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[VIDEO] Eparchia di Lungro, Assemblea diocesana a Frascineto (CS) il 30 – 31 agosto

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La Madre di Dio, porta che fa entrare la salvezza nel mondo

In questo tempo (Kairòs) dedicato alla preparazione all’incontro con il Signore prima della divina liturgia davanti alle porte regali, il sacerdote e il diacono dopo aver recitato 12 Kyrie eleison e il Gloria al Padre, fanno tre segni di croce e tre metanoie e, baciando l’icona di Cristo dicono:

“Veneriamo la tua purissima effigie, o Buono, chiedendo perdono delle nostre colpe, o Cristo Dio. Ti sei benignamente degnato, infatti, di salire volontariamente con il tuo corpo sulla croce per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che hai plasmato. Pertanto con riconoscenza a te gridiamo: Hai riempito di gaudio l’universo, o nostro Salvatore, venuto a salvare il mondo”.

Baciando l’icona della Madre di Dio recitano:

“O Madre di Dio, fonte di misericordia, rendici degni della tua compassione; rivolgi il tuo sguardo sul popolo che ha peccato; mostra, come sempre, la tua potenza. Sperando in te, ti gridiamo: “Gioisci!”, come già Gabriele, il principe delle schiere incorporee”.

È il momento in cui si riconosce l’amore del Padre per gli uomini che ha mosso il Verbo di Dio a farsi carne e a venire nel mondo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). A questo Amore divino si rivolge san Simeone Nuovo Teologo affinché possa diventare anche per noi la porta aperta che ci introduca alla presenza di Cristo: “O divina carità, dove trattieni il Cristo? Dove lo nascondi?… Apri un poco la tua porta anche a noi indegni, perché anche noi vediamo il Cristo che ha patito per noi.. Aprici, tu che sei divenuta sua porta perché egli si manifestasse la carne, tu che hai fatto violenza alle generose e inviolabili viscere del nostro Sovrano, perché egli portasse i peccati e le malattie di tutti… Metti in noi la tua dimora perché, grazie a te, il Sovrano venga a visitare anche noi miseri”.

Questo meraviglioso progetto di salvezza si è potuto realizzare grazia a Maria, che come porta aperta, è stata varcata dal Figlio di Dio. Davanti all’annuncio dell’arcangelo Gabriele, ella rispose in questo modo alla volontà di Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). Con il suo assenso al mistero della salvezza del Signore, la Madre di Dio è diventata la porta rivolta ad oriente, l’ingresso da cui è entrata nel mondo la Vita che ha sconfitto la morte, così come afferma san Teodoro lo Studita: “Porta che guarda ad oriente, da cui è sorto per gli uomini l’oriente della vita che dirada l’occidente della morte”. La chiesa in questo modo celebra la Natività della Vergine: è nata “la porta che guarda ad oriente…, (che) attende l’ingresso del sommo sacerdote, lei che introduce nel mondo, sola, il solo Cristo, per la salvezza delle nostre anime”.

La Madre di Dio è l’incomparabile porta attraverso la quale s’innalza la luce del divino Amore. L’umanità, per mezzo di Maria, ha incontrato la grande misericordia del Signore Dio onnipotente: “Grazie a te la natura degli esseri umani ha ottenuto pietà…, o pietosa Purissima”

Per questa ragione, prima di incominciare la divina liturgia domandiamo alla Madre di Dio di spalancare la porta del suo amore materno, affinché Cristo Gesù entri in noi e noi in lui.

diac. Antonio Calisi


Circolare del Vescovo Donato, 2 febbraio 2020

Al  Rev.mo  CLERO

alle Religiose e ai Fedeli Laici

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Carissimi,

la festa della Presentazione di nostro Signore Gesù Cristo al Tempio celebra l’incontro luminoso tra Gesù e l’umanità che lo attende. Il Messia arriva infatti come luce per illuminare le genti, perché tutti coloro che camminano e vivono nelle tenebre possano finalmente vedere la terra luminosa che Dio ha preparato per loro.

La frase pronunciata da Simeone è densa di significato: i miei occhi hanno visto. Gli occhi di questi due anziani, Simeone e Anna sono occhi che sarebbero potuti essere oscurati dalla sofferenza, dalla solitudine, dalla rassegnazione, dalla stanchezza della speranza. Invece, Simeone e Anna sanno attendere per una vita intera e conservano così uno sguardo di speranza, cioè occhi capaci di vedere oltre.

