioni quali diverse espressioni dell’unica Chiesa di Cristo a testimonianza dell’unità nella diversità.

Oggi, provati dalla pandemia del coronavirus, nuove sofferenze si aggiungono alle sofferenze del passato, ma siamo chiamati ad accogliere in noi la vera Luce che è Cristo, in modo da poter diventare luce del mondo. Nel Mesoniktikòn di questa Santa notte, anche voi fratelli ortodossi, avete cantato come noi la settimana scorsa: “Venite, prendete la luce dalla luce che non ha tramonto e glorificate Cristo, il risorto dai morti”. In questa ora di prova e di preoccupazione sia forte in noi la certezza che dal Cristo siamo continuamente presi per mano, come Adamo nell’Icona dell’Anastasis. Questa prova passerà. La pandemia avrà termine. Ogni ferita verrà sanata dal Medico delle nostre anime e dei nostri corpi.

Possa la risurrezione di Cristo farci fare esperienza della vita eterna. Rivolgiamo a lui il nostro sguardo perché sani le ferite dell’umanità intera. Possa questa esperienza di sofferenza far sorgere in noi, sempre più forte, il desiderio di poter, un giorno, quando Dio vorrà, celebrare assieme la Santa Pasqua, in una stessa data. Quel giorno berremo tutti da uno stesso calice per manifestare visibilmente l’unità della Chiesa Una. Così come ricorda Papa Francesco, chiediamo al Signore “la grazia di essere fedeli anche davanti ai sepolcri, davanti al crollo di tante illusioni” che questo tempo di prova sta provocando.

 + Donato Oliverio, Vescovo

Emergenza Covid19. Decreto del Vescovo Donato

Ai Reverendissimi PARROCI

e alle loro Comunità

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In considerazione:

  • della gravità e della persistenza del contagio dal Covid 19;
  • delle direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fatte proprie dalla CEI, che vietano tutte le celebrazioni in Chiesa in cui sono previsti assembramenti di persone col rischio di contagio;
  • di quanto prevede il Diritto Canonico riguardo le direttive pastorali e la celebrazione dei Sacramenti, che spettano ai singoli Ordinari diocesani, i quali in questo particolare momento valutano con attenzione le direttive della CEI e delle Autorità civili nazionali e locali;
  • del particolare tempo dell’anno pastorale, che prevedeva la celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana, delle Prime comunioni e del Matrimonio;

al fine di evitare che ognuno si organizzi a modo proprio, con il rischio di possibili provvedimenti sanzionatori da parte delle pubbliche autorità,

Con la presente notificazione

DISPONGO

che le predette Celebrazioni Sacramentali

vengano sospese e rimandate a data da destinarsi.

Circa il Sacramento del Matrimonio, per coloro i cui documenti sono in scadenza, viene concessa la proroga fino al 30 settembre c.a.

Riguardo celebrazioni del Sacramento del Matrimonio già fissate, si sottolinea che il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pur non vietandolo, impone che “il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni”, rispettando rigorosamente “le prescrizioni sulla distanza tra i partecipanti”.

Ci si rende conto che si tratta di limitazioni che sono motivo di sofferenza, anche perché tutto era stato già predisposto e programmato da tempo, ma davanti alle ragioni della salute pubblica e propria non si può transigere ed occorre attenersi alle stringenti normative emanate.

Procediamo allora con la speranza di superare presto questo sofferto momento di prova, attendendo di ricevere quanto prima orientamenti ministeriali ed ecclesiastici liberatori, che sarà nostra premura comunicarvi tempestivamente.

Nel ringraziare ciascuno di Voi per l’impegno finora profuso al servizio delle rispettive comunità e nel raccomandare ancora pazienza e saggezza pastorale, Vi benedico tutti, augurando nuovamente una Santa Pasqua di amore e di pace.

Lungro, 18 aprile 2020

+ Donato Oliverio, Vescovo