La fede sta tutta qui: nell’avere occhi capaci di vedere oltre. Nel Tempio di Gerusalemme ci sono ogni giorno tante persone, eppure, solo Simeone e Anna hanno occhi che vedono, che sanno riconoscere il Signore. Possiamo sempre correre il rischio di non riuscire a scorgere la presenza luminosa di Dio; possiamo avere occhi solo per le cose ovvie, accecati dall’abitudine e dall’indifferenza. E, invece, la fede cambia lo sguardo: ci dà occhi che sanno vigilare nell’attesa, che sanno ardere di desiderio, che non smettono di cercare e di sognare e, così, riescono a vedere anche oltre le nuvole e a scorgere l’infinito di Dio in ogni cosa.

E Dio viene ogni giorno nel Tempio della nostra vita e della nostra storia. Si fa prendere in braccio e ci chiede di avere gli occhi luminosi di Simeone, di Anna e dei profeti. Viene per aprirci alla Resurrezione.

PERIODO DEL TRIÒDHION – TEMPO PRE-QUARESIMALE

Il periodo del Triòdhion comprende le dieci settimane che precedono la Pasqua. Esso prende nome dal libro liturgico che contiene le ufficiature proprie di questo periodo, detto anche Triòdhion kataniktikòn (di compunzione). Esso è così suddiviso:

  • Quattro domeniche di preparazione alla grande Quaresima;
  • Sei domeniche della grande Quaresima;
  • La Santa e Grande Settimana.

Le quattro domeniche, che caratterizzano questo tempo, sono distinte e qualificate dalle pericope evangelica che viene letta nella Divina Liturgia e che determina il tema dell’intera settimana. Questo periodo vuole introdurre gradualmente i fedeli nello spirito quaresimale, caratterizzato dalla preghiera, dal raccoglimento, dalla penitenza, dal digiuno e dalle opere di carità.

La prima domenica è del Pubblicano e Fariseo, dal brano del Vangelo letto quel giorno. La seconda domenica è detta del Figliol prodigo, dall’omonima parabola che viene proclamata quel giorno. La terza domenica è chiamata Domenica di Carnevale, si fa memoria della seconda venuta di Cristo, con la proclamazione del brano evangelico “Il giudizio universale”. La quarta domenica è detta Domenica dei Latticini. Il testo evangelico di questa domenica abbraccia le esortazioni sul digiuno e sull’uso cristiano dei beni materiali. Gesù detta anche le norme per il retto digiuno, come conseguenza della preghiera e del perdono fraterno.

XXVIII  GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2020

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt. 11,28)

Consolati da Cristo per essere noi stessi consolazione degli afflitti

È il Vangelo di Matteo ad ispirare il messaggio di Papa Francesco in occasione della prossima 28.ma Giornata mondiale del malato che ricorre l’11 febbraio. È quel “venite a me” che rivela l’atteggiamento misericordioso di Gesù verso l’umanità ferita, quel suo sguardo che arriva in profondità, che accoglie e che guarisce con tenerezza. L’accento del Papa è sull’approccio al malato che richiede non solo la cura del corpo ma il “prendersi cura” della persona e anche della sua famiglia, fiaccata dalla prova. Da qui l’invito ai medici, agli operatori sanitari ad aprirsi al trascendente  davanti al limite della scienza, a “rimanere coerenti” al sì alla vita e alla persona. Papa Francesco esorta anche i governi e le istituzioni a garantire le cure ai più deboli e ai più poveri in nome di una giustizia sociale, ringraziando soprattutto i volontari che, ad immagine del Buon Samaritano, suppliscono a carenze strutturali con gesti di vicinanza e tenerezza.

Sperimentare  il dolore e ricevere conforto dal Padre è il passaggio per essere poi di aiuto agli altri. Il Papa lo sottolinea nel messaggio, ricordando che di fronte a forme gravi di sofferenza a volte si avverte una carenza di umanità e “risulta perciò necessario – scrive – personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale”.

VERSO  BARI  2020

“MEDITERRANEO, FRONTIERA DI PACE”

22 – 23 Febbraio 2020

L’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana è una sorta di “Sinodo del Mediterraneo” come il presidente della CEI, il Cardinale Gualtiero Bassetti, chiama l’incontro che porterà a Bari dal 22 al 23 febbraio oltre sessanta Vescovi delle Chiese affacciate sul grande mare in rappresentanza di tre continenti (Europa, Asia e Africa).

L’incontro sarà concluso da Papa Francesco nella Basilica di San Nicola.

Sui passi del “profeta di pace” Giorgio La Pira, i Vescovi si confronteranno per indicare percorsi concreti di riconciliazione e fraternità fra i popoli in un’area segnata da guerre, persecuzioni, emigrazioni, sperequazioni.

Sarà presente anche il Patriarca siro-cattolico Ignace Youssif Younan, che porterà in Puglia le sofferenze di una Chiesa che “è fra le più perseguitate del mondo”.

RITIRO  DEL  CLERO

Giovedì 27 febbraio, con inizio alle ore 9,30 si terrà il Ritiro del Clero nella Parrocchia “San Giovanni Battistaad Acquaformosa, con la meditazione tenuta da Mons. Antonio Donghi.

Invoco su di Voi e sulle Vostre Comunità la benedizione del Signore.

 

Lungro, 02 febbraio 2020

Presentazione di Nostro Signore Gesù Cristo al Tempio.

 

 + Donato Oliverio, Vescovo

Messaggio del Patriarca Bartolomeo in occasione della Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato, 1 settembre 2018.

 

Da Veritas in caritate. Informazioni dall’Ecumenismo in Italia 11/8 (2018), pp. 34-35.

Fratelli e Figli nel Signore,
Si sono già compiuti ventinove anni dalla istituzione, da parte del Santa e Grande Chiesa di Cristo, della festa della Indizione come “Giorno di protezione dell’ambiente”. Durante tutto questo periodo il Patriarcato Ecumenico è stato ispiratore e protagonista di molteplici azioni, le quali hanno portato ricchi frutti e hanno messo in risalto il potenziale spirituale ecologico della nostra tradizione ortodossa.
Le iniziative ecologiche del Patriarcato Ecumenico hanno costituito un’esca per la teologia, per far risaltare i principi ecologici della antropologia e della cosmologia cristiane e per presentare la verità che nessun ideale nel cammino dell’umanità nella storia ha valore, se non comprende anche la speranza di un mondo che funzioni come “casa” reale dell’uomo, in un’epoca durante la quale la minaccia continuamente in aumento verso l’ambiente naturale ha in gestazione una catastrofe ecologica mondiale. Questa evoluzione è la conseguenza di una scelta specifica di un modo di sviluppo economico, tecnologico e sociale, che non rispetta né il valore della persona umana, né la sacralità della natura. È impossibile interessarsi realmente della persona umana e allo stesso tempo distruggere l’ambiente naturale, la base della vita, in sostanza cioè minare il futuro dell’umanità.
Oltre al fatto che non riteniamo corretto giudicare la cultura moderna, sulla base di “criteri scorretti”, desideriamo sottolineare che la catastrofe dell’ambiente naturale nella nostra epoca si accompagna alla presunzione dell’uomo difronte alla natura e alla propria relazione dominatrice verso di essa, come anche al modello eudemonistico dell’ “avere bisogno di tutto”, come atteggiamento generico di vita. Quanto sbagliato è il credere che nel passato tutto fosse migliore, tanto è assurdo chiudere gli occhi davanti a quanto succede oggi. Il futuro non appartiene all’uomo che ricerca incessantemente piaceri artificiali e nuove soddisfazioni, che vive per il proprio io e ignora il prossimo, all’uomo dello spreco provocante, né all’ingiusto e allo sfruttatore dei deboli. Il futuro appartiene alla giustizia e all’amore, alla civiltà che partecipa alla solidarietà e al rispetto della integrità della creazione.
Tale ethos e tale civiltà si conservano nella tradizione divino-umana dell’Ortodossia. Nella vita sacramentale e liturgica della Chiesa vive e si manifesta l’autenticità eucaristica, il significato e l’uso della creazione. Questa relazione col mondo è incompatibile con ogni specie d’introversione e disinteresse per il creato, con ogni forma di dualismo dello spirito e della materia e di svilimento della realtà terrena. Al contrario, l’esperienza eucaristica sensibilizza e mobilita il fedele a una azione d’amore per l’ecologia nel mondo. In questo spirito, il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa ha sottolineato che nei misteri della Chiesa “l’uomo è incoraggiato ad agire come amministratore, custode e ‘sacerdote’ della creazione, offrendola in gloria al Creatore” (Enciclica §14). Ogni forma di abuso e di distruzione del creato e di un suo cambiamento in un oggetto da sfruttare, costituisce una distorsione dello spirito dell’Annuncio cristiano. Non è per niente casuale che la Chiesa Ortodossa sia stata definita come la “forma ecologica” del Cristianesimo, in quanto è la Chiesa che ha conservato la Divina Eucarestia, come nucleo della propria vita.
Di conseguenza, l’attività ecologica del Patriarcato Ecumenico non si è sviluppata semplicemente come una reazione all’attuale crisi ecologica senza precedenti, non è stata prodotta da questa, ma costituisce un’espressione della vita della Chiesa, estensione dell’ethos eucaristico nella relazione del fedele con la natura. Questa coscienza ecologica innata della Chiesa si è manifestata con coraggio e con sagacia in vista delle attuali minacce verso l’ambiente naturale. La vita della Chiesa Ortodossa è una ecologia vissuta, un rispetto reale e indistruttibile del creato. La Chiesa è un atto di comunione, vittoria sul peccato e sulla morte, sull’autoreferenza e sull’individualismo, dai quali ne deriva la distruzione dell’ambiente. Il fedele Ortodosso non può rimanere impassibile davanti alla crisi ecologica. La cura e la premura per il creato sono una conseguenza e una manifestazione della fede e del suo ethos eucaristico.
È chiaro che per contribuire in modo efficace ad affrontare i problemi ecologici, la Chiesa deve conoscerli e studiarli. Tutti sappiamo che la più grande minaccia per l’ambiente e per la umanità è oggi il cambiamento climatico e le sue conseguenze distruttive per la vita stessa sulla terra. Questo tema ha avuto un ruolo di primo piano anche durante il nono Simposio Ecologico, organizzato dal Patriarcato Ecumenico nello scorso giugno sulle isole del golfo Saronico di Spetses e Ydra, con titolo: “Per una Attica verde. Preservare il pianeta e proteggere i suoi abitanti”. Purtroppo, i recenti incendi devastanti in Attica e le attese conseguenze della grande devastazione dell’ambiente che ne è derivata, costituiscono una tragica conferma delle tesi dei Convegnisti sulla gravità della minaccia ecologica.
Venerabilissimi Fratelli e Figli più che amati nel Signore,
La cultura ecologica dell’Ortodossia è la realizzazione della visione eucaristica della creazione, che si condensa e si esprime nell’insieme liturgico della vita ecclesiastica. Questo è il messaggio eterno della Chiesa Ortodossa sul tema dell’ecologia. La Chiesa dice e annuncia “sempre le stesse cose” e “riguardo a esse”, in accordo anche con le insuperabili parole del suo Fondatore e capo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Lc. 21,33). Allineandosi a questo spirito, la Madre Chiesa chiama le Arcidiocesi e le Metropoli attraverso il mondo, le parrocchie e i sacri Monasteri, a sviluppare iniziative e azioni coordinate, programmi di sensibilizzazione ambientale, a organizzare convegni e omelie, affinché i fedeli prendano coscienza che la protezione dell’ambiente naturale è responsabilità spirituale di ciascuno di noi. Il bruciante tema del cambiamento climatico, le sue cause e le sue conseguenze per il pianeta e per la quotidianità delle persone costituiscono un’occasione per approcci e discussioni sulla base dei principi della ecologia teologica e per particolari interventi pratici. È di vitale importanza dare enfasi all’azione sul piano locale. La parrocchia costituisce la cellula della vita ecclesiastica, luogo di presenza personale e di testimonianza, di comunione e di collaborazione, una comunità liturgica e di servizio.
Particolare sollecitudine deve esser mostrata per l’organizzazione dell’educazione in Cristo della nuova generazione, perché si coltivi in essa l’ethos ecologico. Il catechismo ecclesiastico deve instillare nell’anima dei fanciulli e dei giovani il rispetto verso il creato “assi bello”, incentivi per rendere attiva la protezione dell’ambiente e la verità che rende liberi della semplicità e della frugalità e dell’ethos ascetico, del mutuo modo della vita e dell’amore sacrificale. È necessario che i giovani comprendano la loro responsabilità per applicare nei fatti gli effetti ecologici della nostra fede, che conoscano e facciano conoscere il contributo determinante del Trono Ecumenico sulla questione della protezione dell’ambiente naturale.
Terminando il messaggio, auguriamo a tutti voi un benedetto anno ecclesiastico, copiosa abbondanza delle vostre lotte spirituali e invochiamo su di voi la grazia vitale e la smisurata misericordia del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo che tutto si dona, il principio e il realizzatore della nostra fede, per l’intercessione della Vergine di Pammakaristos, alla cui venerata icona, il sacro cimelio del Popolo, festosamente, devotamente e in umiltà oggi rendiamo omaggio.